E’ iniziata l’era dei “negozi in tasca”
Il mondo “mobile” continua la sua evoluzione rivoluzionando sempre più le modalità di interazione azienda-consumatore e i processi di acquisto. iPhone, Blackberry, tablets ormai sono diventati a tutti gli effetti un nuovo strumento di vendita che oggi va ad affiancarsi agli esercizi commerciali più tradizionali generando nuove interessanti opportunità per i brand. Dopo l’e-commerce nasce quindi l’m-commerce, ovvero il sistema di compravendita legato all’uso del cellulare.
Con un tasso di crescita delle nuove tecnologie che aumenta a vista d’occhio (un italiano su tre ha un telefono smartphone), le possibilità di utilizzo ad esse associate, tra cui lo shopping, si ampliano e le aziende, agendo tempestivamente, possono sfruttare questa nuovo canale per ampliare la propria clientela.
I vantaggi per il consumatore? Il risparmio di tempo e denaro. E per chi vende? Il cellulare, essendo l’unico strumento sempre disponibile e a portata di mano, dovunque, è in grado di dare nuovi impulsi agli acquisti. I clienti, consolidati o potenziali, potranno accedere ai cataloghi, visionare i prodotti, vedere le offerte da qualsiasi luogo, superando così i limiti che presenta l’utilizzo del pc. Le aziende, grazie all’impiego di canali multimediali, avranno inoltre minori costi di marketing, potranno creare imprese “virtuali” che non necessitano di punti vendita fisici e beneficiare di una presenza globale senza dover fare investimenti esagerati. Inoltre, l’immediatezza dei feedback permetterà all’impresa di adattare la sua offerta alla domanda reale con tempestività. Una piccola-grande rivoluzione nel commercio, insomma - adatta ai grandi player, ma anche alle realtà medio-piccole - che consente agli utenti di avere un negozio da “tenere in tasca”, con l’affidabilità e la sicurezza di un esercizio tradizionale.
Per prendere al volo il trend, gli e-commerce store devono prontamente prevedere una versione specifica per l’ottimizzazione su dispositivo mobile (se il sito è pesante il collegamento potrebbe risultare lento), in modo da adattarne la visualizzazione e rendere semplici gli acquisti (il carrello virtuale va riempito in pochi passaggi). Il pagamento, inoltre, deve avvenire in maniera veloce e dovrebbe evitare il reinserimento dei dati negli acquisti successivi. Anticipare i competitor in questa operazione darà modo di guadagnare un notevole vantaggio sul mercato.
Per capire la portata del fenomeno basta dare uno sguardo alle stime IDC, che parlano di oltre 377 milioni di dispositivi mobili venduti entro quest’anno e di 462 milioni nel prossimo contro, rispettivamente, i 365 milioni e 448 milioni dei pc tradizionali. Il sorpasso è quindi in atto e il trend è destinato a crescere. Ulteriore conferma arriva da uno studio di Accenture da cui emerge che, nonostante la preoccupazione riguardante privacy e furti di identità, il 45% degli utenti che maggiormente utilizzano dispositivi mobili è favorevole ad effettuare pagamenti tramite telefono cellulare.
Nel 2010 il mobile commerce ha raggiunto i 12 milioni di euro di transato grazie all’apporto di oltre 20 dei primi 100 operatori di e-commerce che hanno attivato il canale mobile. La sua crescita è determinata essenzialmente da due fattori: l’aumento dei mobile surfer (in Italia secondo ComScore alla fine del 2010 erano 12 milioni), grazie alla migliore usabilità dei cellulari di nuova generazione, alle tariffe flat e all’incremento dell’offerta di mobile site e applicazioni.
Adatto soprattutto per l’acquisto di prodotti con un grado di complessità non elevato – con poche variabili che l’utente deve selezionare per la scelta del prodotto – o per acquisti ripetitivi, l’m-commerce al momento ha dato i maggiori frutti nel settore alberghiero e dei trasporti, alimentare, moda e spettacoli.
Visto che i dispositivi mobili di prossima generazione presenteranno un aumento delle prestazioni (risparmio energetico, miniaturizzazione, durata delle batterie) andandosi a parificare sempre più ai computer, è bene iniziare a strutturare la propria offerta di vendita in quest’ottica per non rischiare di farsi cogliere impreparati nel momento del boom.