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Una creatività che possa produrre nuove idee.

30/11/2010 7708 lettori
4 minuti

Dare uno scopo alle proprie letture ed orientare la riflessione verso la ricerca e la creazione di relazione, corrispondenza o connessione, possibilmente reciproca, con altri interlocutori è stata e resta la meta. Fare considerazioni originali e pertinenti, d’incitare la creatività, d’incoraggiare le iniziative di riabilitare il senso primario dell’agire politico e di promuovere la cultura come vettore d’emancipazione, non può rientrare nelle mie competenze, ma può vedermi interessato. La creatività è strettamente legata all’originalità, la creatività e qualcosa di nuovo che nasce spontaneamente, altrimenti c’è già il conosciuto, il già fatto che viene portato avanti, il ripetere che diventa rassicurante e non riserva mai sorprese.

La teoria della pertinenza si sviluppa a partire dall’idea di Paul Grice secondo cui «la comprensione di un enunciato equivale al riconoscimento di un destinatario dell’intenzione comunicativa». La comprensione, secondo questa prospettiva, «chiama in causa una capacità di attribuire stati mentali come intenzioni, credenze e desideri, ai nostri interlocutori». In altri termini la comunicazione umana comporterebbe l’esercizio di una facoltà di «lettura della mente» che permette di gestire ed elaborare l’informazione circa le azioni intenzionali degli altri esseri umani. Il successo in uno scambio comunicativo dipende non dalla ricostruzione di un significato, ma dal riconoscimento da parte dell’ascoltatore dell’intenzione del locutore: precisamente di avere un effetto sulla mente dell’ascoltatore ed insieme l’intenzione che il riconoscimento dell’intenzione stessa sia parte costitutiva del contenuto del messaggio comunicato.

Singolare l’iniziativa della ricerca di relazioni con il territorio: stimolare e mantenere vive e vivaci le relazioni con le «autorità» e le realtà locali. Sollecitare il diritto del cittadino di partecipare alla vita della città. Incitare la strada dell’ascolto per cogliere i bisogni e stabilire come e dove migliorare i servizi. Familiarizzare con le nuove tecnologie e disporre, alla bisogna, della fruibilità delle conoscenze tacite disponibili. Puntare all’emersione ed all’utilizzo fruibile delle conoscenze tacite. Suggerire l’opportunità dell’ammaestramento dell’ideazione, già nella fase di studio, di iniziative e/o eventi, per la messa in pratica del processo di creazione di conoscenza. E a questo fine, con i propri limiti di competenza, si è cercato ad un tempo, il prodigarsi per acquisire consapevolezza e partecipare, tramite l’inserimento di post su blog, le assimilate convinzioni.

L’estenuante ricerca di un buon risultato, svolta con una metodologia empirica che vuole relazionare grandezze il cui valore e le cui relazioni non possono essere valutate altrimenti che con l’esperienza, stenta a soddisfare. Il saper essere si connette al tema dell’identità professionale e del ruolo. È importante recuperare il senso della propria identità, una volta lasciata la professione e smesso ogni ruolo. Alla preoccupazione di come mettersi in relazione con gli altri, di cosa possa succedere nei momenti rilevanti per nuovi fatti sopravvenuti, subentra l’esperienza del doppio ascolto: l‘ascolto dell’altro l’ascolto di sé. È l’esperienza di come integrare la propria identità con gli altri, di come consentirsi di mettere nelle mani di altri pezzetti della propria identità: come vivere l’appartenenza rispetto ad un gruppo. È l’esperienza di come costruire e mantenere un’alleanza.

Appagato, almeno in parte, d’aver potuto riflettere su l’esercizio professionale, durato sette lustri abbondanti, ricoprendo ruoli di crescente responsabilità, ed aver visto emergere quel tacito agire non espresso, con parole ma facilmente desumibile da altri indizi e concretezza dei fatti, è d’uopo perseverare nel proposito di incitare la creatività. Una creatività che possa produrre nuove idee: «creatività e cultura costituiscono il pilastro della qualità sociale». In quanto alle «autorità» politiche: «con più instanzia che prima non faceva la cominciò a sollicitare a quello che egli di lei disiderava».

 
Riscontri
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.