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Del tutto casuale

05/11/2012 7704 lettori
5 minuti

Estrapolo da una conversazione su face book pur se attempata, imperniata per certi versi sul ludico; mentre ci si compiace vicendevolmente in un passatempo tra amicizie, sia pure a distanza, come un fulmine a ciel sereno ci si porta all’attualità e guarda caso con un imperativo sorprendente.

 G.) - Bene adesso dobbiamo parlare della nostra politica (disgusto) pieno: tu come la vedi dalla Lombardia

 S.) - Pessima, Giorgio, pessima!

 G.) - Che tristezza per noi vecchi! Gli ultimi venticinque/trenta anni hanno rovinato tutto, il tuo “regionale” veramente raccapricciante, e ancora ha il coraggio di parlare bahhhh! Ci sei ancora?

S.) - Ci pensa la giustizia: stai tranquillo sistema tutto.

G.) - Speriamo ... ma dobbiamo ancora soffrire, per me, che Dio ci aiuti e ci metta una pezza...

S.) - Però c'è un detto: aiutatati che Dio ti aiuta. Vuol dire che dobbiamo darci da fare ancora anche noi. Oh No?

G.) - Sono d'accordo, sono i nostri giovani che devono darsi da fare! Sei d'accordo con me, sono mosci devono fare un po’ di casino democratico ...

S.) - Basterebbe che potessero essere più partecipi e pretendere la giusta informazione e il dovuto coinvolgimento; con la conoscenza e con l'intraprendenza ottenere il cambiamento. Ma poveri Giovani li abbiamo incastrati con il nostro egoismo: si è pensato a noi stessi e chi ha la poltrona non la molla. Dicono di cambiare tutto per non cambiare niente. Purtroppo.

G.) - Sono con te, anche se... non sempre abbiamo i giusti indirizzi... adesso ti lascio perché io vado all'università della terza età, avremo occasione di sentirci, un caro saluto.

Del tutto casuale mi ero appena astenuto dal partecipare alla discussione che un esimio amico in fb apre su uno dei suoi profili con un’intricante sollecitazione: “Il sistema dei partiti è sgangherato e quello movimentista, non è da meno; il governo dei tecnici è deludente; diversi magistrati sembrano aver perso la trebisonda. Mentre compaiono all'orizzonte imbonitori vitalistici e potenzialmente pericolosi. Quand'è che la generalità degli italiani se ne accorgerà tra una notte bianca e una rosa, il campionato di calcio, il Festival di San Remo, la lotteria di Capodanno, le discoteche, i concerti di guru canterini e gli spettacoli televisivi dei giullari predicatori?”

Ho riguardo a rendere manifesta la mia convinzione in merito alla situazione venutasi a creare nel mezzo di questa crisi con l’avvento di questo governo tecnico: un’assunzione di responsabilità voluta in una situazione ambivalente sia per un rimedio domestico e sia per la crisi sistemica globale in funzione Europea. Dedico spesso parte del mio tempo nella ricerca di elementi con carattere propedeutico al conseguimento di una logica plausibile. Mi avvalgo della rete e mi soffermo a riflettere, per trarne indicazioni: affascinanti alcuni provocanti altri. Se per quelli intimamente mi consolo per questi, me ne avvalgo per proporli.

Tutte le epoche sono state segnate dalla presenza di grandi leader. Persone straordinarie, dal carisma irresistibile, capaci di risvegliare sogni sopiti e di guidare le moltitudini verso il raggiungimento di nuovi scenari, che i più non riuscivano nemmeno a immaginare. Un periodo durante il quale sembra che nessuno sia veramente disposto (o all’altezza) di caricare su di sé la responsabilità di guidare gli altri. Ebbene, che ci piaccia o no, noi viviamo proprio in una di queste epoche. Nel secolo appena trascorso, i grandi dittatori hanno creato fanatismo e, durante le ultime due guerre mondiali, in molti si sono immolati per dedizione nei loro confronti. Ovunque si guardi, è difficile trovare persone di reale spessore carismatico, e la gente avverte una totale mancanza sia d’ideali sia di reale interesse, da parte di chi, in teoria, li dovrebbe governare. Con la triste conseguenza che ormai si finisce, in mancanza d’altro, con il mitizzare il proprio attore o cantante preferito.

Tutti noi avvertiamo questo vuoto che nemmeno le religioni, nuove o tradizionali, riescono più a colmare, poiché lontane dai bisogni, sempre più complessi, di un’umanità che si evolve senza un vero obiettivo o scopo comune. Ci troviamo, quindi, in un periodo storico molto delicato, in cui questo trono vacante non trova un vero sovrano che voglia (o possa) assumersi la responsabilità di migliorare, concretamente, l’esistenza umana. Eppure, a voler guardare il mondo attuale in maniera pragmatica, scorgiamo chi potrebbe ricoprire il vero, e ormai dimenticato, ruolo di leader. Queste persone sono i nuovi condottieri dell’epoca moderna, sono i soli che possiedono il potere di cambiare la qualità della vita di milioni di uomini a seconda delle proprie scelte ed azioni. Queste persone sono gli imprenditori di tutto il mondo.  

Sappiamo che un’affermazione del genere potrà apparire forte, o provocatoria. Eppure, ad una riflessione attenta, apparirà evidente ed elementare quanto ogni singolo titolare d’azienda possa fare per ciascun essere umano, che vive gran parte della propria giornata in un ambiente lavorativo. Ormai l’azienda è diventata il luogo in cui si amplificano le sempre più evidenti lacune della scuola, della famiglia e della società in genere. Ma anche l’unico luogo in cui queste lacune possono e dovrebbero essere colmate. Decidere di assumersi questa responsabilità, diventando un vero leader nei confronti del proprio personale e della società intera, potrebbe davvero rappresentare una trasformazione dell’epoca, priva d’ideologie politiche o religiose.[1]

 


[1] I Nuovi Condottieri di Paolo A. Ruggeri

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.