Sul futuro di internet
Internet sta cambiando forma, e d’altra parte non potrebbe essere diverso. E’ un medium la cui intelligenza risiede nelle applicazioni, sviluppato per evolvere favorendo le mutazioni che si manifestano sul suo perimetro.
Anche nel mese di agosto non sono mancati gli annunci che rilevano il cambiamento , su tutti cito il documento Google-Verizon sull’ open internet, il pezzo di Chris Anderson e Michael Wolff sulla morte del web e l’epitaffio del libro cartaceo scritto da Nicolas Negroponte; notizie differenti legate da una sottile relazione. Questa relazione è il futuro di internet.
Vediamo qualche argomento utile per stimolare una riflessione.
Primo argomento: LA TELEVISIONE
Ero convinto che l’aumento del tempo destinato alla consultazione del web corrispondesse a una diminuzione di quello impiegato a guardare la televisione. Mi sbagliavo.
Una ricerca di Nielsen ci informa che nel primo quarto del 2010 il tempo impiegato a guardare la tv è aumentato. I dati si riferiscono al Nord America, ma credo siano comunque molto significativi .
Il grafico che vedete qui sotto è sviluppato da Cisco e mostra la ripartizione del traffico internet negli Stati Uniti negli ultimi 20 anni .
Come è noto, Internet è una rete che può trasportare differenti servizi di cui il web e la email sono solo due esempi. Ciò che risulta dal grafico è il calo della percentuale di traffico web e l’aumento di quello destinato al video.
Il pubblico ama la televisione e i video ne rappresentano la quintessenza. E’ scontato prevedere che la banda larga farà sì che i video diventino la maggioranza dei contenuti veicolati da internet, presto tutti i principali attori offriranno una propria soluzione di ipTV a pagamento.
Secondo argomento: L’INDUSTRIA DEI CONTENUTI
C’è un grande cambiamento in atto nell’industria dei contenuti in quanto il passaggio dall’analogico al digitale e la diffusione dell’accesso a internet comporta la revisione dei modelli di business di editori, major discografiche e cinematografiche.
La capacità attentiva degli utenti è risorsa scarsa, mentre il volume di contenuti sta aumentando a dismisura, questo si traduce in un cambiamento dell’equilibrio domanda / offerta e nella conseguente ricerca di un nuovo equilibrio.
In sostanza, si tratta di capire quale sia il modo per fare pagare i contenuti. E qui arriviamo al terzo argomento.
Terzo argomento: I DEVICE MOBILI
In breve tempo i dispositivi mobili diventeranno lo strumento più comune per accedere alla rete, la posta in gioco è molto alta ed è proprio sul terreno della mobilità che si definiranno i prossimi assetti tecnologici e commerciali e, in buona sostanza, il futuro di internet.
iPhone ha fatto scuola, ha avuto successo grazie alla capacità di Apple di sviluppare un device capace di offrire una user experience mai vista prima e di innovare il modello distributivo attraverso l’Apple Store: un controllo a maglie strette della filiera distributiva del software e contenuti.
Il gioiello dell’Azienda di Cupertino è soltanto il primo esemplare di una nuova razza di cui presto non potremo più fare a meno, questi device creano la stessa dipendenza del pacchetto di sigarette, della caffeina o di altre sostanze.
Google grazie ad Android si candida ad essere il principale avversario di Apple; Nokia/Symbian, Blackberry stanno velocemente colmando il gap dovuto a tecnologie sviluppate intorno a differenti concetti (telefonia il primo e email il secondo) e altri arriveranno presto.
Riprendiamo gli ultimi due argomenti: l’industria dei contenuti e i device mobili. La prima parola che mi viene in mente è mobile-app, se avete un iPhone sapete di cosa parlo; sono le applicazioni create per essere installate sui disposiivi mobili. E’ un modo alternativo al browser per accedere ai contenuti disponibili in rete. Esistono app per leggere i giornali, per accedere ai social media, per fare acquisti, ce ne sono di gratuite e a pagamento.
Le app piacciono all’utente perchè sono facili da usare, ma la loro principale utilità sta nella possibilità di controllare la distribuzione dei contenuti in modo da retribuire major, editori e, soprattutto, i distributori stessi.
Uno dei motivi a cui dobbiamo la diffusione delle mobile-app è la difficoltà di navigare sul web con i piccoli schermi degli smartphone, le ridotte dimensioni non permettono un’esperienza di navigazione soddisfacente perché le interfacce web sono generalmente sviluppate per pc o laptop di più ampie dimensioni.
Lo stesso iPhone, pur ottimo prodotto, non supporta Flash e pertanto non può offrire un’esperienza compiuta di navigazione.
Nel prossimo futuro le interfacce dei siti internet saranno ridisegnate per consentirne l’utilizzo corretto anche da parte dei device mobili, tuttavia le app si diffonderanno e diventeranno il metodo principale per accedere ai contenuti a pagamento.
Non vorrei farla troppo lunga, ma da qualunque parte la si guardi, che sia l’internet delle mobile-app “a scatola chiusa” o quella a due velocità evocata da Google-Verizon, il futuro della rete passa attraverso un’evoluzione che renda più semplice monetizzare i contenuti… non escludendo una possibile separazione fra il “web free” e quello “a pagamento”. Una procazione? Forse, però provate ad immaginare internet divisa in due parti: l’una libera e frequentata da utenti anonimi, l’altra a pagamento e abitata da utenti necessariamente censiti e paganti.
Se voi foste nei panni di Google, Telecom o il Corriere della sera, dove preferireste investire?
Stefano.