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Bloody Sunday

10/10/2002 3286 lettori
5 minuti
Un film assolutamente da vedere, dallo stampo prettamente documentaristico, drammaticamente coinvolgente. I fatti basterebbero da soli a costituire denuncia civile: siamo nell'Irlanda del nord, a Derry, nel gennaio 1972 si prepara una grande manifestazione indetta dalle Associazioni per la Difesa dei Diritti Civili ed organizzata da un deputato protestante , votato alla causa dei cattolici. In realtà, essendo appena stata approvata una legge che avrebbe permesso l'arresto dei sospetti senza istruttoria preventiva, l'esercito inglese si preparava sin dall'inizio allo scontro duro, agli arresti, a non evitare, anzi alimentare un bagno di sangue. Il risultato fu di 13 morti, per lo più adolescenti, e 14 feriti gravi, ma soprattutto una escalation di violenza che dura ancora ai nostri giorni. Per accentuare lo stile da reportage il regista adotta il colore desaturato (che tende al bianco e nero), la frenesia della videocamera a mano, un sonoro esasperato da continui squilli di telefono, creando così un efficace tensione nello spettatore. Il regista, approfondito conoscitore della questione irlandese, fa parlare i fatti, i volti, le voci e non possiamo che rimanere schoccati di fronte alla violenza gratuita, allo studio premeditato del conflitto che ha portato alla morte così tanti giovani, al lutto così tante famiglie. Di fronte a tutto ciò non si può non sentire il richiamo dei fatti d'attualità, l'inquietante atteggiamento di forze di polizia e militari che spesso seguono logiche da "branco" piuttosto che la lucidità, la spietatezza piuttosto che la correttezza professionale. Anche al di là delle personali considerazioni questo film scalfisce, confonde anche nel ritmo travolgente, esamina in primo piano solo alcune figure umane come quella del deputato interpretato da James Nesbitt di "Lucky Break" o del giovane militante cattolico innamorato di una protestante, come anche il comandante delle truppe britanniche ed un paracadutista inglese. La dimensione è comunque corale, il film lascia dietro sé le singole storie personali per passare alla cronaca, per andare poi ancora al di là fino alla storia; vorrei solo concludere con una frase di Martin Luther King che mi sembra appropriata: " Dobbiamo sempre elaborare i nostri lutti con un alto livello di dignità e di controllo. Non possiamo lasciare che la nostra protesta civile degeneri in violenza fisica. Ancora e sempre dobbiamo cercare di calmare i gruppi più esaltati ed opporre alla forza fisica la forza degli animi…." Martin Luther King da "Ho un sogno" discorso del Lincoln Memorial,Washington D.C., 28 agosto 1963
Francesca Lagomarsini
Francesca Lagomarsini

Francesca Lagomarsini : sono nata a Genova il 2/12/71, vivo a Genova in una zona di campagna, scrivo poesie e racconti, amo in particolare la poesia al “femminile” di E. Dickinson e Alda Merini.
Scrivo da quando sono bambina, ho partecipato a diversi concorsi, pubblico su “Liberodiscrivere” e “Scritturafresca” in Internet. Ho pubblicato a mie spese la mia prima raccolta dal titolo “Libellule”; il mio secondo amore è il cinema, in particolare stimo molto i registi inglesi e francesi, adoro i vecchi film italiani del neorealismo (De Sica, Rossellini, ecc).
Il mio sogno è pubblicare una raccolta di poesie e fiabe illustrata dai miei disegni e anche quello di viaggiare intorno al mondo facendo la giornalista letteraria…