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L’idea di città intesa come bene culturale.

09/05/2008 8848 lettori
4 minuti
 
La rassegna artistica promossa dal Comune di Como «L'abbraccio di Vienna. Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere» tocca nuovi record: accessi sul sito Internet ufficiale www.grandimostrecomo.it ormai oltre i due milioni dallo scorso quattro marzo; flusso di visitatori che supera le trenta mila presenze. «Le mostre di Villa Olmo sono la più grande campagna di immagine che Como abbia avuto nella sua storia con una media di tremila articoli all'anno su tutti i giornali nazionali». È l’orgoglio di Sergio Gaddi, curatore della rassegna e assessore alla Cultura, che aggiunge: «La cultura è il vero volano dell'economia». Addirittura c’è chi percepisce un reciproco innamoramento: «lei è la cultura e lui è il business, benché sembrassero incompatibili». È successo quando sono cominciate le mostre d’arte a Villa Olmo che hanno attirato migliaia di visitatori per quattro mesi l’anno e le dimensioni esatte dell’indotto messo in moto saranno oggetto di una ricerca universitaria commissionata dallo stesso assessore Sergio Gaddi allo Iulm. Gli studiosi verificheranno se anche a Como è possibile applicare la formula: 5-6 milioni di euro sono lasciati al territorio ogni 100.000 visitatori delle rassegne culturali[1].

L’auspicio di un processo irreversibile e che la certificazione possa dare nuovo slancio alla città, finanche a far metabolizzare il concetto che «la cultura è il nostro maggior petrolio», mi accomuna in tanto quanto si voglia intendere la città come un’organizzazione complessa, strutturata a carattere economico o politico, orientata a migliorare i suoi elementi costitutivi: nel caso specifico i cittadini nel senso di evolvere e innovarsi. Dove saranno di casa, nei prossimi anni, nei prossimi decenni, il successo e la crescita? «In quei Paesi che sapranno investire nei propri cittadini. Perché il capitale umano è sempre più importante; perché non basta possedere petrolio e materie prime per prosperare; perché le persone e non le risorse o le macchine determinano già, ma lo faranno sempre di più, la nostra ricchezza. Questa è la mia visione dell’umanità: le persone sono importanti». Parola di Gary Becker, premio Nobel nel 1982, l’economista più citato al mondo[2].

Attratto da un particolare interesse per l’iniziativa culturale, determinati confacenti occasioni ed una dedita attenzione, mi son trovato da neofita indotto «in perenne movimento verso il godimento estetico, per il quale non esistono responsabilità specifiche ma strane, curiose, talvolta contraddittorie, collusioni tra filosofia e società dei consumi, tra moda e design, tra media ed arte[3]» tutte da capire ed imparare. Per altro verso, ho cercato di sollecitare interventi orientati a promuovere azioni che incidino sulle condizioni della persona nell’inseguire soddisfazione ai propri bisogni (sociali, economici, culturali), condizioni che costituiscono un ostacolo all’esercizio sostanziale dei propri diritti. Con una certa accortezza ho voluto manifestare un’ambizione: incalzare l’iniziativa culturale supplita da una conoscenza condivisa ed emotivamente coinvolgente basata su un sistema produttivo e competitivo il cui successo e la cui crescita possa essere la conseguenza, trasparente e partecipata, di aver saputo capitalizzare in rispetto ai propri cittadini.
In tal senso trovo ora di altrettanto interesse alcune anticipazioni dei testi critici del catalogo di quest’ultima rassegna. Particolarmente significativo il contributo di uno dei curatori, Sergio Gaddi, di cui riporto alcuni estratti:
·        «La reciprocità stabilisce schemi di relazione che si mantengono nel tempo e creano legame sociale, a differenza di quanto è effetto tipico dei meccanismi del mercato. La fiducia è vista come un’aspettativa di esperienze con valenze positive per l’attore, dotata di un carico emotivo e cognitivo tale da oltrepassare la soglia della mera speranza. Questi aspetti non possono essere ignorati o guardati con sufficienza, ma inseriti nelle politiche di divulgazione culturale di qualità, che a sua volta è uno degli strumenti più forti di urban branding, di costruzione dell’identità competitiva delle città».
·        «…L’apporto delle mostre alla valorizzazione urbana porta con sé innovazione di processo (e di funzioni prime), modificandone la funzione del “bene culturale-città” dal punto di vista della comunicazione della sua interfaccia immateriale. Aggiungono conoscenza e promuovono non più solo la pianificazione urbana lineare, ma cicli strategici di valorizzazione, autoalimentando la ricerca attorno allo sviluppo della città contemporanea con sperimentazione, verifiche puntuali, contatto diretto con i cittadini»

Da un certo punto di vista, e per quanto ho potuto capire, presumo credere di non essere lontano dal proposito dottamente articolato dal dott. Gaddi. Evidentemente é solo una prima lettura che richiede l’opportuno apprendimento per misurarsi ed usufruire dei rispettivi bisogni da cittadino. Teoricamente la gente tende ad aggregarsi sulla base di determinate caratteristiche, formando gruppi esclusivi, da cui è tenuto fuori chi non ha i requisiti richiesti. All’isolamento del gruppo contribuisce il fatto che nel rapporto tra individui che hanno qualcosa in comune ciascuno rafforza la propria identità, i propri valori e le proprie convinzioni. Da qui la stratificazione sociale che è il risultato della formazione di più gruppi che si escludono a vicenda, ponendosi l’uno in posizione di superiorità rispetto all’altro. I fattori di aggregazione degli individui sono essenzialmente tre. Accanto alla gerarchia di classe, su base economica, esistono quella di appartenenza politica, fondata sul potere, e quella di ceto, legata alla cultura.Le tre stratificazioni sono interdipendenti, le tre gerarchie si influenzano reciprocamente[4]. Chiudo questo mio contributo riportando un terzo estratto attinente «l’idea di città intesa come bene culturale» trattata, dallo stesso Assessore – Curatore.

  • «…L’idea di città intesa come bene culturale in se stessa e non solo come insieme di beni singoli, porta alla lettura del fenomeno urbano come bene culturale complesso. Esattamente come un testo, la città può essere letta, analizzata, interpretata. E quindi promossa ed innovata, per essere restituita più aderente ai bisogni, -da quelli fisici a quelli sociali- dei cittadini. Chi abita un luogo, infatti, si riconosce in esso sia dal punto di vista delle stratificazioni storico-sociali ma anche dall’eredità d’immagini che ogni spazio lascia di sé».


[1] Rassegna stampa comune di Como
[2] Festival dell’Economia di Trento seconda edizione giugno 2007
[3] Enjoy! di M. Senaldi http://www.meltemieditore.it/GiornaleElementi.asp?IdGiornale=22
 [4] La teoria della stratificazione di Weber.
 
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.