È ormai il tempo dei creativi.
Incrociato casualmente «Comunitàzione», come può capitare a chi naviga e cerca «di cavalcare le onde internettiane», da subito ho voluto calarmi nel ruolo «attivo», in verità non del tutto coinvolto in un processo al quanto dinamico e ad un’erompente comunicatività piena di vita. Magari intriso di un qualche zelo generazionale, ho cercato spunti di riflessioni in base alla conoscenza tacita che è propria; forte di una derivante «intuizione», continuo a predispormi per un possibile apprendimento verso quei contenitori di conoscenza esplicita cha via via capitano. Ed ancora citando Danile Vinci «L’oceano di internet è pieno di rotte impervie, bisogna avere occhi acuti e senso critico, ma soprattutto bisogna avere un punto da cui salpare». Per quanto attinente trovo interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi per poter essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una nuova conoscenza, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.
Proprio il riferimento all’individuo in quanto tale e in quanto membro di una comunità, con identità autonoma e la propriaspecifica eccellenza,riporta alla dimensione creativa artigianale, che tanto ha sorpreso l’umanità per serietà e perfezione. La storia dell’artigianato è storia dell’uomo, della sua abilità nel modificare ed adattare ciò che la natura gli proponeva. Pensiamo alla primordiale necessità di raccogliere e conservare l’acqua, i frutti, i semi. Di qui i primi manufatti in pietra o in legno o ricavati da frutti disseccati e svuotati. Un altro importante processo tecnologico fu il tessuto. Inizialmente con fibre «dure» (sisal, salice, tifa), successivamente con fibre “leggere” (cotone, lino, seta, lana), che già comportavano conoscenze tecniche più evolute, non ché un’interazione con chi nella tribù si dedicava alla coltivazione o all’allevamento. È dal momento che l’uomo da nomade diventa sedentario che nasce l’artigiano produttore e commerciante. La formazione professionale passava attraverso l’apprendistato che consisteva, per il giovane avviato ad un mestiere, nel mettersi a garzone presso un maestro d’arte e rubargliene i segreti: nel senso che l’apprendista doveva osservare e capire da solo molte più cose di quante gliene fossero spiegate o insegnate. Non si trattava di incapacità didattica dei mastri, ma del loro interesse a far apprendere nel modo più lento possibile poiché questo garantiva la disponibilità di un lavorante per un tempo più lungo e ad una paga più bassa, ma soprattutto rinviava di molto il momento in cui un nuovo concorrente si sarebbe inserito nel mercato. Un atteggiamento corporativo, se si vuole, un comportamento tipico di piccoli gruppi impegnati nella chiusa difesa dei propri interessi e privilegi.
Il mondo si evolve. E con lui anche la nostra cultura. Realtà locali spesso secolari, basano il loro “successo” su fattori radicati nella cultura artigianale e creativa. I progetti sono quasi sempre identificabili a finalità artistiche e culturali. L’elaborazione, delle fasi operative, consegue da una tecnica di creatività di gruppo per fare emergere idee volte alla risoluzione dei problemi. Come vocazione emerge l’intento di portare la creatività ad interagire direttamente e ad integrarsi con ogni ambito del tessuto sociale. È ormai il tempo dei creativi (imprenditori, progettisti, designer, pubblicitari) impegnati nei vari campi dell’industria e della comunicazione, si orientano ad un lavoro per l’attuazione delle idee di «produzione responsabile».
È di ieri l’articolo di Gianandrea Zagato - giovedì 29 novembre 2007. Artigianato in Fiera: festa con 2.618 espositori. Dieci padiglioni, operatori provenienti da 104 Paesi sparsi nei cinque continenti.(…) «È come se fossimo sempre ributtati dentro alla possibilità di conoscere, incontrare e abbracciare l’umanità espressiva che è l’artigiano e di presentarlo a un popolo che a sua volta rimane estasiato e stupito della bellezza che questa umanità esprime nel suo lavoro» commenta Antonio Intiglietta. (…) «In una parola, l’eccellenza artigiana» annota l’assessore Domenico Zambetti: «Quest’edizione di Artigiano in Fiera è particolarmente ricca di eventi e novità. E consente alla Regione Lombardia di sostenere una volta di più un settore strategico per la nostra economia e fondamentale per la nostra storia».