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La stagione dei flop

22/05/2007 30267 lettori
4 minuti

Ultimo bollettino dal fronte televisivo italiano:

Apocalypse Show (Gianfranco Funari), Colpo di Genio (Ventura - Teocoli), 1,2,3…stalla (Barbara Durso), Votantonio (Fabio Canino)….bocciati!

A questi aggiungerei le bocciature riservate ad Amadeus, per il preserale di Canale 5, a Paolo Bonolis e la lista potrebbe tranquillamente continuare….

E al fianco di tutti questi nomi illustri della nostra televisione, vorrei proporre una candidatura alla bocciatura, senza alcun debito formativo, alla Rai e a Mediaset.

La televisione generalista italiana è allo sbando. L’emergenza editoriale sta diventando giorno dopo giorno una questione di sopravvivenza in particolar modo per la Rai, ma anche Mediaset, più specificatamente Canale 5 ( Cfr. Italia1 e Rete4 godono di una buona salute) non se la sta passando molto bene.

Cosa sta succedendo esattamente?Sono i format che non funzionano?O non ci sono più presentatori degni di stare dietro lo schermo?

Penso che il problema abbia delle radici molto più profonde di quanto si possa immaginare e che tutta la bufera che si è scatenata negli ultimi giorni è la conseguenza di interventi erronei, di decisioni sbagliate che da qualche anno a questa parte i dirigenti televisivi hanno deciso di seguire.

Molto delicata, rispetto a Mediaset, è la situazione della Rai.

Il lungo elenco di sue trasmissioni che sono andate male, o malissimo, o chiuse al primo apparire (Colpo di Genio della Ventura, Votantonio di Canino) è semplicemente la mappa del grande solco che si è scavato tra la Rai stessa e il suo pubblico. Quella Rai, con ben 53 anni di storia alle spalle, con il primato di prima industria culturale italiana, che ha permesso la diffusione della lingua nazionale e che ha accompagnato il Bel Paese verso la modernità, che ha perso (o ha preferito volontariamente perdere?!?) la capacità di capire, da un lato, il suo pubblico, dall’altro, il senso di responsabilità d’azienda.

Quella italiana è una tv che si affida in maniera ormai stabile a produttori esterni, acquista trasmissioni chiavi in mano in cui persino gli artisti sono quelli di scuderia della società che ha firmato il contratto. E’ una televisione in subaffitto a Magnolia, a Endemol, etc.

Gli autori interni sono rimasti in pochi e quei pochi che ci sono hanno limitate possibilità di “mettere mano” sui singoli programmi o elaborare contenuti perché i format sono acquistati e arrivano in Rai già belli e pronti, del tipo “Quattro salti in tv”, bastano “quattro minuti” in camera di consiglio e poi in onda….

L’appalto della creatività alle case di produzione esterne è un atteggiamento assolutamente ingiustificabile, ma inevitabile a furia di scegliere la dirigenza per meriti politici e non per quelli professionali. Le più cruente battaglie politiche di questi ultimi anni, infatti, si sono combattute per lo più intorno al potere televisivo e sempre più spesso ci si dimentica di quanto la televisione, in particolar modo il servizio pubblico, sia un mezzo troppo importante per non essere una diretta emanazione delle idee e degli orientamenti espressi dagli elettori e quindi deve esprimere tutte le sensibilità espresse democraticamente dal Paese. Troppe lotte per conquistare un posto in Consiglio d’Amministrazione della Rai, una direzione di rete, una direzione o vicedirezione di un telegiornale, sono compiute senza esclusione di colpi e, anche quando le nomine sono effettuate, i prescelti sono sottoposti a enormi pressioni che possono rivelarsi, poi, delle vere e proprie trappole.

Sorge spontanea, a questo punto, una domanda del tutto legittima: dove è finita la Rai di un tempo con i suoi programmi innovativi e straordinari ( e oggi lo sarebbero più che mai per noi) quali “Il Musichiere”, “Lascia o raddoppia”, “Portobello”, i famosissimi sceneggiati che hanno incatenato davanti allo schermo milioni di telespettatori (cifre che non si sono quasi mai più ripetute) come “I promessi Sposi”, “La cittadella”, “I fratelli Karamazov”?

Anche a loro non mancavano i dissidi all’interno della dirigenza Rai, ma forse allora i politici nostrani erano fatti, ahimè, di altra stoffa.

Questa non vuole assolutamente essere una pura retorica del tipo “un tempo si stava meglio rispetto a oggi”, però credo che sia necessario interrogarsi su quanto stia accadendo al servizio pubblico italiano e trovare al più presto una soluzione efficiente e definitiva.

“Mamma Rai” deve necessariamente tornare a dar conto al suo pubblico; non può cucirsi addosso il modello della tv commerciale, perché essa non è un emittente privata; non può mettere in onda programmi necessari a vendere gli spettatori agli investitori pubblicitari; non può dimenticare i suoi primi clienti, i contribuenti; non deve puntare solo in astratto a fare dei “buoni programmi”; non deve essere luogo di scontro politico.

“Mamma Rai” deve tornare esclusivamente a “far televisione”, con tutto ciò che quest’espressione comporta: informare, intrattenere, divertire, educare,etc.

In attesa che qualcuno se ne renda conto, prima o poi…

Federica Palmisano
Federica Palmisano

Ciao, sono Federica ho 22 anni. Laureanda nel c.d.l. in Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna, ma nata e cresciuta nelle aspre terre del Tavoliere Pugliese. Amo follemente carta e penna...ma devo adeguarmi anche all'evoluzione della tecnologia ed è per questo che parto con Comunìtàzione per arrivare...spero..lontano....
Prima di Comunitazione ho fatto tante cose, tranne che scrivere "sul serio"...con la speranza che questa volta ci siamo....