Il web ci rende liberi? Politica e vita quotidiana nel mondo digitale
Il web ci rende liberi? Politica e vita quotidiana nel mondo digitale è un libro di Gianni Riotta uscito per Einaudi nel 2013.
Il tema è vasto e non facile, spesso trattato in modo superficiale a cavallo tra fantomatici “popoli del web” e diversi schieramenti di apocalittici e ultras, per cui un po’ di riflessione ponderata offerta da questo volume non sta male all’inizio di un nuovo anno.
Riotta parte proprio da qui, dalla fiducia illimitata nella rete di certe parti contrapposta alle visioni fosche di altre per porre un principio con cui non posso che essere d’accordo: il mezzo non sarà neutrale ma di sicuro non è la causa di ciò che vi avviene al suo interno.
D’altra parte, come viene ricordato con abbondanti esempi nel capitolo secondo, ogni vera rivoluzione dell’informazione non è capita a fondo dai contemporanei, si tratti di scrittura come di stampa o di radio.
Tuttavia ormai il digitale è già un fatto reale e presente ovunque, anche per la generazione che ha conosciuto le “tecnologie fantasma” del XX secolo (capitolo terzo), e dunque si tratta di comprendere i fenomeni con spirito critico.
Al di là della tecnologia dunque, come si evolve la “sfera critica dell’opinione pubblica“? Viene potenziata come sostengono alcuni o, come pensa lo stesso Habermas, il web nella realtà è isolamento e rumore di fondo?
È l’argomento del quarto capitolo, a cui fa seguito un quinto in cui l’autore evidenzia come i progressi e la presenza di certi media non determinino automaticamente la nascita delle democrazie o di certi modi di pensare. Un esempio? La stampa non è appannaggio unico dell’Europa ma in altri contesti in cui si è sviluppata, come l’Oriente, non ha sortito gli stessi effetti, così come d’altra parte la Bibbia stampata in latino ha dovuto aspettare l’edizione in volgare per iniziare davvero la rivoluzione.
Il sesto capitolo entra poi in un tema cruciale, ossia il reale aiuto che il web e i Social network possono dare a movimenti politici, cambiamenti pacifici o anche a rivoluzione come per la ormai celebre primavera araba.
Pur senza svelare qui i dettagli l’autore in questo capitolo ci accompagna in una visione realistica di questi fenomeni, sicuramente significativi ma spesso letti a posteriori sulla base delle aspettative e delle speranze dei commentatori.
Inoltre viene raccontata la convergenza dei vari mezzi e i suoi effetti, tema meno soggetto a hype rispetto al web onnipotente ma molto più interessante e realmente tangibile. Un percorso che esiste da sempre ma che negli ultimi anni ha raggiunto un livello di complessità elevatissima.
Nel settimo capitolo si cambia in parte scenario, per valutare quanto i computer possano “ambire” a esprimere anche creatività, partendo dagli esperimenti di Nanni Balestrini e passando per Philip M. Parker per arrivare infine ai sorprendenti scritti di Italo Calvino di “Cibernetica e fantasmi”. Un punto di vista diverso da quelli cui siamo abituati e forse la parte più interessante di tutto il libro.
L’ottavo capitolo affronta altri due grandi argomenti di attualità, quello del big data e quello dei maker e della stampa 3D.
In particolare il primo viene raccontato attraverso il più celebre caso recente, quello della campagna elettorale di Obama, con l’attenzione a non parlare a solo di un occhiuto e onnipresente Grande Fratello e ricordando che senza interpretazione umana i dati sono praticamente inutili.
Infine il libro di chiude con un capitolo che non si può raccontare in poche righe ma che svela il percorso fatto da Riotta, che nel volume cerca di essere quanto più neutrale ma che ovviamente ha una sua visione critica dei fenomeni dei nuovi media.
In conclusione il libro di Riotta offre interessanti spunti di riflessione su alcuni argomenti di cui si parla molto ma probabilmente si sa poco, come è oggi accadde spesso quando si parla di nuovi media.
L’aspetto più interessante a mio avviso è comunque la lettura ragionata di come tutti i fenomeni nascano sempre da un insieme di fattori economici, politici e culturali, con l’aiuto di “contributori” imprevedibili per il tema, come Italo Calvino e il cardinal Martini.
Una buona lettura di inizio anno.