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Null’altro, in coscienza, si era in grado di capire.

26/07/2012 8786 lettori
4 minuti

 

Negli anni, si è prestata assidua attenzione, allo svolgersi delle grandi mostre a Villa Olmo di Como. Anno per anno in una qualche maniera si è cercato di lasciar traccia, nell’intento di conoscere, per quanto possibile, sia l’allestimento, sia la gestione. Null’altro, in coscienza, si era in grado di capire per «dotta ignoranza» e con questo non s’intende evidenziare qualcosa di negativo, «ossia il non sapere di per sé, quanto piuttosto sottolineare l'aspetto positivo di questo non sapere, riprendendo in questo senso lo sceticismo: il fatto di non sapere diventa stimolo a sforzarsi di sapere». Il concetto di «Docta ignorantia» contiene un ossimoro, cioè una figura retorica in cui un termine è l'opposizione dell'altro. Si parla di «ignorantia», ma si definisce «dotta»[1].

Istruita c'è parsa, in tutti questi anni, sia la pratica del governo sia la curatela delle mostre assunte dall’assessore alla cultura. È con non celata immodestia, che si deve rilevare la discutibile avvedutezza sociale. La sollecitazione a far conoscere già nella fase di studio, le strategie e i contenuti delle mostre, mirava a rendere partecipe il cittadino «erudendolo» con l’opportuno decentramento culturale. A onor del vero se non «godimento estetico» certamente conoscenze impersonali se ne sono avute. Il fatto stesso che ogni rassegna fosse stata condizionata da tempi di organizzazione piuttosto contenuti non giustifica disattenzioni. Peraltro le fasi sono state realizzate sempre con il conseguito del miglior successo: seppure nella costrizione si é sempre esultato.
 
L'ambizione voleva fossero i fatti a risolvere le problematiche che semplicemente si sollevavano. Nella ricerca del senso della misura e della proporzionalità, mentre si prendeva atto del risultato e del significato addotto come argomento per far presa sul pubblico, si faceva proposta affinché l’intrapresa orientata alla cultura potesse essere l’economia del futuro basata su un sistema produttivo e competitivo derivato da un sapiente investimento nei propri cittadini. Il sistema voleva essere un punto di riferimento per esplorare e cogliere le potenzialità dell’investimento in cultura, una risorsa per attivare e mantenere il dialogo con la comunità; uno stimolo per le amministrazioni pubbliche ad interpretare al meglio il loro ruolo di «regia», indispensabile per creare un circolo virtuoso in grado di produrre benefici per il territorio e la collettività. Su questi principi si basa e s’incardina l’economia dell’immateriale, che non scalza quella «tradizionale», ma ne rinverdisce i meccanismi del valore economico, potenziando la portata competitiva.
 
Iperbole o misura? Esuberanza o proporzionalità? Gli Impressionisti salutano Como con un nuovo record d’ingressi. Il finale, come sempre, è stato vissuto tra musica, fuochi d'artificio e spettacoli teatrali. Villa Olmo, chiusa la mostra, la festa di colori accende la notte. Una grande mostra e un finale «ottocentesco» alla sua altezza. Che notte la notte di Villa Olmo con la festa di chiusura della rassegna: danze, musiche, scene teatrali, fiaccole e fuochi d'artificio. Como saluta con la leggerezza delle ballerine che danzavano nella fontana di Villa Olmo, con la dolcezza della musica di un pianoforte a coda, con la drammaticità del teatro e con la maestosità dei fuochi artificiali. E così ogni anno per tutti gli anni: quest’anno no! Non se la preda Dott. Gaddi, accetti il nostro augurio ed un grazie infinito. A noi ci sono bastate le «conoscenze generiche». Per Ella è alle viste un futuro radioso!
 
«L’artista italiano del rinascimento era assetato d’idealità e di perfezione (…) La realtà terrena era sì per lui, come per Anteo[2], necessaria per riprendere vita e vigore: ma il suo vero mondo era quello dei miti e delle figure eroiche, dei semidei e delle donne divine, chiamate con nomi cristiani, ma in realtà abitatrici di una terra innocente ignara di colpe originali e di ansie di redenzione. Il ritorno alla terra e alla realtà visibile era il ritorno di un’umanità già vissuta nel paradiso terreste dell’esperienza precristiana. Con Bruegel la rinascita fiamminga vuole essere davvero, pur senza declamazioni programmatiche e rivoluzionarie, un ritorno alla terra, alla vita, alla rude avventura terrena».
 

[2]Anteo era re di Libia, figlio di Poseidone e di Gea. Egli era praticamente invincibile finché rimaneva a contatto con sua madre (la Terra), che gli restituiva le forze ogni volta che la toccava.
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.