La stagione dei flop
Ultimo bollettino dal fronte televisivo italiano:
Apocalypse Show (Gianfranco Funari), Colpo di Genio (Ventura - Teocoli), 1,2,3…stalla (Barbara Durso), Votantonio (Fabio Canino)….bocciati!
A questi aggiungerei le bocciature riservate ad Amadeus, per il preserale di Canale
E al fianco di tutti questi nomi illustri della nostra televisione, vorrei proporre una candidatura alla bocciatura, senza alcun debito formativo, alla Rai e a Mediaset.
La televisione generalista italiana è allo sbando. L’emergenza editoriale sta diventando giorno dopo giorno una questione di sopravvivenza in particolar modo per
Cosa sta succedendo esattamente?Sono i format che non funzionano?O non ci sono più presentatori degni di stare dietro lo schermo?
Penso che il problema abbia delle radici molto più profonde di quanto si possa immaginare e che tutta la bufera che si è scatenata negli ultimi giorni è la conseguenza di interventi erronei, di decisioni sbagliate che da qualche anno a questa parte i dirigenti televisivi hanno deciso di seguire.
Molto delicata, rispetto a Mediaset, è la situazione della Rai.
Il lungo elenco di sue trasmissioni che sono andate male, o malissimo, o chiuse al primo apparire (Colpo di Genio della Ventura, Votantonio di Canino) è semplicemente la mappa del grande solco che si è scavato tra
Quella italiana è una tv che si affida in maniera ormai stabile a produttori esterni, acquista trasmissioni chiavi in mano in cui persino gli artisti sono quelli di scuderia della società che ha firmato il contratto. E’ una televisione in subaffitto a Magnolia, a Endemol, etc.
Gli autori interni sono rimasti in pochi e quei pochi che ci sono hanno limitate possibilità di “mettere mano” sui singoli programmi o elaborare contenuti perché i format sono acquistati e arrivano in Rai già belli e pronti, del tipo “Quattro salti in tv”, bastano “quattro minuti” in camera di consiglio e poi in onda….
L’appalto della creatività alle case di produzione esterne è un atteggiamento assolutamente ingiustificabile, ma inevitabile a furia di scegliere la dirigenza per meriti politici e non per quelli professionali. Le più cruente battaglie politiche di questi ultimi anni, infatti, si sono combattute per lo più intorno al potere televisivo e sempre più spesso ci si dimentica di quanto la televisione, in particolar modo il servizio pubblico, sia un mezzo troppo importante per non essere una diretta emanazione delle idee e degli orientamenti espressi dagli elettori e quindi deve esprimere tutte le sensibilità espresse democraticamente dal Paese. Troppe lotte per conquistare un posto in Consiglio d’Amministrazione della Rai, una direzione di rete, una direzione o vicedirezione di un telegiornale, sono compiute senza esclusione di colpi e, anche quando le nomine sono effettuate, i prescelti sono sottoposti a enormi pressioni che possono rivelarsi, poi, delle vere e proprie trappole.
Sorge spontanea, a questo punto, una domanda del tutto legittima: dove è finita
Anche a loro non mancavano i dissidi all’interno della dirigenza Rai, ma forse allora i politici nostrani erano fatti, ahimè, di altra stoffa.
Questa non vuole assolutamente essere una pura retorica del tipo “un tempo si stava meglio rispetto a oggi”, però credo che sia necessario interrogarsi su quanto stia accadendo al servizio pubblico italiano e trovare al più presto una soluzione efficiente e definitiva.
“Mamma Rai” deve necessariamente tornare a dar conto al suo pubblico; non può cucirsi addosso il modello della tv commerciale, perché essa non è un emittente privata; non può mettere in onda programmi necessari a vendere gli spettatori agli investitori pubblicitari; non può dimenticare i suoi primi clienti, i contribuenti; non deve puntare solo in astratto a fare dei “buoni programmi”; non deve essere luogo di scontro politico.
“Mamma Rai” deve tornare esclusivamente a “far televisione”, con tutto ciò che quest’espressione comporta: informare, intrattenere, divertire, educare,etc.
In attesa che qualcuno se ne renda conto, prima o poi…