Cattiva comunicazione in Abruzzo, tra sciacallaggi e finti allarmismi
La madre dei cretini, si sa, è sempre incinta, e capita anche di trovare gente che non si renda conto, nonostante la forte emergenza che si sta registrando in Abruzzo durante queste ore, che sul terremoto c’è ben poco da scherzare. E così all'Aquila si sono registrati i primi arresti per sciacallaggio. Lo ha riferito il capo della Polizia Antonio Manganelli, intervistato da SkyTg24. Manganelli ha spiegato che “c'è anche un problema di vigilanza stradale e di controllo del territorio. I servizi antisciacallaggio producono: ho visto arrivare nella tendopoli adibita a questura degli arrestati che sono stati sorpresi mentre rubavano nelle case che erano state lasciate vuote”.
Ma lo sciacallaggio non finisce qui: a Pescara sono stati arrestati alcuni individui che si erano infiltrati tra i terremotati per scroccare una notte gratis in albergo. Peggio è andata a Chieti, Teramo, Avezzano, Alba Adriatica, Atri e persino Ascoli e Rieti: finti volontari della protezione civile hanno creato allarmismi ingiustificati tra la popolazione, sollecitando la gente, con sms e telefonate, ad abbandonare le proprie case in vista di una fantomatica nuova scossa di terremoto. Ma era tutta una bufala. Si tratta di “buontemponi” che si divertono a seminare il panico (tra l’altro compiendo il reato di procurato allarme), magari anche con l’interesse che le case rimangano abbandonate per potervi poi entrare indisturbati, rubando tutto il possibile. E' una vergogna. Non è possibile che ci siano persone che, in un simile dramma, approfittino della situazione cercando di raggirare gli altri. Ad Avezzano, in provincia dell’Aquila, si sono vissute vere e proprie scene di follia collettiva in un centro commerciale, con la gente che scappava terrorizzata da tutte le parti. E’ dovuta intervenire la polizia, girando per le strade con il megafono a tutto volume per invitare la popolazione a non lasciare le proprie abitazioni, visto che non c'è alcun pericolo.
''E' alle forze dell'ordine, ai numeri 112, 113 e 115, attivi 24 ore su 24, che occorre rivolgersi in caso di telefonate o contatti con persone, sconosciute o meno'': è l'appello di Piero Angeloni, questore di Teramo, la città dove uno sconosciuto ha telefonato ai centralini dell'Ospedale, del Comune, dell'Istituto Zooprofilattico e di altri uffici spacciandosi per un carabiniere e dicendo che i locali andavano evacuati per l'arrivo di una forte scossa di terremoto. Il personale che era negli uffici pubblici ha lasciato subito i locali, mentre in ospedale erano state avviate le operazioni per disporre l'evacuazione dei ricoverati, ma i responsabili hanno comunque effettuato la verifica scoprendo che si trattava di una notizia falsa. Su Facebook, addirittura, dove pure stanno fiorendo tante iniziative per raccogliere fondi pro sisma, Marco Pellegatti, finto nipote del giornalista Mediaset Carlo Pellegatti (foto), ha cercato sul suo profilo di raccogliere fondi per un'iniziativa benefica che sostiene essere stata organizzata dal Milan e da Mediaset. Subito è arrivata la smentita di Carlo Pellegatti, che ha dichiarato di non avere ''nessun nipote che si chiama Marco'' e di non essere ''iscritto a Facebook'', aggiungendo che presenterà presto denuncia alla Polizia postale.
Purtroppo dobbiamo assistere anche allo sciacallaggio dell'informazione. Un giornalista si è spacciato per sacerdote e ha cercato di entrare con questo 'espediente religioso' nell'autorimessa adibita a obitorio della scuola ispettori della Guardia di Finanza de L'Aquila, a Coppito, forse per fare qualche scatto delle salme identificate delle vittime del terremoto. Un gesto semplicemente deprecabile. E lo stesso dicasi per l'elogio che il Tg1 ha fatto di sè stesso, comunicando in più occasioni tutti i dati di ascolto, edizione per edizione, che il notiziario aveva collezionato parlando del terremoto. Un'autoreferenzialità davvero fuori luogo e di pessimo gusto, con una totale mancanza di rispetto per i numerosi morti del sisma, quando l'unica cosa da fare ora sarebbe solo quella di pensare al proprio dovere di servizio pubblico. Per questa caduta di stile, il critico tv Aldo Grasso ha giustamente chiesto al Tg1 di scusarsi con i telespettatori. Accadrà?