L'azienda ha come obiettivo solo il profitto?
Intervista tratta dal sito Connecting-Managers© | ![]() |
Alessandro Carli
Buongiorno Dott.Carli, benvenuto sul sito Connecting-Managers.
Lei ha scritto un libro, edito da Franco Angeli, intitolato "I 5 principi del successo aziendale", ci può riassumere brevemente quali sono questi principi?
I 5 principi sono
1) Sfrutta il potere della cultura, ovvero prendi consapevolezza dell'enorme potere ed influenza della cultura sulle decisioni aziendali e muoviti di conseguenza;
2) Soffia la vita nella tua azienda - l'impresa è un'entità vivente che segue logiche sistemiche, non le rigide regole meccanicistiche create dall'uomo e perseverare con quest'ultima impostazione significa compromettere pesantemente il naturale sviluppo dell'impresa;
3) Ispira la tua leadership ai principi - si parla molto di leadership, ma a mio avviso non centrando il vero punto. Si cerca di plasmare il leader lavorando sullo sviluppo di alcune aspetti legati alla personalità, ma questo è fortemente riduttivo e perfino fuorviante. I più grandi tiranni del mondo possedevano quelle stesse caratteristiche che si vorrebbero inculcare nell'aspirante leader. È ora di parlare di una leadership etica, che è poi quella che genera autentica lealtà ed impegno nei collaboratori;
4) Progetta la tua azienda: dall'idea all'uso - la velleità lascia il tempo che trova e la nostra mente ha bisogno di lavorare su cose concrete per mettersi in moto ed aiutarci a realizzare le nostre mete. Occorre dunque progettare l'azienda sotto ogni aspetto: strutturale, motivazionale ed etico;
5) Traccia la rotta e seguila - occorre sapere dove si vuole realmente andare e l'autentica risposta la troviamo nei valori che reputiamo per noi più importanti. La maggior parte degli imprenditori e dei manager è convinta che il successo dell'azienda sia legato solamente a performance di tipo economico, ma non mi sanno rispondere o mi guardano storto se chiedo loro "perché?". C'è ben altro su cui lavorare e questo principio suggerisce di non continuare ad ignorare le autentiche aspirazioni che ci fanno muovere, ma di usarle per raggiungere i nostri obiettivi.
A chi è diretto nelle sue intenzioni questo testo? E chi farebbe comunque bene a leggerlo?
Il libro è rivolto soprattutto ad imprenditori ed (intendo sottolineare l'uso della congiunzione "e", non "o") ai loro più stretti collaboratori, ovvero coloro che hanno in mano il destino dell'azienda. Tuttavia, volendo allargare il concetto di "azienda", gli stessi principi valgono anche per la conduzione di una famiglia, di un'associazione, di un gruppo sportivo, ecc. Pertanto, chiunque abbia a cuore la propria crescita personale ed un sano sviluppo della sua "azienda" (qualunque essa sia) può trarre utili spunti e suggerimenti dalla lettura del volume.
Nel suo libro si parla di diversi elementi della cultura aziendale che vanno oltre il semplice risultato economico, che riscontro hanno questi aspetti nel contesto imprenditoriale del Nord-Est?
L'imprenditore del nordest è persona molto pragmatica, lo sappiamo bene. Ha raggiunto notevoli traguardi con una buone dose di coraggio e di duro lavoro: è doveroso rendergliene merito. Oggi, però, le cose sono molto diverse rispetto a 10 o 20 anni fa e quello stesso "pragmatismo" rischia oggi di ritorcerglisi contro. La concorrenza, soprattutto quella proveniente da mercati finora dormienti, si fa sempre più agguerrita ed oggi l'imprenditore non può continuare ad usare le stesse strategie di qualche anno fa, incentrate quasi esclusivamente sullo sviluppo del prodotto e sulla pianificazione economica dell'azienda. Occorre cominciare a lavorare anche su altri fronti e focalizzarsi innanzitutto sulla crescita dell'azienda (intesa come l'insieme delle risorse umane) più che sulla crescita del fatturato. Quest'ultima deve essere vista come la conseguenza di una nuova pianificazione aziendale, anziché come fine ultimo. Ma non è un concetto molto facile da far recepire?
Quali sono i principali problemi che questa realtà dovrà affrontare in tal senso nel prossimo futuro?
L'economia segue logiche ecosistemiche più che leggi matematiche e le cicliche crisi che incontriamo sono il modo che questo ecosistema ha per liberarsi dei pesi morti, per ripulirsi, per rinnovarsi, per evolversi. È crudele, d'accordo, ma è con questa realtà che dobbiamo fare i conti. I "pesi morti" sono tutte quelle realtà economiche (aziende) che non vogliono o non riescono a tenere il passo coi tempi e la presente crisi, particolarmente pesante, non è che un campanello d'allarme per quello che la prossima crisi potrà essere. O le aziende approfittano dell'imminente ripresa per adeguarsi a nuovi modi di interpretarsi o la crisi successiva sarà veramente disastrosa.
Rispetto allo sviluppo di una diversa cultura d'impresa che ruolo può avere, secondo Lei, una realtà associativa come il Club del Marketing e della Comunicazione, specie nel Triveneto?
A mio avviso, più che assumere un ruolo preciso, questo Club può rappresentare un autentico punto di riferimento per l'acquisizione di una nuova cultura d'impresa. Parlando con altri professionisti del terziario avanzato, come me, si sente sempre la solita storia. Le imprese del nordest si chiudono a riccio ed è praticamente impossibile "entrare" se non attraverso conoscenze o giri strani. Le persone si fanno negare e non ti rimane che inviare il solito fax di presentazione che viene regolarmente cestinato. Non c'è scambio e, soprattutto, le aziende non sanno cosa il mercato ha da proporre. Questo è un atteggiamento antisistemico che, alla lunga, si ritorce contro quelle stesse aziende. Il Club, invece, si propone come momento di incontro, di comunicazione, di scambio, di opportunità per tutti. È un esempio da imitare? è ciò che il mercato dovrebbe diventare!
La ringrazio molto spero di averla ancora ospite del nostro sito.