Un volersi mettere in relazione con gli altri.
La teoria della pertinenza si sviluppa a partire dall’idea di Paul Grice secondo cui «la comprensione di un enunciato equivale al riconoscimento di un destinatario dell’intenzione comunicativa». La comprensione, secondo questa prospettiva chiama in causa una capacità di attribuire stati mentali come intenzioni, credenze e desideri, ai nostri interlocutori. In altri termini la comunicazione umana comporterebbe l’esercizio di una facoltà di«lettura della mente» che permette di gestire ed elaborare l’informazione circa le azioni intenzionali degli altri esseri umani.
L’estenuante ricerca di un buon risultato, svolta con una metodologia empirica che vuole spiegare grandezze il cui valore e le cui relazioni non possono essere valutate altrimenti che con l’esperienza, stenta a soddisfare. Il saper essere si connette al tema dell’identità professionale e del ruolo. È importante recuperare il senso della propria identità, una volta lasciata la professione e smesso ogni ruolo. Alla preoccupazione di come mettersi in relazione con gli altri, di cosa possa succedere nei momenti rilevanti per nuovi fatti sopravvenuti, subentra l’esperienza del doppio ascolto: l‘ascolto dell’altro l’ascolto di sé. È l’esperienza di come integrare la propria identità con gli altri, di come consentirsi di mettere nelle mani di altri pezzetti della propria identità: come vivere l’appartenenza rispetto a un gruppo. È l’esperienza di come costruire e mantenere un’alleanza.
Fare considerazioni originali e pertinenti, d’incitare la creatività, d’incoraggiare le iniziative di riabilitare il senso primario dell’agire e di promuovere la cultura come vettore d’emancipazione, non può rientrare nelle mie competenze, ma può vedermi interessato. La creatività è strettamente legata all’originalità, la creatività e qualcosa di nuovo che nasce spontaneamente, altrimenti c’è già il conosciuto, il già fatto che viene portato avanti, il ripetere che diventa rassicurante e non riserva mai sorprese. Il successo in uno scambio comunicativo dipende non dalla ricostruzione di un significato, ma dal riconoscimento da parte dell’ascoltatore dell’intenzione del locutore: precisamente di avere un effetto sulla mente dell’ascoltatore ed insieme l’intenzione che il riconoscimento dell’intenzione stessa sia parte costitutiva del contenuto del messaggio comunicato.
Un tema di grande attualità e d’interesse comune e vitale: ormai in tanti si è abituati a vivere, lavorare, apprendere tramite internet; uno strumento sempre più onnipresente nel nostro quotidiano. Un utile mezzo di comunicazione e diffusione d’informazioni, decentrata destinata a portare cambiamenti significativi nella struttura dei mass media e nel loro rapporto con la società. L’utilizzo dei materiali disponibili è visto come la «naturale»valorizzazione di una conoscenza liberamente e immediatamente disponibile.
In conformità a questa considerazione, l’utilizzo sistematico d’internet permette a molti di scrivere in poco tempo brevi dissertazioni interessanti, salvo il fatto che sono quasi per intero mere riproduzioni. Il punto é che, se si accetta l’idea per cui, nella società dell’intelligenza collettiva, non conta tanto quello che sappiamo come singoli individui, quanto ciò cui possiamo avere accesso navigando sulla rete, allora ne consegue la crescente irrilevanza e il tendenziale abbandono delle pratiche del pensiero e della conoscenza che passano attraverso la meditazione per un’interiorizzazione critica della conoscenza.
Rinunciare all’utilizzo di un materiale così ricco e così facilmente disponibile non solo richiede una fortissima volontà – perché si otterrebbe con molta più fatica e incertezza ciò che invece, senza sforzo, garantisce il medesimo, o addirittura migliore, risultato – ma appare anche incomprensibile: oltre a essere un habitus acquisito fin dalle scuole elementari, l’utilizzo dei materiali disponibili è visto come la «naturale» valorizzazione di una conoscenza liberamente e immediatamente disponibile. Da questo punto di vista, il criterio secondo il quale «conta solo ciò che è farina del proprio sacco» suona obsoleto.
Per altro «le tipiche capacità di memorizzazione si stanno progressivamente perdendo nelle nuove generazioni: si stanno abituando a non memorizzare sapendo che comunque l’informazione è a portata di pochi click sulla tastiera di un computer». Medici e studiosi affermano che «questo fondamentalmente non comporta niente di male, se si è comunque consapevoli degli effetti che comporta sulle nostre capacità e se ci concentriamo a sostituire le capacità mnemoniche con quelle procedurali e concettuali di saper utilizzare e collegare informazioni per generare vero sapere».
Bibliografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_pertinenza
http://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=1515
http://www.psicologia-psicoterapia.it/articoli-psicoterapia/logos-formatore-mediazione-scolastica-interculturale.html
http://www.sapereperfare.it/articolo.php?id=696
http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=7199&id_area=168&mac=4