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Se la cattiva maestra si trasforma in maestrina…

22/06/2007 6443 lettori
4 minuti
Che la TV sia una cattiva maestra appunto è chiaro condivisibile sotto gli occhi di tutti… ma bisogna ammettere che “la televisione” è in profondo cambiamento.
Sono arrivate “le televisioni”.
Sky e poi il digitale, la Tv libera di internet sono i nuovi brand, i nuovi vettori dove sarà sempre più possibile costruire uno strumento in cui si riconoscono community omogenee di consumatori: e così i colti appassionati di storia, di geografia, di natura, di scienze, di arti, di emozioni vere quelle dei film, possono tornare a usare un elettrodomestico che davvero tante volte è meglio nasconderlo in un mobile ad ante chiuse….
La cattiva maestra di Popper è la TV generalista, tradizionale quella del duopolio Rai-Finivest appena arricchito da La 7, MTV e poco altro salvabile nel panorama dell’emittenza locale. La TV dei programmi fotocopia che non hanno alcuna esigenza di formare la coscienza critica del popolo dell’etere; che poi è il popolo dei cittadini di oggi e di domani che non chiedono solo uno svago ma un’occasione di confronto, di incontro verso nuove culture e di esperienze formative per conoscere se stessi e crescere. Maturare nuove conoscenze, nuovi stimoli. Ma come si fa con i programmi spazzatura?
La società cambia e si cerca qualcosa di vero più vero del reality… e così il quotidiano, il banale, il personale che va in tv, ma non fa tv, entra in crisi. L’inchiesta giornalistica, il servizio al cittadino, la voce del cittadino in diretta che interviene per chiedere il supporto di telecamere e di attenzioni istituzionali, apre nuovi scenari.
E’ il caso della TV della Libertà di Michela Vittoria Brambilla.
Aldo Grasso non ha correttamente inquadrato il fenomeno quando chiede che senso ha che “Mediaset cloni una Mediaset in miniatura”. Tralasciando i colorati paradossi di Grasso - che sono 3 perché a questo di Mediaset aggiunge quello di Emilio Fede e della scontentezza/contentezza della Brambilla - la TV della Brambilla a nostro giudizio è solo l’ultimo caso di una televisione innovatrice, vicina alle istanze della gente, capace di farsi soccorritrice degli ultimi. Una tv di servizio, di denuncia, la punta avanzata in politica del Gabibbo di Striscia La Notizia, una tv verità capace finanche di salire in cattedra con una “maestrina dalla chioma rossa” prodiga di attenzioni verso cittadini prima e poi elettori.
Un modello innovativo di comunicazione.
Una televisione innovativa.
Altro che paradossi, caro Grasso.