Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Curiosità: l’acqua nei secoli.

07/06/2011 5722 lettori
5 minuti

 

 

Secoli bui quelli medioevali? La disputa è aperta. Senz´altro furono "secoli asciutti." Sì perché l´acqua, sebbene lodata da San Francesco nel Cantico delle Creature, fu in quel periodo oggetto di aspre critiche da parte del ferreo moralismo cristiano che vedeva nella pratica dei bagni un veicolo di eccitazione dei sensi. E, se pur con qualche riserva, si può comprendere, anche se non giustificare, la crociata contro i bagni pubblici, considerati luoghi licenziosi e peccaminosi, mal si interpreta invece il divieto di praticare il bagno privato. Entrando però nell´ottica degli ecclesiastici del tempo appare tutto chiarissimo: immergersi nell´acqua calda dà piacere, il corpo si rilassa, si ritempra. E ciò va assolutamente evitato anche a costo di sacrificare l´igiene personale. Solo in rarissimi casi, nelle idroterapie prescritte dai medici per esempio, all´acqua veniva riconosciuto un ruolo salutare. Ma durò poco. Con le pestilenze del XVI secolo l´acqua fu sempre più messa al bando.


A noi pare un controsenso. Perché tanto astio nei confronti di bagni d´acqua e di vapore in un periodo di infezioni, quando le pratiche igieniche avrebbero dovuto al contrario essere aumentate? A quel tempo si temeva che il calore e l´acqua potessero aprire fessure nella pelle umana. Da lì la peste, la temutissima peste, sarebbe entrata nel corpo, contagiandolo irreparabilmente. Altro che curarsi con l´acqua. Diventava assolutamente necessario evitare i bagni: dai pori allargati si infiltrava aria malsana mentre se ne uscivano sostanze vitali. Le precauzioni da prendere, vista la permeabilità della pelle e la fragilità dei corpi, non erano mai troppe, specie per i bambini. Alle credenze del tempo non sfuggì nemmeno il futuro Luigi XIII, le cui gambe dalla nascita furono lavate solo al compimento del suo settimo anno d´età, in pieno rispetto dei dettami dell´epoca.

Solo col secolo dei Lumi, senza più il timore di censure ecclesiastiche o di eventuali contagi, si tornò a parlare dell´uso terapeutico delle acque, rifacendosi alla medicina greca e alle pratiche termali romane. Ippocrate, il così detto "dottore dell´acqua", con il suo Patologia degli umori, diventò un riferimento insostituibile per gli studi idroterapici del settecento. Infatti a lui, medico greco del V secolo a.C., che si deve la prima trattazione su basi scientifiche del potere curativo dell´acqua. Secondo Ippocrate il buon funzionamento dell´organismo umano dipendeva dai liquidi in esso presenti e l´acqua, applicata calda o fredda sul corpo, facilitava enormemente la circolazione di tali liquidi, arrecando sollievo in caso di malattia. A dire il vero i procedimenti idroterapeutici erano già in uso da millenni, circondati però da un alone di mistero e di sacralità. Immergersi nell´acqua per i popoli della Mesopotamia, per Egiziani, Ebrei, Cretesi così come presso le civiltà orientali, aveva un profondo significato religioso. Solo in seconda battuta si considerava l´aspetto curativo e igienico. Nell´antico Egitto si riteneva per esempio che l´acqua del Nilo fosse un dono divino e a essa si attribuiva ogni efficacia per la cura di coliche renali, infiammazioni e malattie del fegato e della milza.

Sebbene caldamente raccomandati da Ippocrate, i bagni rimasero, per un certo periodo, esclusivo appannaggio di famiglie aristocratiche che potevano permettersi sale da bagno private. Solo in epoca ellenistica cominciarono a diffondersi bagni pubblici e terme. Ma i veri cultori delle terme non furono tanto i Greci, quanto i Romani. Non c´è angolo del loro esteso impero che non ne rechi traccia. Le costruivano ovunque: in piccoli centri, in villaggi, negli scali marittimi, nei porti fluviali e anche presso i loro accampamenti ai confini dell´impero. Le più rinomante, soprattutto quanto a lusso e sfarzi, marmi e pregiate decorazioni pittoriche, furono le terme di Roma, caput mundi. Ogni giorno in migliaia le frequentavano e non solo per avere corpi puliti e profumati. Alle terme si faceva vita sociale, si chiacchierava, si assisteva a spettacoli teatrali, si ammiravano opere d´arte, si ascoltava musica. Nulla da invidiare ai nostri moderni centri di benessere. Centri in cui molto spesso ci vengono, guarda caso, proposti proprio trattamenti idroterapici.

La moderna idroterapia, si è detto, comincia a fare capolino, dopo i "secoli asciutti"medioevali, nel diciottesimo secolo. Dal medico inglese Sir John Floyers a Padre Bernardo Maria da Castrogiano, dal clinico tedesco Hoffmann al medico napoletano Crescenzo, dal dottor Geoffroy, a Siegmund Hahm: tutti loro contribuirono nel corso del Settecento a far luce sui benefici effetti dei rimedi a base d´acqua. E procedimenti messi a punto in quel periodo (come il metodo Priessnitz) vengono ancor oggi utilizzati. A poco a poco tornarono in auge anche le terme, cadute in disgrazia con la fine dell´impero romano. Vera novità del periodo furono però le stazioni balneari: alle virtù terapeutiche dell´acqua si univano i benefici effetti della sabbia e dell´aria marina. I primi bagni, non certo attrezzati come li vediamo ai nostri giorni, sorsero in luoghi ancor oggi di moda: Livorno e Viareggio. Non pensate però alla moderna Viareggio: niente svaghi o divertimenti. Tutto era in funzione dell´acqua, un´acqua che finalmente si riscattava dopo essere stata ingiustamente messa sotto processo.

Da allora "nostra sorella acqua" non ha avuto altro che un susseguirsi di riconoscimenti in campo medico: dalla balneoterapia alla talassoterapia, dai bagni di Khune a quelli di Kneipp, dalle docce scozzesi agli impacchi con additivi fitoterapici, dai bagni di vapore all´idromassaggio, alle inalazioni, per citare solo alcune delle molte varianti terapeutiche dell´idroterapia. Da non dimenticare infine il suo insostituibile aiuto nei centri per la riabilitazione articolare: in acqua, come ci insegna il principio di Archimede, è più facile muoversi in quanto il corpo risulta decisamente più leggero. Il nostro, non c´è che dire, è proprio un "secolo bagnato": ben vengano tutte le applicazioni terapeutiche a base d´acqua. Ma ricordiamoci sempre che l´acqua è una risorsa preziosa, guai a sprecarla.
 
 
Sito da cui è stato tratto questo materiale e consultabile per ulteriori approfondimenti:
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.