Perché c’è il DVD – Gioie e dolori dell’invasione digitale
Il mercato ha periodicamente bisogno di un quid in grado di ravvivarlo e rivitalizzarlo, e così ogni tanto si deve inventare qualcosa di nuovo che lo possa far rinascere e, soprattutto, sia in grado di rimettere in movimento un’entità diventata nel frattempo statica. Accadde così con il Compact Disc, ideato a inizio anni ’80 proprio per sopperire a una crisi del vinile che stava facendo vendere meno copie: in questa maniera molti vecchi titoli furono ristampati nel nuovo formato, unitamente alle ultime uscite discografiche. Ora la stessa cosa si sta riproponendo nell’ambito audio-video, con il DVD chiamato a rimpiazzare il più velocemente possibile la cara videocassetta. Motivazione ufficiale? Il DVD ha una migliore risoluzione d’immagine (di contro a quella del VHS che è scarsa) e offre tutta una serie di servizi “optional” e maggiormente interattivi che invece la videocassetta, figlia dell’analogico, non ha. Ora, per un fan dell’analogico come me, il problema non si pone: tanto per cominciare, i vecchi titoli (sia cinematografici che musicali) ristampati in digitale – ma comunque con una fonte analogica – non permettono più di tanto di riscontrare la differenza, mentre invece le nuove pubblicazioni, essendo girate direttamente in digitale, permettono di far notare il salto di qualità. Peccato, però, che il DVD, come tutte le invenzioni in fieri, sia fondamentalmente una tecnologia imperfetta: mi riferisco alla questione del doppio strato, che fa sì che nel passaggio da uno strato all’altro il disco si “inceppi” per qualche secondo. E questo sarebbe il tanto decantato futuro, oltretutto a prezzi (ovviamente) superiori rispetto a quelli delle videocassette, che nel frattempo vengono frettolosamente svendute per essere eliminate quanto prima?
Ma riprendiamo la questione dei vecchi titoli che tornano alla ribalta: avrete sentito sicuramente parlare del fatto che film anni ’80 come quelli interpretati da Abatantuono o Banfi sono tornati a vendere come non mai nel momento in cui sono stati rieditati in DVD. Questo è un palese esempio del discorso che stiamo portando avanti: si ridà, in questa maniera, nuova linfa vitale a cose che sembravano ormai destinate a una programmazione televisiva triste e nostalgica o a un noleggio sporadico che ogni tanto le riesuma dalle videoteche. Costringendo, però, chi non se ne frega assolutamente niente di tutti questi “vizi” di mercato, a seguire l’onda e a uniformarsi – come tutti gli altri – a una tendenza che si potrebbe tranquillamente evitare. Siamo comunicatori: ovviamente non possiamo e non dobbiamo fermarci di fronte all’avanzare della tecnologia, che progredisce ogni giorno di più e ce lo fa capire anche attraverso i supporti e le forme di comunicazione, ma a volte è lecito domandarsi: di certe cose c’è proprio bisogno?