Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

ANGELA CAMUSO, GIORNALISTA DE L'UNITA', RISCOPRE LA BANDA DELLA MAGLIANA

20/04/2010 11255 lettori
4 minuti

Titolo: Mai ci fu pietà – La banda della Magliana dal 1977 a oggi

Autore: Angela Camuso

Editore: Editori Riuniti

Anno: 2009

Pagine: 439

Prezzo: € 15,00

ISBN: 9788835980223

Una malavita che non si è mai estinta quella della Magliana. Che di romantico ha ben poco, a dispetto del mito creato e alimentato da cinema e fiction. Suggestiva l’idea secondo cui i banditi della Magliana sarebbero stati i padroni di Roma. Ma non è la realtà. Lo racconta bene Angela Camuso, giornalista di nera e giudiziaria, in Mai ci fu pietà – La banda della Magliana dal 1977 a oggi (Editori Riuniti, 2009). Un reportage come pochi, che si fa forte dell’utilizzo esclusivo delle fonti e colma un vuoto lasciato da molti che, pur occupandosi dell’argomento ‘Magliana’, hanno deciso di non dire la loro. Alla presentazione di Milano, al Mondadori Multicenter, presenti Paolo Mieli, attualmente Presidente di RCS libri, il giornalista Enrico Mentana, il giudice Guido Salvini. E, dulcis in fundo,  uno dei protagonisti del libro, uno dei capi storici della banda, attualmente agli arresti domiciliari e che ha avuto nelle vicende giudiziarie, oltre che il ruolo di imputato, il ruolo di collaboratore di giustizia, condannato poi in via definitiva per numerosi delitti:  Antonio Mancini, detto l'Accattone. Forse un po’ di romanticismo, in una visione pasoliniana, ci potrebbe essere. I banditi  sono nati in borgata, si conoscono sin da piccoli e sono figli del popolo e della miseria. Origine a parte, tutto il resto è raccapricciante. Usura, riciclaggio, ricatti, rapine e delitti su commissione. Politici, magistrati, avvocati, carabinieri, poliziotti e alti prelati, per denaro o per potere, hanno venduto l’anima a Cosa Nostra, alla camorra, al terrorismo neofascista, ai Servizi Segreti deviati.

Un condottiero del gruppo era certamente Enrico De Pedis, alias Renatino, che iniziò a ripulire fiumi di denaro e che creò a Roma, capitale del riciclaggio, quel modello di criminalità imprenditoriale che ancora oggi è dominante. Poi c’erano banchieri come Roberto Calvi, a capo della più grande banca privata italiana. Così come Enrico Nicoletti, cassiere, un nome che è diventato un ritornello in ogni indagine. E ancora ecclesiastici di ogni livello: dal sacerdote che ha favorito la sepoltura di De Pedis a Santa Appolinare, all’arcivescovo Markincus e allo Ior (Istituto per le Opere di Religione, la banca vaticana ndr.). C’erano poi i politici e i servizi segreti che liberarono Abbruciati dal carcere. Un quadro allucinato, insomma, della Roma in bianco e nero, con mani e piedi negli anni di piombo, con i cinema porno che si sostituivano alle sale parrocchiali, le periferie che da luoghi solidali diventavano terreno di coltura degli spacciatori di droga. E che spacciatori: narcotrafficanti da centinaia di chili l’anno.

La giornalista de L’unità ha analizzato centinaia di verbali e ha ricostruito con ampia documentazione la storia della Banda della Magliana. E lo ha fatto con coraggio e determinazione,  senza risparmiare nomi, con un  preciso, quasi ossessivo, rimando a sentenze e processi che tuttavia non appesantiscono una scrittura scorrevolissima che trascina dalla prima pagina all’ultima. Ci hanno raccontato che la banda finì per autodistruggersi, decimata prima da una faida interna e poi da una catena di  ‘pentimenti’. Non è così per Antonio Mancini che fa intuire che troppi fatti sono rimasti sommersi e che la Banda della Magliana agisce ancora. Così come le ultime pagine di Angela Camuso fanno presagire un to be continued.

Elisa Giacalone
Elisa Giacalone

Nata nel 1980, si è laureata a Palermo nel 2004 in Lettere Moderne con una tesi sperimentale dal titolo "Tra giornalismo e letteratura: l'attività giornalistica di Goffredo Parise". E' specializzata in Filologia Moderna e insegna Italiano e Storia in un istituto superiore. Ha cominciato la sua attività giornalistica a diciannove anni in un mensile, «L’Occhio», nel quale ha lavorato due anni a tempo pieno. Si è occupata di reportage turistici, di attualità e di qualche inchiesta. Successivamente l’esperienza dei quotidiani: «La Sicilia» e «La Repubblica» (redazione di Palermo). Ha collaborato con un altro quotidiano, stavolta locale, “Marsala c’è” (pubblicato anche on line, www.marsalace.it) dove si è occupata di cronaca. Ha partecipato a vari concorsi letterari distinguendosi quasi sempre nelle prime posizioni. Ha lavorato come giornalista radiofonica a Radio Italia Anni 60, una delle emittenti dipendenti da Radio Italia Solo Musica Italiana. Ha anche condotto un programma d'informazione e intrattenimento incentrato sulle interviste. Ha vissuto a Londra per alcuni mesi per una workexperience nel settore "Giornalismo" e ha realizzato un progetto di ricerca (in lingua inglese) dal titolo "The evolution of blog and its impact on the journalism profession: an exploratory approach". Attualmente si divide tra il lavoro di insegnante a scuola e la passione del giornalismo e della letteratura che porta avanti attraverso la radio, le collaborazioni giornalistiche e attività culturali varie. Ha anche un blog (www.reporteritinerante.ilcannocchiale.it) dove è possibile leggere i suoi reportage di viaggio e non solo.