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Valutare la comunicazione...

24/03/2003 12483 lettori
6 minuti

Intervista a Orazio Maria Valastro
orazio.maria.valastro@analisiqualitativa.com

Osservatorio dei Processi Comunicativi
www.analisiqualitativa.com

L

Dottor Valastro, anche a Lei il più cordiale benvenuto su Comunitàzione. Personalmente seguo spesso il suo sito www.analisiqualitativa.com e sono sempre più attratto dall'analisi qualitativa dei processi comunicativi. Ne vogliamo parlare, discutere un po', per raggiungere il centro del nostro discorso?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“Nel febbraio del 2002 ho promosso il sito dell’Osservatorio dei Processi Comunicativi, un progetto che si presenta adesso come una sorta di contenitore in continua evoluzione. Le iniziative avviate in questi mesi sono il Portale dell’Analisi Qualitativa, un portale tematico dedicato agli approcci ed alle metodologie qualitative, e m @ g m @, una rivista elettronica di scienze umane e sociali, sono seguite con un certo interesse e t’invito a continuare a navigare e visitare il sito dell'osservatorio.

La concretizzazione di queste iniziative e degli strumenti che rappresentano, la rete di collegamenti e collaborazioni in grado di realizzarsi e svilupparsi attorno a questo progetto, si traducono in un’esperienza che si confronta già di per sé con la problematicità dei processi comunicativi e dei rapporti sociali su internet. Internet è uno strumento straordinario per sviluppare delle collaborazioni e creare delle dinamiche collettive di sinergia, ma la cooperazione nella realizzazione di uno spazio condiviso, uno spazio di riflessione e collaborazione che è allo stesso tempo uno strumento d’approfondimento e perfezionamento, risente fortemente della realtà multi dimensionale delle comunità virtuali: le reti relazionali e la comunicazione nel web.

Il sito www.analisiqualitativa.com assume a mio avviso una duplice valenza: è un’esperienza che si sviluppa come osservatorio privilegiato dei processi comunicativi su internet; ma al tempo stesso è un luogo d’incontro e riflessione, dove confrontare e valorizzare conoscenze ed esperienze, coniugando la teoria e la pratica, l’analisi qualitativa nella ricerca sociale e l’intervento nei contesti sociali. Il sito dell’Osservatorio cerca in questo senso di stimolare un’attenzione privilegiata agli approcci ed alle metodologie qualitative, delle scienze umane e sociali, che ci aiutano a considerare la complessità dei processi comunicativi.”

L

I nostri navigatori potrebbero avere qualche problema a comprendere la differenza tra analisi qualitativa e quantitativa. La vorrebbe descrivere un po'?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“Una differenza sostanziale tra analisi qualitativa e quantitativa ha avuto origine da un annoso dibattito. L’approccio quantitativo, concepito come indiscutibile valutazione e determinazione della realtà, si opponeva all’approccio qualitativo, inteso piuttosto come riproduzione della singolarità e dell’unicità.

Una ricerca sociale potrebbe produrre delle conoscenze specifiche attraverso la somministrazione di questionari, rilevando dei dati ridotti a dimensioni numeriche da incrociare tra loro, degli indicatori statistici, o realizzando delle interviste narrative che mettono in risalto la soggettività e l’esperienza sociale delle persone. E’ un esempio estremo, infatti, le storie di vita possono essere realizzate per oggettivare dei percorsi biografici, organizzando successivamente un’analisi dei dati qualitativi che saranno codificati riconducendoli a dei valori numerici. Ma i metodi quantitativi, con i loro dati numerici, sono forse più validi ed oggettivi dei metodi qualitativi, ambito possibile dell’autenticità personale?

Le scienze umane e sociali si ripromettono una valutazione ed una verifica approfondita dei fenomeni sociali e culturali, dove l’oggettività è intesa come interpretazione formalizzata delle esperienze sociali. In questo progetto di razionalità sperimentale possiamo considerare come l’oggettività sia operante anche nell’approccio narrativo, poiché integrata in una soggettività riflessiva, dove realtà e complessità sociale sono trasformate nel racconto delle esperienze sociali vissute e rappresentate dagli stessi individui e gruppi sociali.

I metodi qualitativi hanno assunto un ruolo peculiare, evidenziando una trasformazione del progetto di razionalità sperimentale orientata verso una scienza umana e sociale riflessiva. Questo movimento è in grado d’integrare e riabilitare una concezione della donna e dell’uomo nella quale la loro storia e la loro cultura divengono degli elementi esplicativi della società, dove gli individui situano la loro soggettività come realtà pluri-dimensionale del proprio vissuto. Si è in questo modo più attenti non tanto all’oggettività come veridicità della realtà ma alla re-interpretazione in atto, ad esempio attraverso la funzione simbolica come principio d’articolazione tra immaginario e reale, nelle narrazioni individuali e collettive. Questo significa inoltre attribuire agli individui ed alla soggettività un ruolo centrale affermando la loro capacità riflessiva e la funzione critica del soggetto.”

L

Ecco appunto. Direi che l'analisi quantitativa è anche un po' "limitativa"... ma quando si parla di analizzare i processi comunicativi: che cosa vogliamo dire, in realtà?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“Io non attribuirei all’approccio quantitativo una valutazione che la consideri come limitativa, non nel senso di concepire una tale metodologia come riduttiva nei confronti di un’altra. Il mio percorso formativo e professionale mi ha portato a conciliare ed integrare metodologie quantitative e qualitative, questionari e interviste in profondità, individuali o di gruppo. Mi fa invece riflettere non tanto l’esigenza di un’integrazione dei due approcci, quanto la necessità di una maggiore e reale autonomia dell’approccio qualitativo perché si possa affermare come uno degli approcci privilegiati dei processi comunicativi. Le opportunità di formazione e specializzazione nei metodi qualitativi si sono potenziate enormemente rispetto al passato, anche se a mio parere è ancora molto difficile perfezionarsi in questo settore poiché sussistono delle disuguaglianze secondo i contesti territoriali, le opportunità formative offerte dai contesti locali e la loro reale accessibilità. Una maggiore democratizzazione potrebbe oggi, almeno in parte, contrastare questa realtà, incentivando ad esempio concrete possibilità di formazione a distanza.

Le metodologie qualitative, messe in pratica come approcci privilegiati ed autonomi, possono analizzare i processi comunicativi intesi in qualità di relazioni sociali e non unicamente come messaggi che hanno un proprio codice e sono soggetti a decodificazioni e interpretazioni successive. Ci s’interessa quindi alla condivisione dei significati e all’agire umano, l’influenza di questi significati rispetto alla molteplicità dell’esperienza umana degli individui, i gruppi ed i sistemi sociali. La nostra esperienza sociale della realtà è situata dunque all’interno delle differenti configurazioni relazionali in cui agiamo e viviamo: il linguaggio, i valori sociali e l’interdipendenza, il rapporto con i modelli sociali, diventano elementi sostanziali e costitutivi della relazione sociale e dei processi comunicativi.”

L

Spesso sentiamo parlare di "opinione pubblica"... ma che cosa è, in realtà? E... (scusi se insisto sul concetto) come possiamo decodificarla? cioè, che cosa rappresenta realmente?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“La mia formazione universitaria mi ha consentito di approfondire la sociologia francese ed è quasi istantanea, riferendomi a questo contesto, l’associazione tra la nozione d’opinione pubblica e il pensiero di un sociologo recentemente scomparso, Pierre Bourdieu. Chi ha letto alcuni dei suoi saggi, tradotti e valutati con molto interesse anche in Italia, ricorderà una sua celebre affermazione, “l’opinione pubblica non esiste”, che tra l’altro fu il titolo di una delle sue conferenze dei primi anni settanta.

Quest’affermazione rimetteva in discussione la nozione d’opinione pubblica, come già aveva fatto una certa sociologia critica, intesa come il punto di vista della popolazione, valutato attraverso dei sondaggi in un preciso momento storico. Partendo dalla decostruzione dei sondaggi come modello positivista della scienza economica dominante, piuttosto che decodificare e interpretare l’opinione pubblica in quanto espressione razionale e collettiva, bisogna effettivamente domandarsi che cosa rappresenti oggi questa nozione. L’opinione pubblica sarebbe in questo caso il risultato finale dei sondaggi, una costruzione operata dagli istituti di sondaggio che si fonda sull’illusione nelle competenze scientifiche degli esperti e sulla credenza in una pretesa razionalità e competenza politica dei cittadini: sul fatto dunque che ogni persona possa avere un’opinione e che sia alla portata di tutti elaborarne una.

In definitiva, Bourdieu rimetteva in questione e ribaltava tutti i postulati fondamentali che definivano l’esistenza dell’opinione pubblica: non tutti sono in grado di avere un’opinione e la produzione d’opinioni non è per tutti ugualmente possibile; non è vero che tutte le opinioni si equivalgono e sommare delle opinioni che non hanno la stessa valenza implica un non senso; porre a tutti la stessa domanda non comporta necessariamente un consenso sui problemi e non verifica che il tema scelto faccia parte delle preoccupazioni del pubblico.”

L

Quindi i comunicatori in che modo devono tenere in considerazione l'opinione pubblica?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“Seguendo le precedenti riflessioni direi che dobbiamo piuttosto considerare come i comunicatori contribuiscono a formare l’opinione, quale sia dunque la relazione tra i mezzi di comunicazione ed il loro pubblico. Alcune delle analisi sviluppate dall’équipe di ricercatori associati a Bourdieu, hanno avuto come oggetto di studio la relazione tra comunicatori e pubblico. Se gli istituti di sondaggio contribuiscono a definire e costruire l’opinione pubblica, i sondaggi realizzati dai responsabili politici e dai media non producono delle conoscenze ma delle valutazioni, delle stime sulle aspettative del pubblico in funzione, ad esempio, della realizzazione dei programmi politici o televisivi.

Si mettono quindi in risalto le prerogative economiche, la loro influenza nella relazione tra produzione dell’informazione e processi di formazione dell’opinione pubblica. In che modo i comunicatori devono tenere in considerazione l’opinione pubblica? Di fronte a quest’incognita ci si potrebbe domandare se i sondaggi, piuttosto che essere una forma di demagogia mascherata, possono concretizzarsi come uno strumento in grado di cogliere i bisogni dei cittadini rispetto all’informazione, per riuscire a promuovere un confronto conseguente su alcune questioni invece di sostenere gli interessi imposti dalla produzione dell’informazione.”

L

Mi scusi ancora... Ma l'opinione pubblica ha un "peso" nel processo comunicativo? e di questo peso, secondo Lei, se ne ricordano i "potenti" nelle loro scelte?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“L’esercizio del potere ed i rapporti sociali in un contesto politico cosiddetto democratico, in cui si elabora e si definisce una moderna cittadinanza attiva e informata, hanno ridimensionato il ruolo degli strumenti di comunicazione, avvertito come influenza determinante nella produzione di un’opinione pubblica completamente assoggettata e passiva ai messaggi dei media. La possibilità di porre le condizioni per un’effettiva partecipazione dei cittadini alla formazione dell’opinione pubblica, attraverso un’elaborazione dialogica della pubblica comunicazione, è tuttavia delimitata da alcune influenze funzionali attribuite ai media: ad esempio, la presentazione selettiva delle informazioni sollecita dei particolari fenomeni di memorizzazione e percezione selettiva, generando un processo di diffusione di queste stesse informazioni e di un’attenzione privilegiata verso le problematiche che queste stesse rappresentano.

Ma questo condizionamento non è illimitato. Basta ricordare come Alexis De Toqueville, un intellettuale del XIX secolo riconosciuto oggi come uno dei padri del liberalismo, ha messo in guardia le stesse società democratiche ed i potenti nei confronti delle opinioni pubbliche prevalenti e dei loro effetti perversi: la cosiddetta tirannia dell’opinione. L’opinione pubblica è in quest’accezione una norma che s’impone all’opinione individuale, allontanando qualunque contraddizione, una sorta di censura simbolica, una forza capace in definitiva di contrastare i progetti dei potenti. In questo senso l’opinione pubblica ha un ruolo importante e Paul Beaud, un altro sociologo francofono della Svizzera, individua nei sondaggi un metodo per scongiurare i movimenti di massa e addomesticare l’opinione pubblica, restituendo la parola agli individui e ponendosi come uno strumento per la formazione dell’opinione pubblica, nel tentativo di sottrarre gli individui alla logica dei gruppi sociali di riferimento.

L’opinione pubblica concepita come identità tra uomo e cittadino, tra donne e cittadine, cerca invece di sostenere, con lo sviluppo delle società contemporanee, un’esauriente realizzazione delle sue funzioni politiche, la competenza politica dei cittadini, rivelandosi allo stesso tempo come uno spauracchio per gli interessi dei nuovi potenti. Informare significa contribuire a formare e orientare l'opinione, la gestione dell’informazione diventa quindi sempre più oggetto e terreno di discussioni e conflitti sui mezzi di produzione dell’informazione che assumono un ruolo importante nella formazione dell'opinione pubblica. Se consideriamo quest’immagine del ruolo dei media come una possibile chiave di lettura dell’informazione pubblica, possiamo dire che quando si cerca di tenere in considerazione l’opinione pubblica, soprattutto quando questa è la concreta manifestazione di gruppi di pressione individuati da un sistema d’interessi esplicitamente formulato, i comunicatori sono influenzati da differenti sollecitazioni da parte del mondo politico e questa è una costante di tutte le società, siano esse totalitarie o democratiche.”

L

Ho ancora alcuni dubbi. Che differenza c'è tra opinione pubblica e audience? E poiché c'è differenza, che cosa è l'audience?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“L’audience si potrebbe definire come un fenomeno incoerente rispetto ad una concezione dell’opinione pubblica concepita in quanto affermazione di un uso pubblico della ragione, la partecipazione al dibattito su temi cui una maggioranza di persone non sono competenti, grazie appunto all’informazione fornita dai comunicatori. Incoerente poiché mette in luce una dipendenza rispetto agli interessi economici della produzione dell’informazione, legati anche ad un discorso di concorrenza del mercato dell’editoria e quindi ad una razionalizzazione delle strategie editoriali in funzione dei profitti. La possibilità di coniugare queste strategie editoriali e realizzare degli strumenti di comunicazione, in grado di diventare dei luoghi di dibattito sulle questioni della collettività sociale, sviluppando una concreta cittadinanza attiva e informata, non producendo al contrario un’opinione di massa oggetto passivo dei messaggi dell’informazione, sarebbe solo un’illusione? Il potere simbolico che detiene il campo dell’informazione, parafrasando ancora Bourdieu, è in questo senso fortemente influenzato dalle logiche commerciali che agiscono sulle dinamiche delle produzioni culturali.”

L

Sa, sono un tecnico delle telecomunicazioni elettroniche e mi è stato insegnato dalle idee di Shannon e Weaver che la comunicazione richiede un processo di codifica (un linguaggio: la parola, le immagini etc...), di trasmissione (utilizzando il canale fonico, visivo, tattile...), di un mezzo trasmissivo, di una ricezione e di una decodifica. Nel corso degli anni abbiamo capito che ci sarebbe bisogno di assicurarsi che questo processo sia andato a buon fine, monitorandolo. Ma senza il "feedback" (o ritorno) il percorso comunicativo può ritenersi chiuso?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

“La comunicazione come rapporto mediato da segni, simboli o significati, individua dei soggetti e il mezzo della loro comunicazione, da cui la complessità che caratterizza la trasmissione dei messaggi nella relazione sociale. Il feed back è senz’altro un processo che struttura le dinamiche interpersonali e permette in fondo di condividere appieno il significato dei messaggi e della relazione. Le ricerche in questo settore e l'interpenetrazione dei molteplici approcci che esaminano l'emergenza del soggetto tra costruzione dell'identità e legami sociali, s'interessano all'analisi del linguaggio e della comunicazione come elementi fondamentali della costituzione del mondo sociale. Il discorso, la narrazione, sostituisce il vissuto, inducendoci a considerare come la soggettività e l'identità diventano linguaggio.

Possiamo in questo senso parlare, come suggerisce ancora un altro sociologo francese, Goerges Bertin, di un'ermeneutica sociale necessariamente multi referenziale e concreta, confrontandoci con una complessità sociale che richiede degli strumenti adeguati per analizzare gli spazi complessi e differenziati delle relazioni sociali, delle comunità viventi. Bisogna quindi ricorrere a molteplici approcci ma necessariamente idonei ed adeguati a cogliere le infinite configurazioni della vita, scoprendone le forme che la agitano e le strutture che la organizzano.”

L

La ringrazio davvero molto. Ma prima di lasciarla ai suoi impegni... gli studenti di scidecom affrontano un esame di comunicazione pubblica e la valutazione quindi rientra in quest'ambito disciplinare... ragion per cui saranno in tanti ad avere domande da porle... li inviatiamo a farlo tramite comunitazione?

Orazio Maria Valastro [Osservatorio Processi Comunicativi]

certamente... sarò felice di rispondere alle loro domande.

Luca Oliverio
Luca Oliverio

Luca Oliverio è il founder e editor in chief di comunitazione.it, community online nata nel 2002 con l'obiettivo di condividere il sapere e la conoscenza sui temi della strategia di marketing e di comunicazione.

Partner e Head of digital della Cernuto Pizzigoni & Partner.

Studia l'evoluzione sociale dei media e l'evoluzione mediale della società.