CRISI-Fisco: per Pmi riscossione coattiva più flessibile?
L'attività di riscossione coattiva si scontra con gli effetti della più pesante crisi economica che il nostro Paese insieme a tutte le economie occidentali sta attraversando. La situazione delle aziende in Italia è, infatti, preoccupante: le aziende che chiudono o, peggio ancora, falliscono, trascinano dietro di loro centinaia di altre aziende, che devono già fare i conti con scadenze inderogabili, ordinativi in calo, contrazione dei consumi privati; le conseguenze sono l'allungamento dei tempi di incasso, il rallentamento o, addirittura, il blocco della produzione, l'inutilizzo delle linee di credito bancarie costituite essenzialmente dai castelletti (sconti fatture e Riba), il rallentamento dei pagamenti di dipendenti e fornitori, l'irrigidimento degli istituti bancari con ampliamento delle richieste di garanzie al fine del mantenimento delle linee di credito in essere, fino alla inevitabile sospensione (dapprima temporanea e poi cronica) dei pagamenti dei tributi, dei contributi, delle ritenute e dell'imposta sul valore aggiunto. Le aziende più fragili sono naturalmente quelle piccole, che costituiscono la vera spina dorsale dell'intero sistema produttivo, protagoniste assolute nel Nord del Paese; queste subiscono anche le sofferenze del sistema pubblico, degli enti locali e del sistema sanitario, che, ingessati dai vincoli europei, ritardano all'inverosimile i pagamenti, generando nelle imprese soffocanti crisi di liquidità. Lo si legge in una mozione dei deputati leghisti, a prima firma Marco Reguzzoni, nella quale si sottolinea che l'attuale sistema sanzionatorio prevede, in caso di omissione dei versamenti, l'addebito di sanzioni e interessi che possono raggiungere importi insostenibili, calcolati sulla base degli importi omessi, con l'aggravio dei compensi per la riscossione. Con la notifica delle cartelle esattoriali scattano le azioni cautelative ed esecutive del concessionario che determinano necessariamente la chiusura dell'azienda, secondo il tipico iter: dapprima il pignoramento immobiliare (qualora l'azienda sia proprietaria di beni immobili) e l'iscrizione di ipoteca esattoriale con vendita dei beni a prezzi lontani dai valori reali; poi il pignoramento mobiliare con la vendita di tutte le attrezzature entro qualche settimana, l'avvio immediato dell'istanza di fallimento in caso di pignoramento insufficiente, il blocco di tutti i conti correnti intestati alla ditta e notifica di pignoramenti di crediti presso terzi con contestuale distruzione dell'immagine aziendale; anche la rateizzazione non è di fondamentale aiuto, considerando le garanzie che devono essere prestate e gli importi delle prime rate, che spesso sono insostenibili.
In una fase delicata come questa - hanno sottolineato i deputati della Lega Nord - è necessario trovare il giusto equilibrio tra esigenze dell'erario di incassare i crediti ed esigenze del mondo produttivo di sopravvivere per continuare a garantire lavoro e ricchezza a tutto il Paese, tenendo ben presente che un'azienda che fallisce non è in grado di far fronte ai propri debiti verso lo Stato e genera un aumento delle spese per ammortizzatori sociali, sostegni al reddito e prestazioni agevolate; occorre evitare che la somma di sanzioni, interessi ed aggi renda insostenibile il debito tributario originario e introdurre meccanismi per rendere più flessibili i meccanismi di riscossione coattiva per i contribuenti onesti che dimostrino di non essere temporaneamente in grado di adempiere ai propri obblighi fiscali e contributivi a causa della difficile congiuntura economica. Inoltre, sia il ministro dell'Economia e delle finanze, sia il direttore dell'Agenzia delle entrate hanno recentemente dato segnali di disponibilità verso il sistema produttivo, affermando la volontà di penalizzare chi conduce in modo vessatorio i controlli fiscali e di limitare l'uso dello strumento del fermo amministrativo.
Perciò la mozione impegna il Governo ad assumere iniziative normative volte, in particolare, a: introdurre elementi di maggiore flessibilità nelle procedure di riscossione coattiva nei confronti di quegli imprenditori che dimostrino di non essere in grado di ottemperare alle scadenze fiscali e contributive per una temporanea difficoltà economica legata alla congiuntura negativa, dando la possibilità al debitore di concordare con Equitalia un piano di rateazione idoneo, senza precludere la possibilità della rateazione in caso di mancato pagamento di una o più rate; concentrare gli sforzi sulla riscossione degli importi più ingenti, rendendo più flessibile la riscossione degli importi non significativi; limitare l'uso dello strumento del fermo amministrativo, soprattutto sui beni strumentali all'attività dell'impresa, in modo da non pregiudicare il normale proseguimento del ciclo produttivo; limitare, per un periodo di tempo determinato, l'importo complessivo di interessi, sanzioni ed aggi a carico del debitore, fino al superamento di questa particolare fase congiunturale e rivedere il meccanismo complessivo di calcolo delle sanzioni tributarie, escludendo ogni forma di anatocismo; rivedere il meccanismo di espropriazione sugli immobili, elevando l'importo al di sotto del quale non è possibile iscrivere ipoteca ovvero procedere ad espropriazione, prevedendo una maggior tutela del debitore, qualora risulti proprietario di un solo immobile nel quale abbia la propria residenza e favorire, all'interno del processo di attuazione del federalismo fiscale, la riorganizzazione del sistema della riscossione coattiva da parte dei Comuni, verificando in tale contesto l'opportunità di concentrare l'operatività di Equitalia sulla riscossione dei crediti di natura tributaria e contributiva, lasciando al sistema della riscossione degli enti locali la competenza in materia di riscossione delle altre entrate di spettanza dei medesimi enti locali.