Le ore
E’ abbastanza avere un dono, saper scrivere, per essere soddisfatti? E’ abbastanza aver vissuto esperienze trasgressive e intriganti, per essere appagati? E’ abbastanza una torta perfetta, un marito buono e un figlio dolce, per essere felici? Non è abbastanza chiamarsi Virginia Woolf. Non è abbastanza chiamarsi “Clarissa Dalloway”. Non è abbastanza chiamarsi Laura Brawn. Non è mai, mai, mai abbastanza per quegli esseri umani tanto pazzi o tanto sensibili da percepire costantemente una pioggia di nulla che avvolge ogni gesto quotidiano, per quelle persone che vorrebbero con tutte le forze essere felici delle loro vite tranquille e piacevoli e che non potranno esserlo mai. Ogni giorno è una battaglia persa che mostra la sorprendente forza umana e la sua ineluttabile inutilità; ed alcuni, purtroppo, lo sanno. Alcuni sanno che la più grande schiavitù dell’uomo, da sempre, sono le ore. Le ore che si susseguono, che si schiacciano le une contro le altre e condannano tutti all’infelicità o alla normalità, che per alcuni è quasi peggio.
Eppure continuiamo ad amare il cielo, la vita, a volerne ancora. Facciamo finta che sia abbastanza, non guardiamo le ore che abbiamo già calpestato, né quelle che ci aspettano all’uscio e troviamo una sorta di serenità. Quasi tutti. Oppure c’è chi si getta da una finestra, chi va a vivere da solo in Canada, chi si mette pietre in tasca entrando in un fiume gelido.
Michael Cunningham fotografa un solo giorno di tre donne, un giorno per alcune particolare, per altre di ordinaria follia. Fotografa la risacca mentale che sciabordando tra attimi di autoconvincimento, piccoli brividi piacevoli e profonda autocommiserazione, accompagna le vite di queste tre donne, e di molti di noi. Fotografa i pensieri con una precisione che rasenta il plagio della mente. Ognuno può ritrovare in questo libro qualche suo fugace, plumbeo pensiero, che gli è stato rubato. Non è piacevole ritrovare alcune idee che non ammettiamo essere nostre, ma leggere questo libro è come una dolorosa, catartica, in un certo senso meravigliosa presa di coscienza su certe verità profonde che sappiamo di aver nascosto da qualche parte, qua e là tra le cianfrusaglie allegre della nostra superficialità.