Informazione in Europa: tv in testa, crescono membership ed eventi per gli editori
Bruxelles, ottobre 2025 – L’Italia è il Paese europeo dove più persone si informano attraverso la televisione (67,4%), ben al di sopra della media UE (52,9%). È quanto emerge dal nuovo European Media Industry Outlook 2025, presentato a Bruxelles durante l’evento “Le nuove frontiere dell’informazione e dell’industria culturale UE”, promosso da Connact in collaborazione con il Parlamento europeo.
Ma se il piccolo schermo si conferma protagonista, la vera trasformazione riguarda il dietro le quinte dell’industria mediale: meno carta stampata, meno pubblicità tradizionale e più attenzione a modelli alternativi come membership, eventi, intelligenza artificiale e micro-pagamenti. Un cambio di paradigma profondo che parla direttamente a editori, brand e professionisti del marketing.
Dove si informano gli europei?
Il dato italiano si inserisce in un trend più ampio. In tutta l’UE, il 71% dei cittadini si informa prevalentemente via TV, contro il 42% delle piattaforme online, il 37% della radio e il 37% dei social network (dati Eurobarometro).
L’Italia registra anche un buon posizionamento sulla lettura di notizie online (39% vs media UE del 35%), mentre resta in linea per quanto riguarda i giornali cartacei (18,3%) e i social media (22%).
Tuttavia, secondo il Global Media Intelligence Report, l’Europa è tra le aree che dedicano meno tempo alla fruizione dei media: solo 1 minuto e 44 secondi ai social, 26 secondi alla stampa cartacea e 43 alla lettura di notizie online. Un dato che dovrebbe far riflettere chi lavora nella costruzione di contenuti editoriali, branded o istituzionali.
L’evoluzione dell’editoria: nuove leve di guadagno
Se il pubblico cambia, anche gli editori si adattano. Secondo una ricerca del Reuters Institute, rielaborata da Connact, i ricavi da eventi e membership digitali sono in forte crescita:
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Il 48% degli editori considera gli eventi come una fonte prioritaria di ricavo (+16% rispetto al 2020)
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Il 77% punta su abbonamenti e programmi di membership (+3% vs 2020)
Si affacciano anche nuove fonti di monetizzazione, oggi ancora marginali ma in crescita:
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Ecommerce: dal 13% al 29%
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Filantropia: dal 12% al 20%
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Donazioni: dal 13% al 29%
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Micropagamenti: dal 5% al 6%
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AI: dal 33% al 36%
Per i brand e le agenzie che operano nel mondo dei contenuti, queste evoluzioni aprono nuove opportunità di partnership, co-creazione e progettazione di esperienze “media-native”.
L’appello degli editori: servono regole e fondi per difendere il pluralismo
Durante l’incontro a Bruxelles, Alberto Barachini, Sottosegretario con delega all’Editoria, ha rilanciato l’importanza di finanziare media liberi e indipendenti come presidio democratico:
“Finanziare una buona informazione è meglio che censurare quella cattiva”.
Anche Roberto Viola, Direttore generale DG CONNECT della Commissione UE, ha sottolineato il peso economico e culturale del settore:
“L’industria culturale rappresenta il 4% del PIL europeo”.
A fare eco a queste riflessioni, anche Gina Nieri (MFE - MediaForEurope), che ha richiamato l’urgenza di applicare con decisione strumenti come DMA, DSA ed EMFA per arginare la supremazia delle grandi piattaforme americane.
Lino Morgante (SES - Gazzetta del Sud) ha chiuso con un appello concreto:
“Senza un sostegno europeo strutturale rischiamo di perdere media locali essenziali per dare voce ai territori.”
Cosa significa tutto questo per chi lavora nel marketing e nella comunicazione?
In sintesi: il valore del contenuto e della qualità dell’informazione è più centrale che mai, ma cambia il contesto in cui si gioca la partita.
Oggi l’editoria non è solo “mezzo”, ma anche partner strategico per eventi, attivazioni, progetti speciali e branded content.
Serve saper leggere il nuovo equilibrio tra piattaforme, regole, nuovi modelli di monetizzazione e spazi d’ingaggio culturale.
Per i brand manager, direttori marketing e agenzie creative, si aprono scenari nuovi: meno spot, più relazioni di lungo periodo con i publisher. E soprattutto, la possibilità di fare cultura e informazione in modo responsabile, valorizzando pluralismo, territori e comunità.