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Parola di testimonial

12/11/2008 8119 lettori
5 minuti

Una persona, un prodotto. Come dalla fiducia in chi trasmette il messaggio nasce il successo o l’insuccesso di una campagna promozionale. Un originale viaggio all’interno del panorama pubblicitario tra anima com­merciale e non profit in “Parola di testimonial” di Alessandro Aquilio

Da Calimero a Megan Gale, passando per Mina, Madonna o Fiorello fino alla Particella di sodio, Giovanni Rana o la coppia Totti-Gattuso: quanti di questi personaggi sono ormai diventati amici di fami­glia, ammiccando dallo schermo tv, e quante volte ci siamo trovati a ripetere nel nostro linguaggio comu­ne frasi del tipo “ce l’hanno tutti con me perché sono piccolo e nero!” oppure il classico “provare per cre­dere” che ha accompagnato anni di comunicazione di un mobilificio? Ormai affidare i messaggi promo­zionali ad una persona che possa “entrare” nelle case degli italiani, sia esso uno sportivo, un attore o piut­tosto lo stesso produttore del bene, è quasi una costante nei messaggi degli spot. Ma possiamo fidarci della loro parola?
Parola di testimonial, attenta analisi di Alessandro Aquilio, prova a rispondere a tutte queste doman­de analizzando la figura del testimonial dai suoi albori ad oggi. Dagli ambivalenti inizi legati a Carosello, agli sfavillanti anni Ottanta, alla globalizzazione della società contemporanea, il mondo della comunica­zione pubblicitaria non ha mai saputo rinunciare a questa rassicurante immagine. Non sempre però i risultati sono stati pari alle attese.

Parola di testimonial è un viaggio nella pubblicità, nella sua evoluzione. Un excursus storico tra mondo commerciale e non profit, una suddivisione tipologica aggiornata e al passo con i tempi supportata dal-l’analisi di specifiche case history, dalla testimonianza diretta di personaggi celebri (da Massimiliano Pani a Claudio Bisio) e di esperti della comunicazione (da Patrizia Musso a Paola Papakristo).
In bilico tra il mantenere intatti tratti originali e l’indossarne di completamente nuovi, il testimonial si conferma tecnica prediletta della comunicazione pubblicitaria.
Se la pubblicità è l’anima del commercio, il testimonial è l’anima della pubblicità, il suo volto spen­sierato, felice. Ma che spesso nasconde segreti da conoscere.

Il testimonial, infatti, non è sempre un Re Mida capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca. Al con­trario. Spesso si trasforma in Medea, in Conte Ugolino, fagocitando il prodotto o la marca che doveva pro­muovere.
È per questo motivo che la scelta di chi deve portare un messaggio deve essere preceduta da attente riflessioni strategiche, da presupposti che favoriscano l’incontro tra le due identità (quella del brand e quella del personaggio), ma anche da una buona dose di coraggio e voglia di sperimentare.

Parola di testimonial invita il lettore a interrogarsi su questa figura, intuendone gli scenari futuri, le potenzialità inespresse, le strategie più convincenti e quelle che solo in apparenza sembrano funzionare.

Ma non ci sono solo le realtà commerciali a coinvolgere testimonial. Anche la comunicazione senza scopo di lucro sempre più sceglie di parlare attraverso la voce di un testimonial: lo ha cucito addosso a se stessa, adattandolo e plasmandolo. Senza mai stravolgerlo o snaturarlo.

Per la prima volta, una catalogazione delle differenti tipologie aiuta a inquadrare la natura del testimo­nial nell’ambito del non-profit, focalizzando l’attenzione sia sulle figure più convincenti sia su quelle neutre o addirittura rischiose (grazie anche al supporto di importanti casi concreti, da Lega del filo d’oro ad Amref).