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Un volersi mettere in relazione con gli altri.

08/01/2012 11:00:00 7228 lettori
5 minuti

La teoria della pertinenza si sviluppa a partire dall’idea di Paul Grice secondo cui «la comprensione di un enunciato equivale al riconoscimento di un destinatario dell’intenzione comunicativa». La comprensione, secondo questa prospettiva chiama in causa una capacità di attribuire stati mentali come intenzioni, credenze e desideri, ai nostri interlocutori. In altri termini la comunicazione umana comporterebbe l’esercizio di una facoltà di«lettura della mente» che permette di gestire ed elaborare l’informazione circa le azioni intenzionali degli altri esseri umani.

L’estenuante ricerca di un buon risultato, svolta con una metodologia empirica che vuole spiegare grandezze il cui valore e le cui relazioni non possono essere valutate altrimenti che con l’esperienza, stenta a soddisfare. Il saper essere si connette al tema dell’identità professionale e del ruolo. È importante recuperare il senso della propria identità, una volta lasciata la professione e smesso ogni ruolo. Alla preoccupazione di come mettersi in relazione con gli altri, di cosa possa succedere nei momenti rilevanti per nuovi fatti sopravvenuti, subentra l’esperienza del doppio ascolto: l‘ascolto dell’altro l’ascolto di sé. È l’esperienza di come integrare la propria identità con gli altri, di come consentirsi di mettere nelle mani di altri pezzetti della propria identità: come vivere l’appartenenza rispetto a un gruppo. È l’esperienza di come costruire e mantenere un’alleanza.

Fare considerazioni originali e pertinenti, d’incitare la creatività, d’incoraggiare le iniziative di riabilitare il senso primario dell’agire e di promuovere la cultura come vettore d’emancipazione, non può rientrare nelle mie competenze, ma può vedermi interessato. La creatività è strettamente legata all’originalità, la creatività e qualcosa di nuovo che nasce spontaneamente, altrimenti c’è già il conosciuto, il già fatto che viene portato avanti, il ripetere che diventa rassicurante e non riserva mai sorprese. Il successo in uno scambio comunicativo dipende non dalla ricostruzione di un significato, ma dal riconoscimento da parte dell’ascoltatore dell’intenzione del locutore: precisamente di avere un effetto sulla mente dell’ascoltatore ed insieme l’intenzione che il riconoscimento dell’intenzione stessa sia parte costitutiva del contenuto del messaggio comunicato.

Un tema di grande attualità e d’interesse comune e vitale: ormai in tanti si è abituati a vivere, lavorare, apprendere tramite internet; uno strumento sempre più onnipresente nel nostro quotidiano. Un utile mezzo di comunicazione e diffusione d’informazioni, decentrata destinata a portare cambiamenti significativi nella struttura dei mass media e nel loro rapporto con la società. L’utilizzo dei materiali disponibili è visto come la «naturale»valorizzazione di una conoscenza liberamente e immediatamente disponibile.

In conformità a questa considerazione, l’utilizzo sistematico d’internet permette a molti di scrivere in poco tempo brevi dissertazioni interessanti, salvo il fatto che sono quasi per intero mere riproduzioni. Il punto é che, se si accetta l’idea per cui, nella società dell’intelligenza collettiva, non conta tanto quello che sappiamo come singoli individui, quanto ciò cui possiamo avere accesso navigando sulla rete, allora ne consegue la crescente irrilevanza e il tendenziale abbandono delle pratiche del pensiero e della conoscenza che passano attraverso la meditazione per un’interiorizzazione critica della conoscenza.

Rinunciare all’utilizzo di un materiale così ricco e così facilmente disponibile non solo richiede una fortissima volontà – perché si otterrebbe con molta più fatica e incertezza ciò che invece, senza sforzo, garantisce il medesimo, o addirittura migliore, risultato – ma appare anche incomprensibile: oltre a essere un habitus acquisito fin dalle scuole elementari, l’utilizzo dei materiali disponibili è visto come la «naturale» valorizzazione di una conoscenza liberamente e immediatamente disponibile. Da questo punto di vista, il criterio secondo il quale «conta solo ciò che è farina del proprio sacco» suona obsoleto.

Per altro «le tipiche capacità di memorizzazione si stanno progressivamente perdendo nelle nuove generazioni: si stanno abituando a non memorizzare sapendo che comunque l’informazione è a portata di pochi click sulla tastiera di un computer». Medici e studiosi affermano che «questo fondamentalmente non comporta niente di male, se si è comunque consapevoli degli effetti che comporta sulle nostre capacità e se ci concentriamo a sostituire le capacità mnemoniche con quelle procedurali e concettuali di saper utilizzare e collegare informazioni per generare vero sapere».



Bibliografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_pertinenza
http://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=1515
http://www.psicologia-psicoterapia.it/articoli-psicoterapia/logos-formatore-mediazione-scolastica-interculturale.html
http://www.sapereperfare.it/articolo.php?id=696
http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=7199&id_area=168&mac=4

 
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.