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Culture digitali

17/08/2012 9060 lettori
3 minuti

 

Mentre ci si chiede cosa ci spinge, quasi fosse un obbligo, a impegnarci tanto diligentemente con i diversi network, è sempre più evidente della rivoluzione digitale che sta trasformando il mondo in cui viviamo con una radicalità addirittura superiore a quella delle precedenti «rivoluzioni mediali». Alle viste una grande maggioranza degli utenti di Face book presa dalla smania di aggiungere amici, scrive «mi piace» e lascia commenti: sarebbe forse il caso di fermarci e riflettere sugli effetti che il social network hanno sulle nostre vite oramai sature d’informazioni.

È il suggerimento di un docente saggista e teorico delle culture di rete olandese, Professor Geert Lovink che con il suo libro «Ossessioni collettive: critica dei social media» esamina la nostra ossessione collettiva per l'identità e il management di se stessi coniugati con la frammentazione e il sovraccarico d’informazione della cultura online. Lovink traccia un percorso innovativo, analizzando criticamente motori di ricerca, video online, blog, radio digitale, mediattivismo e wikileaks. Il libro lancia un forte messaggio rivolto a tutti gli utenti della Rete: «liberiamo le nostre capacità critiche e cerchiamo di influenzare tecnologia e spazi di lavoro, o saremo destinati a sparire nella rete». Pungente e acuto, senza essere pessimista, Lovink offre una critica delle strutture politiche e del potere incorporati nelle tecnologie che modellano la nostra vita quotidiana.

La Rete, oggi, può essere considerata il più vasto contenitore multimediale: con un unico mezzo è molto semplice spaziare dalla musica, leggere le notizie dei maggiori quotidiani mondiali, fino a vedere filmati e a leggere libri in formato digitale. In questo caso, Internet non manipola gli oggetti e i prodotti culturali che propone bensì lo veicola in modalità diverse. «Tutto ciò impone di considerare con attenzione le forme e i linguaggi dei nuovi media, alla ricerca delle loro possibili conseguenze linguistiche, antropologiche e culturali. Il computer è un media eclettico. Tutti i media tradizionali, infatti, sono ri-assemblati in un unico e potente mezzo. L’unico media che è stato capace di ri-assorbire i cosiddetti media alfabetici come il papiro, passando per i codici medievali arrivando fino ai libri e ai giornali; quelli chiamati iconici statici e dinamici come la fotografia, il cinema e la tv; i media aniconici quali la radio e la musica; ed infine anche la realtà simulata».

Uno spunto interessante arriva anche da un saggio di Paolo Ferri, intitolato «Fine dei mass media. Le nuove tecnologie della comunicazione e le trasformazioni dell’industriale culturale». L’autore, infatti, parla di «rimediazione di rimediazione» considerando che già McLuhan avesse attribuito al concetto ai media elettrici che avevano rimediato il papiro e la carta stampata. I media digitali a loro volta rimediano i media elettrici in un continuo rimando a nuovi spunti e tecnologie. Il vantaggio dei media digitali consiste nel fatto che sono capaci di rimediare tutti i vecchi media attraverso un unico linguaggio quello binario. Così la radio si trasforma in stringhe di zero e uno fruibile grazie al PC attraverso i cavi telefonici, lo stesso processo avviene per le televisioni che si spostano sul web. In una pagina web sono possibile leggere notizie e ascoltare musica contemporaneamente.

Con le culture digitali ci si aspetta che si prenda coscienza dell'orizzonte culturale in cui si colloca la maggior parte delle pratiche creative contemporanee. Questa nuova consapevolezza si rivelerà, auspicabile, nella sua pratica operativa, e nel suo modo di pensare e utilizzare gli strumenti informatici a sua disposizione.

 
 
 
Fonte

Rimediazione (voce Wikipedia)
Social Network del corso di Logica Ipertestuale, Facoltà di Culture digitali e della comunicazione. Università Federico II, Napoli.

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.