Ab Origine. Dal Primitivismo di Gauguin all’Età dell’Oro di Dostoevskij
Seguo tra gli altri l’intelligente intercalare del cicerone – in vero una dotta e garbata figura: saprò solo dopo che trattasi della curatrice della mostra, dott.ssa Beatrice Tetegan - ma mi perdo, vuoi per il francese che accettai con la presunzione di capirlo, vuoi per la limitata predisposizione all’avvenimento: causa una maldestra schedulazione degli appuntamenti della giornata. Non mi è facile a prima vista trovare quel filo conduttore di armonia sostenuto dalla curatrice, che, da quanto ho ripreso dalla stampa locale, dice di aver trovato l’ispirazione anche nella lettera agli artisti di Giovanni Paolo II, redatta in occasione del giubileo 2000: «epistola in cui si trovano i concetti di armonia e bellezza. Si tratta di concetti non basati sull’esteriorità, ma profondi e intrisi di religiosità».
Impegni mal coordinati mi costringono al controllo dell’orologio: cosa ridicola nella circostanza, specie in contrasto per chi è intenzionato a capire il senso della mostra e fruirne al meglio. È mia intenzione approfondire, quasi contemplare, l’introduzione a«Straordinarie e suggestive forme scaturite da esemplari viaggi dedicati alla modernità poetica del primitivo, attraverso partiture primigenie di armoniche forme di Bellezza della creatività contemporanea, sempre sfuggente di fronte ad ogni reale incontro di purezza», ed a seguire poter familiarizzare con «La mostra, dall’andamento di un fregio simbolista è sintesi di raffinata Bellezza e ricerca dell’identità primitiva da parte dell’uomo contemporaneo, spesso dimentico della sua propria origine, ricchezza interiore, creativo candore». Ho già fatto mio l’assunto che la pittura ha un'innegabile facilità di fruizione rispetto alle altre forme artistiche, ciò nonostante un matematico e fisico del XIII secolo, Witelo, sostiene che «l'occhio non può comprendere la forma vera delle cose con il semplice sguardo, ma sì con l'intuizione diligente». Ritenuto improbo il proposito e supponendomi disorganico nei confronti degli altri visitatori entrambi stranieri, al fine di predispormi con la dovuta attenzione chiedo commiato con l’impegno di ritornare.
Capire il bello è stato facile dopo aver sentito l’emotività dell’armonia.
Sono tornato con l’intenzione di poter andare oltre il «godimento estetico generico» l’intento è quello di poter riflettere con cognizione su quella tendenza dell’arte moderna che si rifà alle forme e agli stili espressivi tipici dei paesi, di strati sociali o di soggetti non partecipi della cultura ufficiale di riferimento. Il così detto Primitivismo: «nel corso della storia dell'arte europea e statunitense tale atteggiamento si è tradotto in scelte e valutazioni diverse, dettate dai differenti significati attribuiti all’aggettivo primitivo. Sono state di volta in volta prese in considerazione l'arte medievale, le espressioni creative infantili, le tradizioni estetiche di terre e regioni culturalmente e geograficamente lontane, come l’Oceania e l’Africa». L’occasione mi è propizia per rivedere e riprendere dalla storia dell’arte Gauguin quale uno dei pittori che maggiormente si avvicinarono al mondo «primitivo». E con Gauguin, altri artisti che si volsero all’arte primitiva «soprattutto africana» per trarne spunti creativi.
Il percorso espositivo propone le preziose icone della Collezione Orler del XVII sec., gli oli e i Bianchi a tecnica mista di Ezio Gribaudo cari a Giorgio De Chirico (è esposta una lettera del carteggio tra i due artisti), le maschere in cotto rosso di Giovanni Matano, le fotografie realizzate appositamente per la mostra da Diego Castagna, i Libri d’Artista Scriptor et Pictor di Eugenio Pacchioli, i tessuti di ispirazione russa realizzati da ETRO per la manifestazione. Comune denominatore fra le opere, pur nella varietà e peculiarità di ogni singolo percorso creativo, è il mito delle origini, in grado di fermare il tempo e sospendere il filo rosso della storia riportando alla vita archetipi originari. Per un’onesta riflessione corre obbligo dire quanto ostico mi è parso questo «comune denominatore» fino a quando non ha prevalso la sapiente disponibilità della Dott.ssa Beatrice Tetegan che attraverso una quasi improvvisa esplosione mi ha portato a riflettere sulla «sorpresa di un cuore vivo di fronte al Mistero della Bellezza», originando l’emotività dell’armonia.
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Ab Origine