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"Milano da bere" perde il suo ideatore

01/04/2008 4356 lettori
3 minuti

Per fortuna io l'ho conosciuto, Mignani.

Grazie a Dio sulla mia tesi c'è scritto il suo nome.

Marco Mignani, per i non addetti ai lavori, è semplicemente tra i più grandi pubblicitari italiani di sempre.

Suo è lo slogan "Milano da bere", che non solo ha glorificato l'amaro Ramazzotti per buona parte degli anni '80, ma ha creato una scuola di pensiero, uno stile di vita, un modo di dire che ha ispirato tanti e tanti (meno) creativi, negli anni a venire.

Per non dire del resto, "se non ti lecchi le dita godi solo a metà" di Fonzies, "dieci piani di morbidezza" per Scottex, "più buono proprio non ce n'è" per Beltè. Potremmo andare avanti all'infinito, perchè in decenni di carriera ne ha fatte di cose, il caro Marco.

Della sua creatività forse parleranno meglio i suoi colleghi, quelli che di pubblicità si intendono. Io invece lo vedo ancora con gli occhi di quella che andava a lezione nella speranza di vederlo comparire,sempre di corsa tra un aereo e l'altro da prendere. L'ho visto arrivare la prima volta e l'ho ascoltato parlare a raffica per, non so, 20 minuti di fila: un tempo infinito in cui ha detto quello che gli altri spiegavano in settimane e i libri in centinaia di pagine. Ho pensato che la pubblicità fosse il lavoro dei sogni, se tutti erano come lui. L'ho messo nella top ten delle persone alle quali provare a somigliare, da grande.

Non ho fatto in tempo a dirgli grazie, perchè involontariamente mi ha dato coscienza di qualcosa che nella vita davvero mi piacerebbe fare, io che sono un'indecisa cronica. Ma se anche non fosse questo il mio futuro, sarebbe già una bella cosa somigliare vagamente a quest'uomo, per integrità, professionalità, umanità, per poter continuare sfacciatamente a difendere quel po' di cose in cui si crede davvero.