Prossima grande mostra di Villa Olmo, dedicata alla Dinastia Bruegel.
Tra poco più di tre mesi ci saranno le amministrative «Trattandosi di elezioni amministrative, dobbiamo garantire la neutralità da parte della comunità cristiana, nel richiamo ovvio a valori di salvaguardia del bene comune. Chiunque s’impegni nel politico ha un proprio entroterra di visione del mondo. L'importante è che ci sia coerenza e che questa sia espressa: c'è la necessità di essere chiari per come la si pensa in modo che si possa poi verificare». Un’esortazione del vescovo Coletti: «Votiamo per i valori»
Il complesso delle esperienze precedenti, espresso dall’agire politico amministrativo, è purtroppo, sia esplicitamente sia implicitamente, lontano da una concezione di vita, nel modo in cui «singoli individui o gruppi sociali considerano l’esistenza e i fini del mondo, e la posizione dell’uomo in esso». È in tutta evidenza la precarietà dei comportamenti sociali, ambientali e di economia politica, nell’abbandono dei «valori di salvaguardia del bene comune». Pur continuando a reiterare ed incalzare «l'iniziativa culturale supplita da una conoscenza condivisa ed emotivamente coinvolgente basata su un sistema produttivo e competitivo il cui successo e la cui crescita possa essere la conseguenza, trasparente e partecipata, di aver saputo capitalizzare in rispetto ai propri cittadini», si promuove l’entroterra culturale delle grandi mostra a Como. La stratificazione non è un fattore universale, se non inteso come una naturale misura adottata dalle classi dominanti per mantenere lo status quo contro le classi inferiori entrambe in un continuo conflitto. Accanto alla gerarchia di classe, su base economica, esiste quella di appartenenza politica, fondata sul potere, e quella di ceto, legata alla cultura.
L’oggetto culturale resiste al tempo. - diceva Hannah Arendt, ed aggiungeva: «un oggetto è culturale, in quanto sopravvive a qualsiasi utilizzo abbia potuto presiedere alla sua creazione». Oggi non più; il sistema economico spinge avanti velocemente, ed anche le opere d’arte devono essere ammirate, usate, fruite velocemente e poi essere sostituite con nuove opere. Grandi mostre - Scelta l’immagine-guida, è un particolare da «Festa di matrimonio all’aperto» di Pieter Brueghel il Giovane. Un particolare che vuole contenere «un messaggio di speranza per uscire dalla crisi con giovani impegnati in danze e libagioni - che l’assessore alla Cultura di Como Sergio Gaddi ha scelto per locandine, manifesti, inviti e catalogo della prossima grande mostra di Villa Olmo, dedicata alla Dinastia Bruegel». Il dipinto scelto come logo per l’evento espositivo che andrà in scena dal 24 marzo fino a luglio, è una delle composizioni più popolari dell’arte fiamminga del Rinascimento, con un soggetto molto amato da tutta la dinastia Bruegel. S’ispira al famoso Pranzo di nozze di Pieter Brueghel il Vecchio.
Pieter Bruegel particolari dal Pranzo Nuziale (ca. 1525 -- 1569) fu un pittore fiammingo della prima metà del Cinquecento. È generalmente indicato col nome di Pieter Bruegel il Vecchio per distinguerlo da suo figlio primogenito, Pieter Breughel il Giovane. Il suo secondo figlio fu Jan Brueghel il Vecchio, anch'egli pittore. Il maestro morì nel 1569; la salma fu inumata nella chiesa di Notre-Dame de la Chapelle, a Bruxelles, città, dove visse per quasi tutta la sua vita…Bruegel ci ha lasciato circa una settantina di opere pittoriche, nonostante la sua attività si sia svolta nel corso di una vita relativamente breve. Il resoconto di questo banchetto nuziale di contadini, quindi, oltre che elevata espressione d'arte, è una testimonianza autentica della loro vita reale: degno d'essere osservato e goduto nei dettagli.
C'è smania di festa nel villaggio. Gli sposi li conoscono tutti; ma non si può invitare tutti a godere della lieta compagnia e di un bel pasto ad ufo. Davanti all'uscio c'è pure un tipo con cappello; che tiene a bada i curiosi e lascia solo passare l'ultima derrata. Bruegel e il suo amico Frankert per intrufolarsi nel banchetto mentono spudoratamente; e in arnese villereccio, con un dono in mano, si dichiarano parenti lontani dello sposo. Del resto, all'epoca dei fatti, in Fiandra nel 1568, la vita d'ogni giorno è grama: la fame corre per le strade; la Riforma lascia crepe e conflitti tra la gente; e le soldatesche spagnole del Duca d'Alba seminano il terrore nei borghi. Finanche l'antica nobiltà del luogo, che si oppone ai soprusi e chiede solo tolleranza, è marchiata con l'epiteto infame di gueux (straccioni). Qualsiasi momento di svago da tanta crudezza è quindi il benvenuto; e ogni occasione è buona per stare finalmente insieme in libertà, tra la propria gente. Deve pensarla così anche quel piccione, che se ne sta pacioso ad osservare tutto, posato su una gerla sospesa sopra l'uscio.
La sala del convito non è delle migliori: è poco più di un granaio, ma toglie il freddo della strada e allontana la secca solitudine. Bruegel rimpiazza le campate classiche delle tele manieriste con le campate rustiche di questo vociante interno: composte d'un ordito di legname, rinserrato fino al tetto di balle di fieno. La cortesia dei parenti e degli amici, s'indovina, ha provveduto pure un modesto addobbo alle pareti. Dopo il dossale di una panca, sul quale sono affissi fogli imperscrutabili icone della vergine, stralci di lunario, bollettini di guerra, segue un pallio pretenzioso, agganciato a due forconi. E viene, quindi, un bel fascio di grano, inforcato a un rastrello: il colore e l'odore dei giorni di lavoro. Unico emblema di chi tarda la sera sui campi, e dai campi soltanto trae di che vivere. In mezzo a tanta gente che già mangia e si diverte, cerchiamo di trovare i festeggiati: lo sposo e la sua sposa. Ed eccola la sposa. Se ne sta tutta compresa sotto il pallio, da cui pende l'insolita corona che le gravava il capo durante la cerimonia. Ha un'aria sognante e imbambolata di chi medita un futuro pieno di promesse, ma insidiato pure d'incertezze. Le stanno in fianco i vecchi genitori: la madre di loquace senso pratico e il padre, smarrito e infreddolito.
Lo sposo deve esser certo quell'uomo in primo piano. Lo si direbbe dal piglio con cui dispensa vivande ai commensali: già quasi padrone di casa e signore assoluto della mensa. La sua veste sembra essere poco discosta dall'ordinario; e certo meno rassettata della sua compita moglie. Ma non c'è tempo per queste occupazioni per chi, già l'indomani, lasciato caldo il talamo, deve tornare ai campi e faticare. Sarà felice la loro vita futura? Riuscirà quell'uomo spiccio a colmare i sogni della sua consorte? Questo, neanche Bruegel l'ha mai saputo. La tavolata è un campionario della gente del villaggio. Sopra panche e sopra trespoli, che sanno ancora di tronco, sono seduti alla rinfusa uomini e donne, vecchi e bambini. C'è chi beve a garganella, chi si porta il piatto in mano, chi discute col vicino e chi reclama ancora da bere. Schiene larghe e deretani, e visi caricati dall'ebbrezza del convivio.
Il servizio è dispensato da un paio di garzoni - uno dei quali porta un mestolo nella falda del cappello - che recano vivande sul battente di una porta scardinata. Deve pesare più il vassoio che le portate, a giudicare dalla curvatura che prendono gli assi di sostegno. Defilati all'angolo, ci sono pure due ospiti di rango: un frate col suo saio ed un uomo, che è una birba, in velluto nero trapuntato e spada al fianco. Questi, nonostante il grado, si acconcia di sedersi sopra un tino rivoltato, e tiene un cane dal muso aguzzo tra le gambe. Il menu del banchetto ha un solo piatto unico: ma nutriente e appetitoso. I filologi del gusto dicono trattarsi di una focaccia con farina di mais, uova ed acqua. Infornata e indorata, era servita calda ricoperta di quella crema di formaggio bianco che si nota nelle ciotole d'accompagnamento.
Fonte
www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca 264494_il_vescovo_coletti_votiamo_per_i_valori/?
www.youtube.com/watch?v=IoqLno8kcLc