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Promozione e marketing.

22/03/2007 8420 lettori
5 minuti

«La macchina di promozione della mostra 2007 «Gli impressionisti, i simbolisti e le avanguardie» si è appena messa in moto. Già da oggi le emittenti tv locali manderanno in onda uno spot che pubblicizza l'evento, e tra un mese partirà la campagna di promozione vera e propria, che vedrà filmati proiettati negli aeroporti e nelle stazioni della metropolitana di Milano, nonché un milione di volantini distribuiti singolarmente o in allegato a offerte editoriali». L’araldo di turno il giornale la Provincia di Como. E subito una riflessione: l’insieme di attività che mirano ad influenzare la scelta, (leggi marketing), e la connessa promozione dell’evento sono sufficienti per sensibilizzare il tessuto cittadino e quindi «creare un clima in cui la città riscopra il valore della cultura» come l’assessore alla cultura del comune di Como auspica già dalle precedenti iniziative? Un rinnovato contesto culturale può prescindere da un processo di creazione di conoscenza?

La risposta la si potrebbe trovare sul sito Como - Gli Impressionisti i Simbolisti e le Avanguardie, su cui possiamo riprendere dalle dichiarazioni che seguono: «Portare le grandi mostre a Villa Olmo significa credere sino in fondo all’arte quale strumento sia di crescita culturale, sia di sviluppo economico. L’indotto delle rassegne dedicate a Mirò, Picasso e Magritte ha rilasciato numeri e valori importanti in riva al Lario, tali da confermare la lungimiranza della scelta operata all’inizio del cammino, quando era il tempo del coraggio, del cuore buttato oltre l’ostacolo». Sia dal Sindaco sia dall’Assessore alla Cultura: «La scelta di produrre, organizzare e curare direttamente eventi di questa portata, che all’inizio sembrava inusuale, è oggi la chiave di lettura più immediata ed evidente del successo delle esposizioni, ed è diventata motivo di attenzione da parte del mondo accademico. Gli impressionisti, i simbolisti e le avanguardie, infatti, è il quarto appuntamento di un ambizioso progetto culturale iniziato nel 2004 con Joan Mirò alchimista del segno, proseguito con Picasso, la seduzione del classico e culminato con lo straordinario successo del 2006 di Renè Magritte, l’impero delle luci. Il progetto è fondato sulla visione della cultura intesa sia come principale fattore di sviluppo urbano globale, sia come elemento essenziale del concetto di capitale-città, valore che racchiude tutti i potenziali umani, ambientali, sociali ed economici che costituiscono il tessuto reale di una città. In questo senso le grandi mostre e gli eventi culturali creano la coincidenza tra valore estetico e valore economico e nel loro essere trame dell’identità urbana diventano i più efficaci catalizzatori del moderno concetto di qualità della vita».

E’ con somma soddisfazione che facciamo oggetto di rilancio, ma ci corre obbligo altresì, ridare attualità anche ad una particolare rivelazione di «I bisogni insoddisfatti» di cui ormai si è portati a pensare che solo una carenza culturale continua a relegare soggiogati, a livello di quartiere, da oltre dieci anni all’impraticabilità, tutti i residenti, di una via «via Soave della circoscrizione 8»: comprensione, consapevolezza ed informazione, sono le carenze principali di una sorda comunicazione.

A seguire un giro di e-mail tra residenti a dimostrazione di quanta buona volontà e sopportazione degli stessi.

  • L'idea dell'indirizzo e-mail non mi sembra così malsano...io credo che la gente sia più disposta ad esporsi e ad esprimersi attraverso questo mezzo di comunicazione anziché personalmente ormai un po' perchè il contatto personale implica un coinvolgimento più complesso e un po' perchè è più facile trovare il tempo di scrivere due righe. Chissà mai che non si possa stabilire un dialogo tra noi e i sigg. amministratori e chissà chi altri... si può mettere un indirizzo come: quartieresoave@libero.it che suona anche di buon auspicio. Accordiamoci sulle modalità e se si è d’accordo anche sul discorso volantinaggio.

  • Il dialogo tramite posta elettronica presuppone un'apertura mentale correlata agli strumenti. Non ho dubbi sulla necessaria determinazione ad affrontare l’argomento. Penso che non basti: necessita la condivisione di tutti gli interessati, eruditi e consapevoli. Quindi ben vengano tutte le iniziative che come primo dovere, devono avere quello di conoscere il vero. In quest’ottica ebbi l’idea di provocare «l’orgoglio» dei neo amministratori subito dopo il loro insediamento e così ho partecipato le mie congratulazioni: «Complimenti e buon lavoro.Le condizioni ambientali del proprio territorio mostrano il grado di civiltà di un popolo. L'agibilità delle strade e la tranquillità delle proprie residenze: percorribile le prime, raggiungibile le seconde, in ogni circostanza, danno la dovuta serenità per la partecipata appartenenza dei singoli, e possono essere l'orgoglio di chi amministra».Ingenuità o arroganza? Un dilemma mai risolto per mancanza di dialogo: nella attesa dell’interlocutore mi intrattengo coi riferimenti possibili. Ne riporto alcuni attinenti all’argomento.
  • «Uno degli elementi aggreganti degli insediamenti umani e' costituito dalla viabilità, cioè dall'insieme dei modelli di percorrenza esistenti ed esistiti, nel rapporto con la realtà naturale e con la storia umana. I gruppi umani vivevano di caccia e raccolta di prodotti naturali e si muovevano secondo vie di crinale, cioè vie alte dalle quali si potevano individuare i pericoli o le prede. I percorsi erano punteggiati da capanne o ripari definiti «stagionali», cioè abitati in alcuni periodi dell'anno; per la loro labilità e per lo scarso numero di percorrenti non hanno lasciato tracce evidenti sul territorio, ma probabilmente sono stati ripresi in epoche successive in quanto «percorsi naturali».Due famosi storici come Dionigi di Alicarnasso[1] e Strabone[2] ritenevano che «la grandezza dei Romani risiedeva in tre grandi opere di pubblica utilità: le strade, gli acquedotti e le cloache». Se i Greci trascurarono queste costruzioni non certo lo fecero i Romani che, a riguardo delle strade, prendevano in considerazione i tre principi enumerati da Vitruvio[3]: «la solidità, l'utilità e la bellezza». In linea generale questo era un aspetto importante, ma chi costruivano le strade? Perché erano realizzate? Come si costruivano? Quali erano i tempi di percorrenza rispetto alle altre vie di comunicazione? Per i Romani le strade erano delle opere fondamentali per soddisfare l’esigenza dei «civis» e della «civitas» e l'apertura di una nuova arteria era considerata un evento degno di memoria e il nome del costruttore era ricordato negli archi trionfali, nelle statue o come accadeva spesso la strada da lui traeva il nome. Nella fase costruttiva si cercava di realizzarle in linea retta, anche se ciò comportava dei problemi nella fase di realizzazione, perché avrebbero garantito uno spostamento celere, portando avanti il processo di urbanizzazione ed estendendo le relazioni coi confinanti. Lo spirito pratico li spingeva a valutare il terreno e l'importanza dei luoghi: se le strade servivano. Si costruivano strade, inoltre, anche per facilitare ed intensificare i rapporti con l'Urbe. Non sempre le strade erano costruite per volontà di Roma, ma potevano essere costruite perché alcuni sentivano l'esigenza di aprirsi una via di «comunicazione».


[1] Retore e storico greco vissuto fra il 60 a. C. e la fine del I sec. a. C., soggiornò per molti anni a Roma, dove tenne una scuola. Oltre ad opere di retorica, scrisse un'importante opera storica: Antichità romane, composta in 20 libri, dei quali possediamo i primi 10, mentre il libro XI ci è giunto lacunoso. Il lavoro arrivava fino all'inizio della prima guerra punica, partendo dalle fasi più antiche della preistoria e della storia romana.

[2] Strambone: (Amaseia Pontica 63 a.C.ca. – 24 d.C. geografo e storico greco. Risalì il Nilo nel corso di una spedizione guidata da Elio Gallo, prefetto…

[3] Marco Vitruvio Pollione è un personaggio di rilievo, vissuto nell’età Augustea. Uomo di vasta cultura, scrittore ed architetto, fu autore di un’importantissima opera, il “De Architectura”, summa delle conoscenze degli antichi in fatto di urbanistica ed architettura, di materiali e tecniche per la costruzione, di macchine idrauliche, di orologi solari, di macchine da combattimento, ecc…

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.