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Alice contro Alice: vince il Cappellaio Matto di Tim Burton!

13/04/2010 9741 lettori
5 minuti

Su di un fatto non ci sono dubbi: di Tim Burton non si può dire, biasimare e ammonire nulla (o quasi), visto la sua innata predisposizione a quel mondo visionario popolato dalle fantasie più ataviche relegate alle paure e ai sogni di un adulto che non rinuncia al candore di una moralità testarda a rinnegare realtà e razionalità più consone alle responsabilità della vita, e con Big Fish-Storie di una vita incredibile il regista aveva devoluto uno specchio surrealista e fiabesco di ciò che oggi ha saputo completare con il sequel più fedele alle aspettative di chi vuole leggere attraverso quella distorta visione prospettica di personaggi che sanno incarnare  il reietto  della scomodità e  la paura della diversità che oggi, ancor di più, confluiscono nell’ipertecnologica corsa di una società che spaventa nell’obsolescenza bulimica di chi si preoccupa di non riuscire a tenere il passo all’irrefrenabile voglia di cambiamento che si chiama progresso. L’attrice Mia Wasikowska, nella sua fragile androginia, riesce ad impersonare una ritrovata Alice, giovane donna adulta, che nei suoi diciannove anni non riesce a distaccarsi dai ricordi “oscuri” di un passato di bambina che fatica a ricordare, scappando dalle prospettive di un matrimonio (il pretendente lord inglese Hamish Ascot in piena cerimonia di fidanzamento), per ritrovarsi ad inseguire nuovamente quel Bianconiglio (Michael Sheen, reduce dalle vampiresche spoglie  volute dalla saga della Meyer)  che la riporta nel claustrofobico Paese delle Meraviglie, ripercorrendo ogni singola tappa di quella cerimonia d’iniziazione che la riporta bambina, nei gesti che deve compiere per addentrarsi in quel mondo interiore che vuole solo essere “accettato e non debellato” ai suoi stessi occhi.  La fiala “bevimi” e la fetta di torta “mangiami” sono nuovamente il bisogno indispensabile di una condizione di vita in eterno conflitto con le proprie paure, in quell’immaginario iconastico che nell’Arte si fà nutrimento, per trovarsi di nuovo faccia a faccia con il Cappellaio Matto (un adeguatissimo e coloratissimo Johnny Depp) e il suo specchio, lo Stregatto, psichedelici commensali che l’accolgono nuovamente per farla sentire a proprio agio in quel mondo capovolto che è di nuovo minacciato dalla Regina Rossa (una indissolubile Helena Bonham Carter ormai destinata all’eterno triangolo Burton-Depp-Carter) e difeso dalla sorella Regina Bianca, nelle candide spoglie di una eterea Anne Hathaway. Uno scontro manovrato in quella scacchiera virtuale che dalle pagine originali del romanzo di Carroll (scritto a sua volta a due riprese nell’ Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio) coinvolgono una determinata Alice in missione, per riportare ordine a quel mondo dove tutti sono correlati a se stessi, moderna Giovanna d’Arco incapace di accettare quei dogmi di una società vittoriana che finisce per rinnegare definitivamente, imbarcandosi nel mondo reale su quella nave che non metterà mai fine a quello spirito libero che si chiama emancipazione.  Dopotutto, bisogna essere matti come un Cappellaio Matto per viverci... e per fortuna, noi possiamo scegliere di esserlo!

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.