Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Innovare è cambiamento che genera progresso umano

20/09/2011 7437 lettori
5 minuti

Una volta tanto il nostro paese può essere esempio d’innovazione. Dall'emanazione delle WCAG 2.0, l'Unione Europea ha invitato gli stati membri ad applicarle. Lo rilevo da uno dei Post di Roberto Scano che con l’invito di Edoardo Colombo hanno contribuito a farmi decidere, superando una prima riluttanza, per la partecipazione a Innovatori Jam 2011. Sento il dovere di ringraziarli per l’interessante esperienza.

In maniera alquanto succinta ho potuto anch’io postare su nove argomenti per altrettanti soggetti. Il modo necessariamente sintetico e sotto forma di "botta e risposta", certamente ha potuto condizionare. L’idea di riprendere gli argomenti per svilupparli con calma mi va a genio: cercherò la migliore estensione anche se contenuta. In attesa di altri sviluppi durante la fase conclusiva dell’evento, cerco di familiarizzare e di considerare nello specifico l’innovazione. È su alcune peculiarità dell’innovatore che intendo intrattenere al fine di riflettere su dei concetti desunti dalla rete e messi in relazione, con una logica spero propria.

Un progetto con un respiro molto ampio vuole essere il primo passo di una politica di promozione dell’innovazione. L’innovatore svolge un'attività di pensiero che, elevando il livello di conoscenza, perfeziona un processo migliorandone la qualità di vita. Innovare è cambiamento che genera progresso umano: nuovi valori e risultati positivi, mai negativi. Il cambiamento che porta peggioramento delle condizioni non è innovazione: è regresso. La creatività è la base dell’innovazione. Col pensiero creativo organizzato - creatività in quanto dono personale - l’innovazione è il risultato della creatività in una cultura organizzativa appropriata. Una cultura che stimola e accoglie, tramite le tecniche, le possibilità di sviluppo. Nell'organizzazione moderna, l'esercizio organizzato della creatività si converte in un processo standardizzato. Se la creatività deve "innovare", il pensiero creativo deve aver luogo di là dai limiti conosciuti, fuori dagli schemi. È necessario sviluppare la curiosità, allontanarsi delle idee convenzionali e dai procedimenti formali, dipendendo solo dall'immaginazione, dalla divergenza; valutare l'aleatorio e analizzare molteplici soluzioni alternative.

In un mondo di cambiamento "non uniformemente" accelerato è esigenza inderogabile pensare in anticipo, perché non ci sono molte altre possibilità per ampliare l'orizzonte di opportunità e forza competitiva delle organizzazioni. Le tecniche per il supporto della creatività sono strumenti informatici basati sulla gestione della conoscenza: modelli dell'intelligenza artificiale, elaboratori di idee, sistemi d'informazione, ed altri. Tutti siamo creativi, anche se la creatività si faceva più evidente nella nostra infanzia; rimane ancora il "mistero" di come e perché la nostra creatività ha smesso di manifestarsi in qualche momento del nostro sviluppo.

La creatività può essere imparata e sviluppata utilizzando tecniche testate e sperimentate, che, stimolando le capacità creative e i loro risultati, aiutano le persone ad uscire dai loro stili abituali di analisi facilitando la presa in considerazione di alternative ad ampio raggio, migliorando la produttività e la qualità del lavoro.

La conoscenza e l'informazione sono le basi della creatività. Molto spesso non siamo coscienti di quanto conosciamo o di quanto siamo capaci di creare, per mancanza di motivazione, di tempo e di strumenti che ci guidino in questa pratica, ogni volta più complessa e competitiva.

 
 
Fonte

Tecniche per la gestione dell'innovazione.

 
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.