IMPRESE - Ue: le donne si autocensurano
Ci sono freni ben precisi allo sviluppo dell'imprenditoria femminile come l’assenza di formazione specifica delle donne desiderose di creare la propria impresa. E' quanto è emerso dallo studio sulle imprenditrici europee fatto da Viviane de Beaufort, Docente di Diritto Europeo all’Essec Business School (Parigi) e condirettore del centro di ricerche Cede (Centre Européen de Droit et d’Economie), che dal 2007 ha, appunto, condotto uno studio sull’ imprenditoria “al femminile” in Europa, sotto il patrocinio del Womens’ Forum.
Al di la delle differenti tendenze, lo studio della de Beaufort lascia intravedere infatti diversi punti di contatto fra i differenti Paesi europei. Innanzitutto, il perdurare di una forma di auto-censura, dovuta al rischio di incorrere in una vita professionale che, a causa dell’impegno richiesto, mette in pericolo le responsabilità familiari, e poi il persistere dello stereotipo maschile dell’imprenditore che obbliga le donne imprenditrici a dover continuamente dimostrare di essere all’altezza del ruolo. La soluzione, secondo l'esperta, può arrivare attraverso l’ausilio di formazioni bevi e mirate e un supporto professionale, che in questo contesto si dimostrano assolutamente necessari per aiutare le potenziali creatrici di impresa a sormontare gli ostacoli esterni ed interni. Insomma, introducendo molto presto la cultura dell’imprenditoria nel sistema educativo, si potrebbe arrivare a cambiare lo stato delle cose. La de Beaufort propone un ritratto sociologico delle donne imprenditrici in Europa, ripartendole in tre categorie.
Generazione «Y»: le donne fra i 22 e i 30 anni
Hanno in media tre anni di esperienza professionale e una solida formazione, sono delle giovani donne che sentono di non aderire al modello proposto delle grandi imprese. Ecco che allora fuoriescono deliberatamente dal sistema rivendicando la loro autonomia. Decidono di seguire una formazione molto mirata per verificare la pertinenza del loro progetto imprenditoriale e confidano molto sull’interazione con i networks (inclusi i social network). Questa tendenza si riscontra in tutti i paesi europei, in modo più accentuato in Europa centrale e nel sud dell’Europa (Spagna, Italia, ma anche Francia)
Generazione «X» : le donne fra i 45 e i 55 anni
Generalmente laureate, dopo un brillante percorso aziendale, si sentono bloccate dal soffitto di vetro e fanno la scelta di uscire dal sistema creando la loro impresa, capitalizzando sull’esperienza e la forza del loro network di relazioni. Queste donne creano il proprio business per accedere alle funzioni direttive. Attraverso una formazione specialistica cercano di acquisire delle competenze in management trasversali. Questa categoria d’imprenditrici si riscontra principalmente nei paese anglo-sassoni, ma anche in Francia.
Le «dimenticate» : donne fra i 45 e i 60 anni prive di un diploma
Spesso prive di titoli di studio superiore, queste donne sono alla ricerca di una formazione che gli permetta di acquisire i concetti fondamentali del management ed uscire dal loro isolamento, approfittando dell’accesso ad dei networks e al coaching professionale. Diciamo che creano la loro impresa per crearsi delle opportunità lavorative. Sono sempre più numerose e le troviamo ovunque in Europa, nel Nord, ma anche nel Sud. In comune hanno di essere tutte ignorate da un sistema che le respinge.
E infine, una tendenza recente proveniente dagli USA, che si sta diffondendo anche in Euopa, sono le cosiddette “mums”.
Sono giovani donne in congedo maternità che non desiderano più ritornare al loro lavoro originario e decidono di lanciare la propria attività imprenditoriale che si ricollega al loro status di “giovane mamma consumatrice”.
(Fonte: Affari Itaiani.it)