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E-Learning

20/12/2005 20283 lettori
6 minuti

DALLA FORMAZIONE A DISTANZA ALL’E-LEARNING

 

La questione terminologica

 

Prima di entrare nel cuore del tema dell’e-Learning, è necessario puntualizzare il significato di alcuni termini, quali:

 

- Formazione a distanza (FaD);

 

- e-Learning;

 

Si parla di formazione a distanza (FaD), sinonimo di Distance Learning o Distance Education, per indicare l’insieme di tutti i metodi d’insegnamento in cui, a causa di una separazione spaziale e temporale fra allievo e docente, si realizza un’interazione attraverso strumenti meccanici o elettronici, ossia attraverso mezzi tecnologici. Il sistema FaD svolge due funzioni fondamentali: la funzione formativa e quella informativa. La prima gestisce la distribuzione sistematica all’utente dei materiali strutturati per l’apprendimento a distanza, la seconda si occupa di agevolare lo scambio di idee e di esperienze fra i partecipanti, e di farli operare in un clima di massima collaborazione . Come si vedrà successivamente, la FaD viene comunemente suddivisa in tre generazioni a partire dalla fine del 1800.

 

Si definisce invece Electronic Learning, o e-Learning, una metodologia di insegnamento che utilizza un insieme integrato di strumenti tecnologici per la comunicazione a distanza e che privilegia l’esperienza attiva del discente. I metodi didattici attraverso i quali si espleta sono diversi a seconda delle tecnologie sulle quali si basa. Il computer, considerato uno strumento della mente, assume a tutti gli effetti la funzione di mezzo d’insegnamento, in quanto facilita la simulazione della realtà e lo studio dei fenomeni attraverso l’esperienza immersiva di percorsi ipertestuali. Esso, tuttavia, seppure occupi un posto di grande importanza nell’attività di apprendimento, non è necessariamente l’elemento centrale né tanto meno il fornitore dei contenuti . Il presupposto fondamentale su cui si basa l’eLearning è la grande quantità di interazioni sociali - sincrone o asincrone - che esso consente e che danno un apporto innovativo alla formazione a distanza, sopperendo egregiamente alla lontananza fisica fra docente e discente, e fra discenti di uno stesso modulo didattico. Tali interazioni arricchiscono e facilitano il processo di apprendimento mediante l’apporto delle componenti sociali ed esperienziali.

 

Blended Solutions

Il modello Blended learning rappresenta un modello di formazione aperto e diversificato capace di integrare omogeneamente le parti migliori dei diversi modelli formativi. Al formatore, che utilizza questo “modello integrato”, si presenta uno spettro di scelte ampio, vasto e diversificato che abbraccia le soluzioni più variegate (e-Learning, role play, lezioni tradizionali veicolati da strumenti che  vanno dal personal computer alla televisione, dalla lavagna alla carta stampata). La soluzione blended può essere definita come la strategia di progettazione didattica che coniuga aspetti e metodi dell'apprendimento tradizionale con aspetti e metodi dell'apprendimento on line. E’ una modalità che integra aula e rete. Si può dire che una soluzione 'blended' sia un percorso formativo che prevede l’utilizzo integrato di diversi formati e tipologie didattiche. La maggior parte dei formatori, sollecitata dalle disponibilità tecnologiche, tende ad associare direttamente alla metodologia l’utilizzo integrato di diversi media o canali di erogazione e interazione. Ciò, tuttavia, rischia di procurare importanti equivoci, a cominciare dal fatto che tale metodologia è orientata ad un aumento della qualità complessiva della formazione e non piuttosto ad un incremento della performance. Quindi l’eventuale utilizzo di più canali di comunicazione (aula e rete, ad esempio) non può essere un automatismo, ma va motivato ogni volta sulla base di una precisa strategia di integrazione di formati didattici che persegua un aumento di qualità del processo. In linea di principio, uno stesso canale può veicolare più tipologie didattiche, così come più canali possono veicolare lo stesso formato didattico. In generale, un progetto blended può prevedere la combinazione di:

-         lezioni o attività affidate ad un docente o a un tutor (in aula, in classe virtuale, in video, in teleconferenza, ecc.);

-         - attività in autoapprendimento (contenuti digitali, WBT, CBT, ma anche manuali, testi, risorse libere, ecc.);

-         - processi di apprendimento collaborativo nell’ambito di una learning community (basati sull’interazione sincrona, in presenza o a distanza, o su strumenti di comunicazione asincrona).

Tutto ciò descrive uno scenario ricco di variabili ed elementi complessi, che un progettista di formazione deve conoscere, saper valutare e scegliere in base ad una precisa strategia didattica, finalizzata a migliorare il processo di apprendimento mediante il superamento di precisi vincoli di tempo, spazio, costo, risorse tecnologiche o altro. Tuttavia, nella prassi più comune, il blended learning sembra coincidere semplicemente con un approccio teso a valorizzare in un progetto didattico sia i punti di forza della formazione in presenza che le specificità della formazione a distanza, in particolare della formazione in rete. La regola generale vuole che si seguano tre fasi per rendere valido il modello  blended: un intervento in presenza, lo studio individuale e infine l’interazione a distanza. Ognuna di queste fasi è preparatoria della successiva, rendendole necessarie e complementari, in questa alternanza di presenza/distanza. Si ritiene opportuna l’applicazione di soluzioni di tipo blended soprattutto in quei casi di intervento intensivo, che vede coinvolto un numero variabile dalle 20 alle 30 persone, in modo da permettere un’interattività efficace tra il discente e il tutor, e tra discenti stessi.

 

Tecniche di animazione della e-Learning Community

Uno strumento molto discusso a proposito di interazione e di e-learning sono le online learning community. Per comprenderne meglio il significato riportiamo la definizione di Paul Shrivastava, professore di management presso la Bucknell University e presidente di eSocrates.com: 'Le online learning community sono gruppi di studenti e di docenti supportati da risorse educative e didattiche, che perseguono interessi e conoscenze comuni in un ambiente online.
Questa rete di persone e di risorse accetta in modo volontario reciproche responsabilità relative alla partecipazione e alla condivisione nel processo di apprendimento
'.

Come ricorda Mario Rotta, alcuni preferiscono utilizzare il termine community of thinking per indicare 'un contesto sociale in cui tutti gli attori elaborano conoscenze affrontando criticamente e costruttivamente i problemi', ma il risultato non cambia. E non è differente il presupposto di base: 'non tanto una particolare disponibilità di mezzi e tecnologie, quanto, piuttosto, un cambiamento di mentalità, una voglia di aprirsi a una vera innovazione, che, nel momento in
cui ne modifica il ruolo, possa restituire sia ai docenti che ai discenti una rinnovata motivazione, una nuova passione
'.

Ma qual è l'importanza da attribuire a questo strumento? Rick Blunt, associato della Booz-Allen & Hamilton Inc., ritiene che le learning community siano l'elemento centrale, 'perché rispondono al bisogno di apprendimento informale. Penso che la maggior parte di ciò di cui si ha bisogno nel proprio ambiente lavorativo derivi dall'apprendimento informale e non dall'apprendimento in aula. Le comunità online hanno successo proprio perché fondate su componenti emotivi... rispondono a bisogni sociali di tipo emotivo, che consistono nel lavorare con altre persone e nell.apprendere tramite questa interazione'.

Invece Bronwyn Stuckey crede che non possano sostituire corsi e programmi di apprendimento, ma solo costituire un valore aggiunto che rende il programma più proficuo. Lo stesso Stuckey del resto è scettico sulla possibilità di costruire una comunità online: è la personalizzazione, la partecipazione, il contributo e il senso di appartenenza dei membri a decretarne il successo. Chi le progetta deve invece essere in grado di realizzare strutture, spazi e opportunità per promuovere e rendere più facili i momenti di apprendimento e di interazione.

È proprio il momento della collaborazione a creare le dinamiche che favoriscono l'apprendimento all'interno della comunità. Una learning community aiuta a ridurre la distanza fra docenti e studenti (creando un sistema peer-to-peer) e consente di incontrare persone interessate ad approfondire la conoscenza di undeterminato argomento. Come membri della comunità si mettono a disposizione degli altri utenti specifiche competenze e in cambio si auspica l'acquisizione di altre competenze.
Secondo Amy Jo Kim, autrice di Community Building on the Web: Secret Strategies for Successful Online Communities, il punto centrale nella costruzione di una comunità online è focalizzarsi sull'obiettivo della comunità, e quindi comprendere e assecondare i biogni dei suoi membri. Ma per creare una learning community è anche necessario sviluppare un'infrastruttura sociale e tecnica in grado di supportare le attività che si svolgono all'interno della comunità.

Il problema risiede nella capacità di favorire e mantenere relazioni online. Il modello di crescita di una e-learning community proposto da Rick Blunt su E-Learning Magazines si fonda su otto punti fondamentali:

1- Il fine:

È la ragione dell'esistenza della comunità (la sua vision).

2- Lo spazio condiviso:

Un luogo di ritrovo per i membri della comunità, ma anche il luogo dove si svolge la condivisione e l’apprendimento, e dove si crea la conoscenza.

3 -L'identità del gruppo :

Importante perché stabilisce confini precisi fra chi appartiene e chi non appartiene alla comunità.

4 -L'identità personale:

È la reputazione del singolo all'interno della comunità e prevede la creazione di profili personali per favorire le relazioni fra i partecipanti.

5 -La cultura condivisa :

Indica il sistema di scambio di informazioni esistente. Favorisce la costruzione
delle relazioni e della fiducia reciproca e pone le basi per la nascita di ruoli ben definiti.

6 -L'autoregolamentazione:

È la definizione delle regole di comportamento, ma anche dei ruoli di leadership.

7 -Il feedback:

Essenziale per comprendere i bisogni dei membri della comunità.

8 -La tecnologia:

È uno strumento che aiuta a costruire e far crescere la comunità.

Naturalmente il dibattito sugli strumenti da utilizzare per aumentare le motivazioni e favorire l'interazione è aperto e vede il contrapporsi di chat, forum, video-
conferenze, sistemi di messaggeria istantanea e quant'altro. Jakob Nielsen, nell'intervista rilasciata a Elearningpost, parteggia per i forum, che consentono allo studente di procedere secondo ritmi e tempi personali e di riflettere su quanto sta scrivendo, molto più che all'interno di una chat, dove la comunicazione avviene in tempo reale. Altri ritengono proprio la chat (o la videoconferenza), con le sue caratteristiche sincrone, il mezzo ideale per ricreare almeno virtualmente il clima dell'aula.
Sempre secondo Rick Blunt nelle learning communities si dovrebbe puntare sull'aspetto 'fisico E virtuale' (piuttosto che domandarsi se siano più efficaci le
comunità fisiche O quelle virtuali).

 Qui entra in gioco il concetto di blended learning, che Jan Reister considera 'la buona prassi dell'utilizzo dello strumento adeguato per il fine appropriato', dal momento che 'il sapere deve essere condiviso e deve essere costruito insieme. Non è pensabile isolato e non è pensabile completamente online'. L'e-learning si avvia dunque a essere un complemento delle forme tradizionali di insegnamento, e non un sostituto. Questo tipo di approccio consente di gestire online le esperienze didattiche più 'fredde', più oggettive (come iscrizioni, registrazioni, test,...) e di utilizzare l'aula per le esperienze più 'calde' (come la
costruzione del gruppo). Un simile concetto viene evidenziato anche da Ennio Martignago che vede lo sviluppo più efficace dell'e-learning in un sistema di blended learning che consolidi le relazioni attraverso incontri non virtuali.

Diamo alcune definizioni di comunità :

 

- “...insieme di persone che vivono nello stesso territorio o che, non vivendovi, hanno origini, tradizioni, idee, interessi comuni”;

 

- “organizzazione fra stati appartenenti alla stessa area geografica con finalità politiche o economiche”.

 

In entrambe le definizioni, l’elemento centrale è dato dal condividere (sharing). Nell’ambito della formazione, tale aspetto lo troviamo:

- in un bisogno di acquisizione di nuove conoscenze e/o competenze tra i fruitori di un corso;

- nella disponibilità a farsi carico di un impegno (responsabilità del singolo – aspetti motivazionali);

- nella comunanza del percorso intrapreso all’interno di una classe da parte di più individui (in questo caso intendo di ciascuna edizione di un corso).

Affinché si crei una comunità, è necessario quindi che alcuni individui cooperino tra loro e non singolarmente. Nel caso della Fad, per la creazione ed il mantenimento di una comunità,  occorreranno sia  dei prerequisiti strutturali, quali ad esempio: forum, chat, area download, bacheca, motore di ricerca, videoconferenza, esercitazioni on line; sia un insieme di pratiche a sostegno dell’apprendimento. Tali pratiche dovranno sapersi misurare con le richieste provenienti dall’utenza, sapendo che un gruppo di persone non creano automaticamente una community, ma bisogna essere spinti da un bisogno di apprendimento (interesse personal-professionale) e da un bisogno di condivisione/acquisizione di dati.

Nel caso di una community assistiamo ad una comunicazione orizzontale, che può essere anche asincrona. La fornitura del servizio è data dalla disponibilità di contenuti e dai feedback prodotti sugli stessi (dalla presenza di uno storico accessibile e organizzato, continuamente in progress).  La persona può accedervi in diversi momenti, ma quel che conta è che vi sia in esso la percezione di una materia che prende corpo, e non di un contenuto statico. Anche se all’interno di un ambiente telematico sono depositati dei documenti scritti, mancando la socialità, come confronto tra pari, la rielaborazione viene relegata/delegata al singolo.

Oltretutto, una community deve avere dei referenti che ne legittimino l’esistenza e siano da avamposto, per cogliere ogni minima variazione proveniente dall’interno. Docenti, tutor e assistenti come argini che delimitano uno spazio i cui confini sono determinati dalle prassi sviluppate all’interno della comunità.

Esistono alcuni strumenti/indicatori che potrebbero essere impiegati per monitorare l’esperienza della community, come: questionario, intervista, sociodramma, partecipazione degli utenti alle attività didattiche, aule virtuali, chat, forum, accessi ad aree di lavoro condivise e molti altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ilaria Di Russo
Ilaria Di Russo

Laureata e specializzata nel 2005 presso l'Universita' degli studi di Teramo, ha studiato: economia e gestione delle imprese, marketing, tecniche manageriali per la comunicazione. Nel 2002 ha partecipato ad un corso di creazione d'impresa, approfondendo elementi di economia, gestione e finanza imparando a realizzare business plan e venendo a contatto, tramite stage, con un'agenzia di comunicazione integrata, con la quale ha collaborato per la prima tesi di laurea, analizzandone gli aspetti strategici della struttura organizzativa e del marketing.
La seconda tesi di laurea della specialistica e' stata invece scritta in collaborazione con la Saatchi&Saatchi.
Nel 2005, dopo aver ottenuto una borsa di studio post-laurea per la ricerca universitaria, consegue la qualifica professionale di esperta in formazione a distanza (e-learning) per la didattica aziendale e la gestione di piattaforme informatiche evolute.
La qualifica e' stata spesa in diverse esperienze, anche in Master per la formazione degli adulti, come tutor e docente e in altre collaborazioni con la Facolta' di Scienze della Comunicazione dell'Universita' degli studi di Teramo. Ha ottenuto un contratto nell'anno 2006 presso la Facolta' di Agraria (Teramo) col ruolo di assistente organizzativo alla didattica per programmare, monitorare e valutare i corsi di laurea. Nello stesso anno ha seguito corsi sulla sicurezza del lavoro e l'organizzazione aziendale. Ha diverse esperienza di docenza, un'ottima conoscenza dell'inglese.
Nel 2005 e' stata convocata come esperta di mass media nel Progetto T.A.G.S. promosso dall'E.A.R.L.A.L.L http://www.earlall.org/tags/ .
Ha conseguito un dottorato di ricerca presso la Facolta' di Scienze Sociali dell'Universita' 'G. d'Annunzio' di Chieti-Pescara e si occupa di fenomeni sociali e ricerca operativa.E' stata invitata nel mese di settembre 2010 al programma televisivo 'Mattina in Famiglia' su Ra1 per prendere parte al dibattito su 'Donne e pubblicita'm come esperta di comunicazione. Ha curato come consulente la pianificazione Marketing nel settore PMI in diverse aziende abruzzesi. Ad oggi continua ad operare nel settore della formazione ed è attualmente coinvolta in diversi progetti.