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Trionfa a Cannes il cinema francese, con “Deephan” di Jaques Audiard

25/05/2015 16049 lettori
5 minuti

Il verdetto della giuria è arrivato al gran finale, decretando i film, i registi e gli attori che hanno potuto rappresentare un cinema contemporaneo all'altezza di ogni merito. Non sempre i pareri possono essere concordi con un giudizio che ha voluto elevare un cinema privato di quegli effetti speciali che forse può abbagliare di più, e la storia narrata dal regista Jaques Audiard ha avuto la meglio, giudicandosi la Palma d'Oro come miglior film, sensibilizzando una coscienza attuale fortemente condizionata dai dispotismi culturali e razziali a cui gli uomini sono soggetti, e Deephan ha convinto senza ombra di dubbio. Grandi meriti sono andati alla categoria miglior attrice e miglior attore, arrivando ad un ex-equo con le attrici Emmanuelle Bercot con il film Mon Roi della regista francese Maiwenn (con protagonista Vincent Cassel in concorso anche con Il racconto dei racconti di Matteo Garrone) e la statunitense Rooney Mara, in concorso con Carol diretto da Todd Haynes, coprotagonista una grande Cate Blanchett. La sorpresa maggiore è toccata per l'attore francese Vincent Lindon, meritevole per una carriera fitta di partecipazioni a quel cinema che infine lo ha premiato come miglior attore con il film La Loi du Marché. Grand Prix lodevole per un cinema ungherese dalle tinte forti rivolte alle persecuzioni naziste nei campi di sterminio, premiando il regista Làszlò Nemes con l'opera Saul fia, interpretato da Géza Röhrig. Miglior Regia a HOU Hsiao-Hsien per il film Nie Yinniang e Miglior Sceneggiatura per Michel Franco con Chronic.

La delusione italiana che parla ai botteghini

Si può parlare di esclusione o di delusione, per quel cinema italiano partito con le grandi premesse di un ampio respiro internazionale che poteva garantire oneri maggiori? Sicuramente ciò che la giuria ha sentenziato non priva dei meriti che appartengono ai nostri registi, mettendo Matteo Garrone e Paolo Sorrentino nelle spire dei botteghini che parlano a nostro favore, visto la forte affluenza che ha accolto Youth, con più di due milioni di spettatori nei primi giorni di programmazione, in quella visione molto simile a Stanley Kubrick per l'introspezione oggettiva del tema espresso. Stessa opinione nei confronti di Garrone, dove la spettacolarità della sua favola ha ammaliato, indipendentemente da una giuria che ha solo svolto il suo compito, forse prevalendo un cinema francese che ha sicuramente meritato quel po' di più.

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.