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I due all’ unisono: siamo lombardi e veniamo da Como

22/10/2018 19362 lettori
4 minuti

I due all’unisono: siamo lombardi e veniamo da Como poi uno di loro continuando «ci troviamo in vacanza studio per visitare parte della scultura dei Nebrodi.» Deciso il professore aggiunse: «Domenico Gagini, nativo di Bissone, è l’autore, con l’ausilio della sua bottega, del monumento ad Artale Cardona, morto nel 1477, e figlio di quel Pietro che fu Camerlengo del regno aragonese, in S. Maria di Gesù di Naso.» Poi lo scambio d’idee, continuò durante la giornata: prima e dopo il pranzo. Il veloce scorrere delle ore dava il segno della sintonia nella conversazione, sempre più confidenziale. Gli argomenti si succedevano nel reciproco interesse. Io per lo più stavo ad ascoltare. Il professore, più serioso, faceva sfoggio della sua eloquenza. I due accettavano la sua eccentricità trascurando l’apparenza e valorizzando l’essere. Unica distrazione l’ammirazione per la campagna e le rigogliose colture. Il professore, che volesse non si perda l'attenzione su di lui, li seguì incalzandoli: «una delle imprese, che interessava a Cesare, con l’insediamento di Como, era lo sviluppo dell’agricoltura in genere, e d’alcune colture in particolare, la vite, ma soprattutto l'ulivo».

Si chiamava Caio Aviano Filosseno, era un Greco di Sicilia. Istintivamente, non so perché, chiesi: «Chi era costui? Da dove veniva?» Rispose ancora la ragazza: «Cicerone, disse, ci dà le due risposte, narrandoci la vicenda di uno di loro. Si chiamava Caio Aviano Filosseno, era un Greco di Sicilia, la sua patria era Calcate, sulla costa settentrionale dell'isola, ad est di Halesa, dove oggi è il borgo di Caronia.» Precisò il professore; e poi puntualizzando con un articolo scritto da un suo amico: «La vista solenne dei monti e delle colline ubertose, che ti fan di corona da ogni parte, il panorama luminosissimo della sottostante pianura ricca di giardini e oliveti, ti mettono addosso tale una serena giovialità da renderti più sicuro». L'antica Calcate, che in greco significa appunto «bella spiaggia», e che, secondo l'opinione di alcuni storici sarebbe sorta in questa e non in altra località. Nella Descrizione del Regno di Sicilia, infatti, di Giuseppe Carnevale, si legge a pag. 52 «Segue dodici miglia da Caronia, ove fu l'antica città di Calcate, che da Tolomeo in questo lido e non altronde (come alcuni credono) fu posta. Ebbe il suo principio da Ducezio Re dei Siculi e d'Arconide Prence dei popoli Erbiti, come Diodoro nel XII libro ci narra». Fu dunque questa città celebre come Cicerone nel V delle Verrine ci scopra...  

Un incontro può verosimilmente mutare il modo di interagire tra gente, in apparenza, diversa. Una tradizione, un rito può essere frutto di una mescolanza; è stato il caso delle moncecche o mondunghe, delle Tre Pievi legate tradizionalmente a Palermo: sin dal 1500, è documentata l'emigrazione dei valligiani del territorio delle Tre Pievi (alto lago di Como), in Sicilia a Palermo, dove per lo più gli emigranti comaschi, si riunivano anche a gruppi per aprire fondaci. Il legame religioso li riuniva in scholae o confraternite, … impararono la devozione a santa Rosalia, tanto che sono numerose le reliquie della santa presenti nelle chiese della zona.

La giornata volgeva al termine e mentre il sole si approssimava al tramonto sotto l’orizzonte per poi scomparire nel mare che rosseggia, i nostri amici ne contemplavano il prodigioso fenomeno. La suggestione era tale che accettarono l’invito di trascorrere anche la serata insieme, con noi. Il professore si accomiatò: «per altri impegni assunti» disse; e lentamente s’incamminò verso la «nostra» vetusta Calcate rigenerata nei secoli, sotto altre forme e con altra gente. Poi fu sera: quando la luce e le tenebre s’incontrano, e nulla è del tutto chiaro o del tutto scuro. Nella maggior parte delle tradizioni spirituali, questo momento è considerato sacro, al di fuori e al disopra della realtà sensibile. «Durante il crepuscolo, si mette alla prova l’equilibrio del pianeta e dell’uomo: Dio mescola l’ombra con la luce, per vedere se la Terra ha il coraggio di continuare a girare. Se la Terra non si spaventa con l’oscurità, la notte trascorre e un nuovo sole torna a brillare».

 

 

 

 

 

 

 

 

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.