Industria 4.0 “Internet industriale”
Ancorché l’ottanta per cento consideri la produzione digitalizzata come una guida importante di competitività, soltanto il tredici per cento degli intervistati ritiene che la propria azienda abbia un alto tasso di digitalizzazione. Il successo dell’implementazione delle tecnologie digitali nella produzione dipenderà dalla costruzione di una comunicazione fluida tra tutti gli anelli della catena industriale, trasformando il flusso continuo di dati in «filo digitale». Per questo motivo i leader aziendali auspicano di ritrovare nei programmi informatici per la produzione quelle caratteristiche delle applicazioni[1] che li rendono aggiornabili, intuitivi da utilizzare e abbastanza accessibili nel prezzo.
La rivoluzione digitale consente una maggiore produttività attraverso l'intensificazione del lavoro, generando stress e multi attività Da qui l’idea insistente che non si possa prescindere dal processo di creazione di conoscenza, per ogni attività o iniziativa che si va ad intraprendere. Ogni qualvolta che si intraprende un nuovo progetto o a seguito di nuove disposizioni per mutare strategia, inizia la fase di studio con l’impegno di apprendere la concezione manifatturiera, conoscere il complesso di elementi ed assimilarne i contenuti. Una disciplina propedeutica allo scopo di definire e formare i gruppi per poter svolgere le rispettive competenze. Una consuetudine contemplata nella buona pratica, disciplinata dai protocolli di qualità e regolamentata nei decreti legislativi in ambito di sicurezza sul lavoro per l’identificazione delle fonti di pericolo e la valutazione del rischio. In pratica un buon processo di creazione di conoscenza.
«Non esiste vera conoscenza già codificata e disponibile per essere passivamente appresa dagli individui. La conoscenza dipende dall’ambito in cui si produce. Per altro, se si accetta il fatto che debba essere creata, per definizione diventa dipendente da chi la crea e dal processo che a tale scopo è utilizzato». Da qui l’idea insistente che non si possa prescindere dal processo di creazione di conoscenza, per ogni attività o iniziativa che si va ad intraprendere. «Gli individui, i gruppi le organizzazioni, le città, sono tutti esempi di sistemi sociali, cioè sistemi viventi che hanno caratteristiche evolutive comuni. Essi mostrano un’innata tendenza a produrre nuova conoscenza (nuovi modelli di comportamento e di sviluppo) per co-evolvere insieme all’ambiente: in una parola, per sopravvivere».
Sono organizzazioni che apprendono. «L’organizzazione che apprende preserva il mantenimento della propria continuità riflettendo continuamente sul (e nel) proprio contesto, in modo da poter fare affiorare un “circolo ermeneutico” una continua ridefinizione ed interpretazione dei significati delle proprie attività in relazione a tutti i livelli – da quello macro dell’ambiente di cui è parte, a quello meso dei sistemi in cui la società si organizza, e a quello micro in cui l’essere umano come singolo, insieme ad altri singoli, partecipa con le proprie azioni, cognitive e comportamentali, alla costruzione dei luoghi in cui abitare e vivere – coinvolgendo ogni componente nel miglioramento esistenziale cui ogni essere umano si appella, potendo attuare questo attraverso la pratica del lavoro».
Fonti e Foto: http://goo.gl/NcClQa http://goo.gl/FPA2T0
[1] consumer-based e dei software cloud-based