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La visione d'insieme

08/09/2014 9373 lettori
5 minuti

Fare politica «policy making» è un principio precauzionale che si basa sul dar via libera alle innovazioni certi dell'assenza di azzardi. Sicuri di poter svolgere un ruolo fondamentale nel far ripartire le speranze del Paese con spirito di servizio che mette a disposizione esperienze e conoscenze in quanto pedine fondamentali per una ripresa culturale ed economica. «Politics» è un termine di origine inglese che indica la «politica» nel senso di meri rapporti di forza, di partiti e politici, contrapposto a «policy»[1] Gli stessi termini in italiano non trovano una traduzione perché sono entrambi inclusi nella medesima parola: «politica». Anche se le leggi e le politiche pubbliche hanno ampi margini di sovrapposizione soprattutto in Italia, law making e policy making, non coincidono né concettualmente né in pratica.

Nel momento che si esprime il bisogno di notizie e d’informazione, il bisogno di comunicare determina la situazione in cui «la lotta, il movimento, il partito diventa un fatto esistenziale». Ci sono termini del dibattito politico, i cosiddetti luoghi comuni, di cui è imbastito il linguaggio che è quello tecnico della politica. Ebbene se si riesce con un’iniziativa, movimentata da un continuo dialogo, a digerire questi luoghi comuni, si riesce a farli digerire anche ad altri. Si riesce a farli diventare viventi: e questo non è poco. Un luogo comune è un'opinione - non necessariamente "vera" - o un concetto la cui diffusione, ricorrenza o familiarità ne determinano l'ovvietà o l'immediata riconoscibilità. Luoghi comuni, più strettamente legati alla tradizione, possono essere i detti, i proverbi o le citazioni. Possono essere opinioni interessanti, talora acute, che legittimamente possono essere utilizzate come punto di partenza per un pensiero critico o essere pronunciate come rappresentazione di una verità inconfutabile o derivare dalla saggezza popolare.

È già capitato argomentare sulla creatività: «La vera forza morale del capitalismo sta nella sua capacità di promuovere la creatività umana. È in nostro potere creare e diffondere nuovo benessere: noi stessi – noi uomini e donne – siamo la prima fonte della ricchezza delle nazioni». La creatività umana è la prima risorsa donataci dalla natura: rimuovere la repressione istituzionale che la opprime, è l'immane compito cui ci invita l'etica cattolica. Sono in tanti in Italia i giovani che hanno il pallino, il chiodo fisso di fare impresa, ma poi solamente una piccola parte di questi riesce concretamente a realizzare i propri progetti e a dare sfogo alla propria «vocazione imprenditoriale». Per altro, «Zadie Smith, la creatività e l’arte del dispiacere» titola Aldo Ricci sul Fatto quotidiano. «La Smith comincia citando il critico Raymond Williams che della parola “creatività” ha rintracciato l’involuzione, partendo dalla creazione come prerogativa degli dei – secondo sant’Agostino creatura non potest creare – ma che dal XVI secolo diventa sinonimo di falso e d’imitazione. Mentre ai giorni nostri, sempre secondo Williams, usiamo la parola “creatività” per celare il dato di fatto che le arti in genere, invece di essere pervase dall’innovazione e dall’originalità, sono dominate “dalla riproduzione ideologica ed egemonica”, per questo motivo qualunque opera letteraria fasulla o stereotipata può essere chiamata, per convenzione, scrittura creativa, e gli autori di testi pubblicitari possono descriversi ufficialmente come creativi».

La visione d'insieme: Quando ragioniamo in termini di spesa/investimento aziendale, ma forse il ragionamento dovrebbe estendersi al quotidiano, dobbiamo imparare a ragionare in prospettiva per evitare di acquistare ogni giorno un qualcosa che potrebbe essere preso a titolo definitivo per sempre. Facciamo un esempio veramente piccolo. Se acquistiamo sotto casa un pacco di carta, spendiamo in valore assoluto una cifra irrisoria rispetto a un acquisto di un bancale di carta da un grossista diretto, ma se alla fine dell’anno abbiamo comprato tre bancali di carta, il costo totale è nettamente superiore. Se facciamo un conteggio a lungo termine, notiamo che alla fine dell’anno il risparmio è di parecchi punti in percentuale se facciamo un acquisto grosso e spesso non c'è confronto con l'acquisto minimo quotidiano.

Sembrano ragionamenti banali, ma un'azienda spesso non ha nemmeno il tempo di farlo e il poter pagare poco il giorno diluisce la spesa e non ci fa rendere conto del pagamento. Pensiamo ai telefoni, all'acquisto di cancelleria, all'utilizzo di pc a quanto ci possono costare se non ponderiamo il loro acquisto. Tutto questo, poi specialmente su situazioni piccole, interferisce su possibili disponibilità economiche per fare sviluppi o altre integrazioni e, come spesso accade, la goccia quotidiana che sembra essere innocua è la fetta di guadagno che ci giochiamo per superficialità. 

Ora il contesto budget è da vedere più in situazioni strutturate dove ci sono direttori di compartimento, responsabili di zona ecc ma il concetto che ci interessa porre l’accento in quest’ambito è che partendo dal piccolo, è importante avere sempre una visione d'insieme chiara e attenta perché la gestione aziendale, specialmente negli ultimi anni, impone molta accortezza e oculatezza nelle spese e negli investimenti.

 

Fonti: Wikipedia - il budgeting

Foto tecnichememoria

 

 

[1] Nella lingua inglese vi è una differenza tra i termini policy, ovvero politica nel senso di politica pubblica o aziendale, e politics, ovvero politica nel senso di attività di governo della collettività. Nella lingua italiana il termine policy viene tradotto con "politica", esattamente come il termine politics. Questo porta a fraintendimenti

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.