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La semiotica, l'ergonomia cognitiva e le emozioni.

12/03/2006 18682 lettori
5 minuti

Oggi incontriamo Giampaolo Proni e la redazione di Ocula, un sito che spesso abbiamo indicato come ideale, per chi volesse approfondire i temi di ricerca della semiotica. Con loro abbiamo discusso del loro progetto, ma anche della semiotica in modo più ampio, cercando di fugare i miei dubbi, e quelli di altri utenti di questo sito.

Perdoni la prima domanda, ma sa... c'è ancora chi è convinto che la semiotica sia una scienza inutile. Cosa vogliamo dire a queste persone?

Giampaolo Proni: Intanto la semiotica non è una scienza, ma è un campo di studi, un modo di vedere il mondo, che privilegia l'aspetto del senso, cioè di come gli innumerevoli fenomeni, interni ed esterni, presenti alla nostra mente, sono legati tra loro.

A quali campi si possono applicare le analisi semiotiche?

GP: E' più facile dire a quali campi NON si possono applicare.

Quindi, prendiamo ad esempio un sito web. L'interfaccia è ancora un capitolo dell'ergonomia cognitiva, ma è anche un "affare" semiotico?

Michela Deni: Lo è per definizione, dato che l'interfaccia in termini molto generali è il supporto comunicativo di un oggetto, come di un sito web. In questi termini la funzione non è un problema semiotico mentre la comunicazione delle funzioni è essenzialmente un problema semiotico.

Eco (struttura assente) distingueva per gli oggetti architettonici e di design due funzioni: una funzionale, l'altra significativa. Negli ultimi anni Norman (2005) ha finalmente posto l'accento anche sulla funzione seconda di Eco, l'aspetto emotivo-comunicazionale dell'artefatto. Il golfo che separa la semiotica all'ergonomia cognitiva si sta sempre di più assottigliando? Siamo per caso in presenza di una ridefinizione dei due campi del sapere, dal momento in cui si incontrano sempre di più?

MD: Sicuramente negli ultimi anni molti semiotici hanno mutuato dei concetti provenienti dall'ergonomia cognitiva, non limitandosi a un'applicazione ma arricchendoli a partire dai risvolti emozionali e sensoriali, di importanza fondamentale per l'interpretazione degli oggetti.

Pensare agli oggetti significa ripensare la corporeità e la sfera sensibile, come d'altronde dimostrano le nuove frontiere progettuali.

Certo, i campi del sapere andrebbero interpretati come un continuum se non per semplificazioni di insegnamento. E l'Università italiana le sembra che stia cogliendo queste nuove sfide?

GP: Penso che l'Università italiana sia in questo momento uno strano miscuglio di vecchio e di nuovo. Vi sono qua e là realtà di ricerca nelle quale le persone cercano veramente di dare il massimo, e non lo fanno per miope interesse ma veramente per amore della conoscenza e per trainare il paese verso una situazione migliore. Tuttavia permangono strutture e mentalità medievali. Faccio un esempio: faccio parte di una commissione di concorso. Ebbene, come ricercatore ho un rimborso pasto di 25 euro, mentre i miei amici ordinari possono spenderne 31! Ancora: in alcune facoltà si è stabilita l'ereditarietà delle cattedre: ogni ordinario che va in pensione avrà il diritto di lasciare la sua cattedra a un altro ordinario. Questo significa che materie senza studenti continueranno ad avere costi altissimi, mentre nuovi corsi resteranno ancora per anni senza docenti di ruolo. Non voglio dire che solo la domanda debba determinare l'assunzione dei docenti: come umanista mi batterò sempre perché si insegnino greco antico, letteratura italiana ecc. Tuttavia bisogna introdurre elasticità e buon senso, altrimenti l'Università pubblica verrà presto defraudata di tutti i corsi che possono creare profitto e le resteranno solo i corsi in perdita.

Mi perdoni, questo è un mio tic negli ultimi anni: l'interaction design.
Rientra nell'analisi semiotica, ma anche qui, l'interesse è di molteplici campi disciplinari. Quali sono le competenze che dovrebbe avere un designer dell'interazione?

Davide Gasperi (web designer e web engineer di www.ocula.it): Effettivamente il rilievo di questa branca della progettazione è enormemente cresciuto negli ultimi anni: abbiamo dispositivi sempre più sofisticati che per essere venduti ed usati chiedono amichevolezza e facilità d'uso. Questo perché non ne risultiamo immediatamente sopraffatti e scoraggiati ad usarli. La sfida del designer contemporaneo è quindi quella di rendere semplice ciò che è destinato ad essere via via più complesso, e proiettivamente sempre più vicino alle caratteristiche dei viventi. Considerato poi che cresce sempre più il campo di applicazione delle interfacce e che la sensibilità verso le qualità interattive degli oggetti è un punto nodale e strategico sia del "good design" che del marketing, si comprende come le odierne competenze progettuali debbano essere sempre più ricche, variegate e che il designer debba avere una notevole flessibilità e capacità di apprendimento di saperi eterogenei. Saperi che vanno dalla psicologia della percezione alla teoria dei giochi, dall'antropologia alla storia della tecnologia e che possono trovare negli studi semantici di orientamento più pragmatico e operazionale (penso ad esempio a Philip Johnson-Laird e a Geoge Lakoff) un significativo orientamento metodologico. In questo panorama, e proprio in chiave metodologica, la semiotica può trovare un ruolo importante. Proprio per il suo porsi all'intersezione di discipline differenti, là dove emergono gli aspetti legati al significato e alle trasformazioni del significato e dove si debba attingere ciò che è pertinente sia dalle scienze umane che da quelle tecnologiche e scientifiche, lo strumentario semiotico ha una sua utilità operativa. Credo infatti che gli strumenti analitici e la metodologia semiotica possono essere dei validi strumenti non solo per l'analisi e la valutazione delle qualità interattive dei prodotti finiti, ma anche per la loro valutazione durante gli iter progettuali.

E Ocula? come si pone ocula all'interno del panorama della ricerca semiotica?

GP: Ocula è un gruppo di lavoro che proietta il suo modo di vedere la semiotica nel proprio sito. Cerchiamo di non essere accademici, di parlare un linguaggio che sia comprensibile da qualsiasi persona con una laurea, un'esperienza in comunicazione o una buona cultura, di essere aperti agli studiosi come ai professionisti, e soprattutto di dare spazio ai giovani e ai temi di frontiera.

Come si sta evolvendo il vostro progetto?

GP: quantitativamente piuttosto bene: i contatti aumentano ogni mese. Sui contenuti, ci stiamo spostando verso la pubblicazione di numeri tematici, che raccolgano lo stato dell'arte su argomenti di interesse attuale.

Cinzia Bianchi: E' quello che abbiamo fatto con i numeri sullo spazio e sulla pubblicità e che verrà ripetuto anche in futuro in uno speciale sulla moda. Spesso questi numeri sono dettati da esigenze didattiche, poiché insegnando nei vari corsi di laurea avvertiamo la mancanza di materiali ad hoc. Può anche capitare che alcuni libri non siano poi di facile reperibilità e quindi pensavamo nei prossimi mesi di aprire una sezione di re-printing, dove potranno comparire articoli già pubblicati in libri collettanei.

DG: Come si è detto Ocula ha molti visitatori, anche affezionati per quello che ci risulta, ma ha bisogno di aggiornare la sua architettura Web. Proprio in questo periodo stiamo progettando tutta una serie di trasformazioni che ci permetteranno di pubblicare i nostri contenuti in modo più dinamico e con maggiore frequenza. Si tratta di compiere un aggiornamento ce ci porti in linea con gli standard di servizio delle pubblicazioni web che si sono diffusi recentemente, come ad esempio la possibilità di commentare gli articoli pubblicati da parte di lettori. A breve, quindi, potrete trovarvi di fronte ad una rivista molto diversa da quella consueta e che speriamo sia ancora più attraente.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

GP: accrescere la comunità degli autori, attirare anche autori più autorevoli. Uno dei progetti che vogliamo realizzare al più presto è quello del re-printing di cui ha parlato Cinzia Bianchi. Ci piacerebbe poter tradurre in inglese i testi, ma non abbiamo fondi.

E il mondo accademico... come sta reagendo al vostro progetto? Collaborazione, rifiuto o menefreghismo completo?

GP: i nostri colleghi e amici guardano sempre con simpatia a Ocula: Patrizia Violi, del Dipartimento di Scienze della Comunicazione di Bologna, ha partecipato alle nostre presentazioni, Ugo Volli ci ha incoraggiato più volte, abbiamo online un'intervista video di Pino Paioni, uno dei pionieri della semiotica italiana, e stiamo corteggiando Umberto Eco, che il maestro della nostra scuola, per un'iniziativa della quale però mi riserbo i particolari.

Vi ringrazio per il vostro contributo, e suggerisco ancora una volta ai nostri utenti, di navigare spesso nel vostro mare.
Complimenti per il vostro lavoro.

Luca Oliverio
Luca Oliverio

Luca Oliverio è il founder e editor in chief di comunitazione.it, community online nata nel 2002 con l'obiettivo di condividere il sapere e la conoscenza sui temi della strategia di marketing e di comunicazione.

Partner e Head of digital della Cernuto Pizzigoni & Partner.

Studia l'evoluzione sociale dei media e l'evoluzione mediale della società.