Socialfonino è la parola del mese di maggio.
Facebook, Twitter, Last.fm, e tantissimi altri siti, disponibili come opzioni di menu sul proprio cellulare: ecco il socialfonino. Un’occasione ghiotta anche per la politica, se solo pensiamo all’enorme cassa di risonanza costituita dalle “reti sociali” virtuali nella campagna presidenziale di Barack Obama: dalla community di oltre un milione di affiliati che gioca alle assonanze con MySpace (My.BarackObama.com) al cliccatissimo profilo su Twitter, con il cicaleccio continuo dell’instant messaging e del microblogging; dall’album fotografico da inquilino della porta accanto su www.flickr.com all’approdo a YouTube e allo sbarco su Facebook, con i circa due milioni di fan prima delle elezioni (contro il mezzo milione appena di John McCain).
“Forse il modello Obama è un po’ in anticipo sui tempi. Se non è così, ci avviciniamo al primo presidente online partorito dalla social-networking democracy. E il suo URL è My.BarackObama.com”. Così Andrew Sullivan concludeva un suo articolo sul “Sunday Times” del 25 maggio 2008 (“Barack Obama is master of the new Facebook politics”). Con la social-networking democracy sbarcata direttamente sul telefonino, malgrado il calo di consensi prodotto dalla recente catastrofe petrolifera, il primo presidente online della storia americana – nomen omen permettendo – potrebbe tentare di risalire la china.
Massimo Arcangeli