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Steven Spielberg: alla ricerca del cerimoniere perduto!

25/02/2008 5880 lettori
5 minuti

 

Il 31 agosto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la Risoluzione 1706, una manovra rafforzativa in aiuto dei 7000 uomini dell’Unione Africana, composta da 20000 caschi blu come nuova forza di pace a sostegno della guerra civile che dal 2003 imperversa nello stato africano del Sudan, nella regione di Darfur. Un impegno internazionale sentito, visto che il Sudan ha ritenuto un atto insurrezionale ai fini invasivi, l’atto di prevalicazione dello stato interno da parte degli stranieri, impedendo così alle forze americane di compiere il loro dovere di mettere fine a quello che era stato definito il genocidio del Darfur. L’atto di accusa che cade sul governo islamico è quello di fornire armi alle forze civili interne, perseverando in un assurdo stato di sterminio che riporta la stessa regione a una situazione disastrosa pari a quella carestia del 1984-85, che ha portato alla morte circa 95.000 persone su una popolazione di circa tre milioni di abitanti, in pieno regime Gheddafi. Una abominevole carneficina, dunque, che ha avuto inizio il 26 febbraio del 2003, quando il Fronte di Liberazione del Darfur (FDL) ripiegò un attentato a Golo, il quartier generale di Jebel Marra. Oggi, come risvolto ufficiale di una coscienza morale provata da simili tragedie civili, Steven Spielberg diventa il nuovo portavoce di chi si schiera contro quel potere terroristico che ha sempre visto come minaccia rossa il monopolio comunista di una arcaica minaccia di morte che sembra destinata a non avere mai fine. Se non riescono le forze politiche e militari, allora tocca agli artisti muovere le proprie capacità per diventare quella potente macchina di propaganda che è il cinema-spettacolo e sicuramente Spielberg può rivestire al meglio il ruolo di assoluto mediatore tra una facile propaganda di consumo di massa come possono essere le stesse Olimpiadi, sotto un ascendente competitivo che nei giochi olimpici può riversare facili sabotaggi manovrati a dovere, e non sarebbe la prima e l’ultima volta.
Uno Spielberg inedito, dunque, sentitamente dibattuto di fronte ai giornalisti di tutto il mondo, rifiutando il ruolo di coordinatore artistico delle cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi olimpici di Pechino, che avranno inizio l’8 e si chiuderanno il 24 agosto. Colui che ha deliziato le innocenti visioni del pubblico di ogni età, in quella favola cominciata giovanissimo, all’età di sette anni, con in mano una cinepresa da 8mm Kodak e il primo cortometraggio, quell’Amblin che sarebbe diventato lo stesso nome della sua prima casa di produzione. Il primo lungometraggio sperimentale, in quel Duel del ’71, per arrivare, esaurimento nervoso compreso, al primo successo mondiale con Lo Squalo (1975). Un sodalizio artistico con l’amico-attore Richard Dreyfuss, di nuovo insieme nel successivo Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) e il più recente Always (1989), remake-dedica del caro Joe il pilota con Spencer Tracy. Un sogno dopo l’altro, quindi, che ha portato, al prolifico binomio Spielberg-Rambaldi, meriti e riconoscimenti, passando dagli alieni della montagna del diavolo al più rassicurante e lacrimevole E.T (1982). Sicuramente più osannato dello stesso Harrison Ford che ha avuto la fortuna e il merito di interpretarlo, Indiana Jones (o meglio, Indy ?) ci ha regalato le emozioni di tre episodi inediti che hanno avuto inizio col fortunato capostipite I predatori dell’arca perduta (1981), per arrivare all’ultimo episodio in programma per inizio estate di quest’anno ne Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. L’emozione di un ritrovato Peter Pan nel suo quasi flop Hook (1991), interpretato dalla distinta coppia Williams-Hoffman, ha continuato ad allietare le aspettative dei fan di tutto il mondo, passando dal ruolo di regista e produttore rafforzando le capacità di un provato Zemeckis, nelle saghe di Ritorno al futuro e Gremlins (quest'ultimo con Joe Dante), e un già sentito impegno etico-umano nel primo L’impero del Sole (1987) e il successivo Shindler’s List (1993). Tom Cruise lo ha deliziato nel Minority report e la Guerra dei mondi, confermando quell’instancabile capacità di rinnovarsi, nella inesauribile voglia di rappresentare i pregi di una umanità toccata da quelle problematiche che infittiscono un tessuto sociale forse un po’ troppo ingarbugliato, di cui noi ne saremo sempre responsabili. Finchè il prezzo di un biglietto può far riflettere, è sempre meglio risolvere i problemi gravi di questo mondo comodamente seduti nelle poltrone di un cinema, o nel rivalutare il valore umano nello sforzo fisico che risiede in un gioco molto più grande di noi, e queste Olimpiadi di Pechino hanno già cominciato a far riflettere un po’ di più.
Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.