Le imprese italiane e la scommessa Albania
Articolo tratto dal sito Connecting-Managers© | ![]() |
L'Italia è legata da lunghi anni di collaborazione con l'Albania ed è il primo paese in termini di aiuti forniti per lo sviluppo, con quasi 600 milioni di euro elargiti dalla Cooperazione allo sviluppo in dodici anni (di cui 230 milioni nell'ultimo triennio). Eppure, come evidenzia Gabriele Meoni in un articolo apparso sul Sole 24 Ore del 15 giugno, le imprese del nostro paese stentano ad investire nelle terra delle aquile, un atteggiamento visto con rammarico dalle istituzioni italiane che tanto hanno speso in Albania. Non sono dello stesso parere invece altri paesi europei, Grecia in testa, che oggi stanno muovendosi attivamente nei settori strategici dell'energia, del credito e delle telecomunicazioni.
Gli imprenditori italiani sono rappresentati da una pattuglia di aziende, nell'articolo si parla di un centinaio, ma mancano gruppi di grandi dimensioni ed appartenenti ai suddetti settori strategici. Tentativi di collaborazione esistono, come la Fiera del Levante che tiene un'edizione a Tirana, ma è ancora troppo poco.
Il problema è essenzialmente di tipo fiduciario. Nell'articolo di Meoni infatti si riportano anche le dichiarazioni dell'ambasciatore a Tirana Attilio Massimo Iannucci che dice: "Tra le imprese prevale una immagine deformata dell'Albania: quella di un Paese in cui regna il caos. Noi le invitiamo a non fermarsi ai luoghi comuni, al "sentito dire" e diciamo loro di venire qui per vedere in prima persona qual'è la situazione".
Inoltre l'Italia gode di un'ottima reputazione presso il popolo e le istituzioni albanesi, e queste ultime sarebbero ben disposte ad una penetrazione più massiccia delle nostre imprese. Di certo l'Albania è ancora un paese estremamente arretrato, con grossi problemi energetici e amministrativi, infrastrutture carenti e corruzione diffusa. Si tratta però anche di una nazione che copie continuamente passi in avanti in tutti i settori e che deve praticamente essere ricostruita, e di fatto da imprese straniere, vista l'assenza o la debolezza di quelle presenti sul territorio. Per questo, come detto, Greci, Tedeschi e Austriaci, stanno investendo massicciamente, con grande interesse per le privatizzazioni delle compagnie statali, dunque restarne fuori potrebbe essere un grave errore strategico per il nostro Paese.
I successi economici odierni di paesi come la Cina e, forse ancora di più, l'India ci ricordano che non bisogna mai adagiarsi ed occorre essere sempre pronti ad investire in nuovi territori dove si sposta la competizione globale.