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Il ragionier Fantozzi compie quarant'anni

11/05/2015 17553 lettori
5 minuti

Deve essere dura attraversare otto lustri di belpaese, raccontandone le “umane disgrazie” di un piccolo, miserabile, impiegato di una città senza nome. Perché Paolo Villaggio il suo personale Fantozzi lo ha conosciuto davvero, perché è esistito, quando anche lui faceva l'impiegato presso la Cosider, diventata poi la Megaditta tra le pagine dei suoi innumerevoli romanzi di successo, imprigionato per sempre tra le drastiche traversie di un ragioniere qualunque, come un novello Italo Calvino perso tra i suoi mulini a vento. Dieci film iniziati con il proverbiale Fantozzi del 1975, diretto da Luciano Salce, per introdurre quelle macchiette che sono diventate patrimonio nazionale di un italiano medio che tanto caricaturale non è. Un successo che non lo ha mai abbandonato, come i compagni Gigi Reder (Rag. Filini), Anna Mazzamauro (Sig.na Silvani), Liù Bosisio e successivamente Milena Vukotic (la moglie Pina) e la mostruosa figlia Mariangela (Plinio Fernando), per passare il testimone a Neri Parenti che lo ha diretto sino a Fantozzi - Il ritorno e oltre, mentre le tracce dei personaggi televisivi che lo hanno fatto crescere artisticamente lo hanno disperso in quelle commedie parallele di un successo che “riscaldato” non si è mai meritato di esserlo. Complici lo stesso Lino Banfi e Renato Pozzetto, come ricordare lo stesso Gianni Agus di un Giandomenico Fracchia che si è ritagliato un posto speciale in quell'Italia in bianco e nero un pò kitsch e naif, tanto simile a quel professor Kranz e i suoi indivisibili cammelli di peluche, nel battesimo televisivo del 1968 con il programma Quelli della domenica.

L'addio a Fracchia per il cinema impegnato di Villaggio

La carriera seria di un comico di successo”, come si definirebbe oggi, tra i salotti televisivi di chi lo celebra con entusiasmo, per ricordare quella maturità di attore impegnato che lo ha fatto emergere in quell'umanità sprezzante e sognatrice che è parte naturale dell'attore genovese, cominciando da Mario Monicelli con L'armata Brancaleone, artefice di un sodalizio con Vittorio Gassman che lo ha portato sino alla commedia di Pirandello ne Il turno di Tonino Cervi. Per non tralasciare la chiamata di Federico Fellini ne La voce della Luna, in coppia con Roberto Benigni, tratteggiando un disimpegno nato nella Compagnia goliardica Mario Baistrocchi che lo ha plasmato per quei ruoli che nel neorealismo sembrano trovare la giusta identificazione, vedi i riusciti Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmuller e lo stesso Camerieri di Leone Pompucci. Una vita assorbita dalle sue passioni, quella per la Sampdoria e per le amicizie che davvero contano e che non ti lasciano sino alla fine, per quell'amico fragile Frabrizio De Andrè, insieme per sempre.

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.