Culture digitali
Mentre ci si chiede cosa ci spinge, quasi fosse un obbligo, a impegnarci tanto diligentemente con i diversi network, è sempre più evidente della rivoluzione digitale che sta trasformando il mondo in cui viviamo con una radicalità addirittura superiore a quella delle precedenti «rivoluzioni mediali». Alle viste una grande maggioranza degli utenti di Face book presa dalla smania di aggiungere amici, scrive «mi piace» e lascia commenti: sarebbe forse il caso di fermarci e riflettere sugli effetti che il social network hanno sulle nostre vite oramai sature d’informazioni.
È il suggerimento di un docente saggista e teorico delle culture di rete olandese, Professor Geert Lovink che con il suo libro «Ossessioni collettive: critica dei social media» esamina la nostra ossessione collettiva per l'identità e il management di se stessi coniugati con la frammentazione e il sovraccarico d’informazione della cultura online. Lovink traccia un percorso innovativo, analizzando criticamente motori di ricerca, video online, blog, radio digitale, mediattivismo e wikileaks. Il libro lancia un forte messaggio rivolto a tutti gli utenti della Rete: «liberiamo le nostre capacità critiche e cerchiamo di influenzare tecnologia e spazi di lavoro, o saremo destinati a sparire nella rete». Pungente e acuto, senza essere pessimista, Lovink offre una critica delle strutture politiche e del potere incorporati nelle tecnologie che modellano la nostra vita quotidiana.
La Rete, oggi, può essere considerata il più vasto contenitore multimediale: con un unico mezzo è molto semplice spaziare dalla musica, leggere le notizie dei maggiori quotidiani mondiali, fino a vedere filmati e a leggere libri in formato digitale. In questo caso, Internet non manipola gli oggetti e i prodotti culturali che propone bensì lo veicola in modalità diverse. «Tutto ciò impone di considerare con attenzione le forme e i linguaggi dei nuovi media, alla ricerca delle loro possibili conseguenze linguistiche, antropologiche e culturali. Il computer è un media eclettico. Tutti i media tradizionali, infatti, sono ri-assemblati in un unico e potente mezzo. L’unico media che è stato capace di ri-assorbire i cosiddetti media alfabetici come il papiro, passando per i codici medievali arrivando fino ai libri e ai giornali; quelli chiamati iconici statici e dinamici come la fotografia, il cinema e la tv; i media aniconici quali la radio e la musica; ed infine anche la realtà simulata».
Uno spunto interessante arriva anche da un saggio di Paolo Ferri, intitolato «Fine dei mass media. Le nuove tecnologie della comunicazione e le trasformazioni dell’industriale culturale». L’autore, infatti, parla di «rimediazione di rimediazione» considerando che già McLuhan avesse attribuito al concetto ai media elettrici che avevano rimediato il papiro e la carta stampata. I media digitali a loro volta rimediano i media elettrici in un continuo rimando a nuovi spunti e tecnologie. Il vantaggio dei media digitali consiste nel fatto che sono capaci di rimediare tutti i vecchi media attraverso un unico linguaggio quello binario. Così la radio si trasforma in stringhe di zero e uno fruibile grazie al PC attraverso i cavi telefonici, lo stesso processo avviene per le televisioni che si spostano sul web. In una pagina web sono possibile leggere notizie e ascoltare musica contemporaneamente.
Con le culture digitali ci si aspetta che si prenda coscienza dell'orizzonte culturale in cui si colloca la maggior parte delle pratiche creative contemporanee. Questa nuova consapevolezza si rivelerà, auspicabile, nella sua pratica operativa, e nel suo modo di pensare e utilizzare gli strumenti informatici a sua disposizione.
Rimediazione (voce Wikipedia)
Social Network del corso di Logica Ipertestuale, Facoltà di Culture digitali e della comunicazione. Università Federico II, Napoli.