Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Questione organizzativa: evoluzione storica

03/03/2005 18220 lettori
5 minuti
1. L’evoluzione storica della questione organizzativa

Nell’ambito della teoria dell’organizzazione, lo sviluppo storico della questione strutturale è relativamente recente e mostra un cammino alquanto difforme. Secondo Bonazzi1, l’analisi della questione organizzativa deve riguardare ciò che avviene all’interno delle organizzazioni tradizionalmente intese. Nella storia della teoria dell’organizzazione, la questione strutturale viene affrontata da due principali correnti di pensiero: quella che rivolge lo sguardo alle decisioni prese dagli uomini all’interno delle organizzazioni e quella che esamina, più attentamente, le risorse reperibili dall’esterno da parte dell’organizzazione stessa, al fine di sopravvivere.

Nei capitoli che seguono sono presi in considerazione i teorici che hanno dato un contributo importante al tema della struttura sociale organizzativa. In particolare, si parlerà della teoria funzionalista; del modello simoniano della razionalità limitata; dei contributi più recenti alla questione strutturale.

1.1 La struttura sociale secondo la teoria funzionalista

Negli anni ’50, la teoria funzionalista tenta di pervenire ad un modello universale di struttura sociale che potesse raccogliere in sé le proprietà di qualunque tipo di organizzazione. Si tratta del primo tentativo di dare un fondamento concreto all’analisi organizzativa. Il funzionalismo cerca, soprattutto, di rintracciare variabili generali, medianti le quali distinguere tra strutture organizzative diverse; questa teoria ha come base l’organicismo2 del XIX secolo e nasce nell’antropologia britannica, secondo la quale ogni sistema sociale può essere ricondotto a delle funzioni che corrispondono a bisogni e a scopi vitali. I termini fondamentali del funzionalismo sono: integrazione ed equilibrio. In base a questa teoria, l’organizzazione sociale deve assicurare l’integrazione dei membri, l’adattamento del sistema al suo ambiente e l’adeguamento dei mezzi agli scopi proposti. La società, simile ad un organismo, si autoregola e tende ad integrare i propri membri: ci sono devianze e conflitti, ma questi occupano un posto secondario. Il funzionalismo conserva il modello riflessivo della cultura, concepisce la vita sociale come una tendenza sistemica verso l’armonia. L’essenza è che le società umane, per conservarsi, esprimono bisogni concreti e che le istituzioni sociali sorgono per soddisfare questi bisogni. Le istituzioni sono adattate le une alle altre ed operano in condizioni di interdipendenza: ogni livello sociale fornisce input e riceve output da ogni altro livello, in un circolo senza fine. Specialisti come Parsons, Blau, Etzioni hanno dato importanti contributi a questi studi, partendo da una concezione in base alla quale la burocrazia meccanica viene assorbita da una visione più ampia che comprende un’accurata analisi delle funzioni svolte dai vari tipi di organizzazioni. In particolare, con Talcott Parsons (1902-1979)3 abbiamo una delle più significative ed influenti elaborazioni teoriche prodotte nell'ambito della sociologia novecentesca. Nel corso di un'attività intellettuale estremamente intensa, questo studioso rilancia in seno alla sociologia americana (occupata fino ad allora solo ed esclusivamente da indagini empiriche) l'importanza della riflessione concettuale e metodologica; recupera e ripensa, in modo molto stimolante, la grande tradizione di Durkheim e di Weber. Ma il merito più grande dello studioso americano è di avere generalizzato e formalizzato, in sede sociologica, i basilari concetti di funzione e di sistema. Il primo concetto, quello di funzione, si riferisce alla modalità d'azione del sistema: gli elementi di una struttura sono correlati tra loro in modo da rispondere, dinamicamente, a certi bisogni del sistema, e in modo che il rapporto bisogni-risposte sia retto da leggi accertabili con precisione. Sia il primo che il secondo concetto si sono rivelati strumenti estremamente fecondi per padroneggiare, in sede cognitiva, la complessità sociale e per collegare tra loro, in modo non riduttivo, strutture ed eventi in apparenza eterogenei. Nella riflessione di Parsons, il concetto di funzione è altrettanto importante di quello di sistema, anche perché è riferibile a realtà più ampie di quelle sociali: non a caso la concezione del sociologo americano è stata definita funzionalistica. In effetti, non solo l'azione ma anche l'intero universo umano e sociale viene concepito come un enorme meccanismo nel quale, al di là della molteplicità delle espressioni concrete visibili, si profilano appunto queste funzioni, in sé autonome eppure anche intrecciate tra loro secondo un complesso gioco di relazioni, le quali operano secondo norme relativamente costanti e suscettibili di un'analisi scientifica rigorosa.

1.2 Una visione alternativa della struttura sociale: il modello di Simon

Negli anni in cui il funzionalismo si afferma come corrente sociologica dominante, Herbert A. Simon (1916-2001)4 elabora la sua ipotesi sulla struttura sociale organizzativa prendendo in considerazione le decisioni prese dagli all’interno di organizzazioni amministrative, sociali e politiche. Mediante le sue osservazioni sviluppa la teoria della 'razionalità limitata' che rimette in discussione la dottrina economica tradizionale secondo la quale i soggetti economici prendono decisioni in modo 'ottimale'. Per Simon l’oggetto di analisi deve spostarsi dalle funzioni impersonali dei sistemi alle decisioni prese dagli uomini all’interno delle organizzazioni. Gli uomini agiscono in catene tendenzialmente ininterrotte di mezzi e di fini, dove ogni azione serve a prepararne un’altra e queste catene consentono di affermare che, in linea di principio, i comportamenti umani, e nello specifico i comportamenti amministrativi, sono orientati da criteri di razionalità limitata. In questi anni, le riflessioni di Simon sull'economia sono utilizzate principalmente a tre scopi: in primo luogo a sviluppare la nozione di razionalità limitata intesa come il limite della capacità umana di raggiungere un determinato grado di conoscenza. La razionalità limitata è considerata un’alternativa al razionalismo eccessivo della massimizzazione dell'utilità, che non tiene conto dell'incertezza umana riguardo al futuro e dell'interazione degli attori economici in competizione fra loro. In secondo luogo, la teoria di Simon è finalizzata a riconsiderare la relazione tra organizzazioni e mercati come meccanismo centrale complementare di un sistema economico moderno, e le forze che costantemente ridefiniscono i confini tra esse. Infine, a esaminare i generi di ricerca empirica, inclusa la ricerca storica, necessari per sostituire il mitico 'homo oeconomicus' con una persona che si comporta realisticamente nelle forme indicate dagli studi empirici in sociologia, psicologia ed economia. In materia di processo decisionale nelle organizzazioni, Simon fa notare che non è semplice prendere decisioni razionali in un’organizzazione, a causa di alcuni fattori, che sono: la complessità dei problemi; la disponibilità di informazioni incomplete; la limitata capacità degli individui di elaborare le informazioni; il tempo limitato a disposizione dei decisori; le preferenze contrastanti dei decisori riguardo agli obiettivi dell’organizzazione. Simon chiamò questo insieme di limiti il problema della razionalità limitata (bounded rationality). Egli scelse questo termine per sottolineare che, benché i decisori cerchino di prendere le decisioni nel modo più razionale possibile, essi non riescono ad essere completamente razionali a causa delle limitazioni che abbiamo elencato.

1.3 Gli sviluppi successivi

Alla fine degli anni ’60 il sociologo americano James Thompson5 definisce l’organizzazione come una struttura formata da più componenti, dove il nucleo interno funziona come un sistema chiuso in base a criteri di massima razionalità, mentre le parti più esterne interagiscono con l’ambiente secondo criteri di razionalità limitata. La ricerca di Thompson si muove dall’assunto della razionalità limitata, ma riconosce che non tutte le parti di un’organizzazione operano seguendo questa logica. Il nucleo interno è preposto alle operazioni più consolidate e si sottrae il più possibile alle incertezze ambientali, mentre spetta alle parti esterne dell’organizzazione il compito di garantire l’afflusso regolare e costante di risorse al nucleo interno. Per risorse non si intende solo qualcosa di materiale ma anche tutto ciò che è umano e culturale, come: capitali, macchinari, materie prime, impianti, conoscenze per i prodotti e i servizi. La vulnerabilità di una qualsiasi organizzazione deriva dal bisogno di risorse, che sono controllate direttamente dall’ambiente, il quale usa questo potere per esercitare pressioni di vario genere sulle organizzazioni. Durante tutti gli anni ’70 l’opera di Thompson avrà forte rilevanza: non è esagerato dire che in quasi tutti gli sviluppi più recenti del pensiero organizzativo si trovano dei riferimenti più o meno espliciti alle teorie di Thompson..

Ilaria Di Russo
Ilaria Di Russo

Laureata e specializzata nel 2005 presso l'Universita' degli studi di Teramo, ha studiato: economia e gestione delle imprese, marketing, tecniche manageriali per la comunicazione. Nel 2002 ha partecipato ad un corso di creazione d'impresa, approfondendo elementi di economia, gestione e finanza imparando a realizzare business plan e venendo a contatto, tramite stage, con un'agenzia di comunicazione integrata, con la quale ha collaborato per la prima tesi di laurea, analizzandone gli aspetti strategici della struttura organizzativa e del marketing.
La seconda tesi di laurea della specialistica e' stata invece scritta in collaborazione con la Saatchi&Saatchi.
Nel 2005, dopo aver ottenuto una borsa di studio post-laurea per la ricerca universitaria, consegue la qualifica professionale di esperta in formazione a distanza (e-learning) per la didattica aziendale e la gestione di piattaforme informatiche evolute.
La qualifica e' stata spesa in diverse esperienze, anche in Master per la formazione degli adulti, come tutor e docente e in altre collaborazioni con la Facolta' di Scienze della Comunicazione dell'Universita' degli studi di Teramo. Ha ottenuto un contratto nell'anno 2006 presso la Facolta' di Agraria (Teramo) col ruolo di assistente organizzativo alla didattica per programmare, monitorare e valutare i corsi di laurea. Nello stesso anno ha seguito corsi sulla sicurezza del lavoro e l'organizzazione aziendale. Ha diverse esperienza di docenza, un'ottima conoscenza dell'inglese.
Nel 2005 e' stata convocata come esperta di mass media nel Progetto T.A.G.S. promosso dall'E.A.R.L.A.L.L http://www.earlall.org/tags/ .
Ha conseguito un dottorato di ricerca presso la Facolta' di Scienze Sociali dell'Universita' 'G. d'Annunzio' di Chieti-Pescara e si occupa di fenomeni sociali e ricerca operativa.E' stata invitata nel mese di settembre 2010 al programma televisivo 'Mattina in Famiglia' su Ra1 per prendere parte al dibattito su 'Donne e pubblicita'm come esperta di comunicazione. Ha curato come consulente la pianificazione Marketing nel settore PMI in diverse aziende abruzzesi. Ad oggi continua ad operare nel settore della formazione ed è attualmente coinvolta in diversi progetti.