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Formigoni, Tomba e ora Bossi. Who’s next?

06/08/2010 29866 lettori
4 minuti

Ora non se ne puo' davvero piu'. Dopo quella ad Alberto Tomba, un'altra laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione. E indovinate a chi? A Umberto Bossi.

Ovvero all’ultimo uomo politico italiano che la meriterebbe, se si considera a quale basso e corrotto linguaggio ci ha ormai abituati durante i suoi comizi elettorali e le sue dichiarazioni pubbliche.

Non riesco proprio a credere come il Rettore dell’Università dell’Insubria – tale Prof. Renzo Dionigi –  abbia avuto il coraggio di promuovere una simile iniziativa, di cui ho avuto modo di apprendere da chi ha, invece, tutte le lauree in regola per commentarla.

Il Prof. Giovanni Boccia Artieri ha segnalato ieri sul suo Friendfeed, alle 19 circa, la notizia riportata sull’Unità da Pietro Greco, evidenziando, al di la' del danno che trovate del genere arrecano ai laureati sudoris causa – mi si passi l’amara storpiatura – in Scienze della Comunicazione, anche la beffa consumatasi per bocca di un altro Ministro della Repubblica (che coppia, ragazzi!). “Secondo la Prealpina, il quotidiano varesino che ne ha dato notizia lo scorso 30 luglio” – scrive l’Unita' – Maria Stella Gelmini avrebbe, infatti, appoggiato l’onorificenza (?) con una telefonata allo stesso Rettore.

Alle considerazioni di Pietro Greco in merito alle contraddizioni che presenta questa, ripeto, incredibile oscenita', trovo necessario aggiungere che:

-         non ho MAI letto o ascoltato un intervento forte, convinto da parte chi dovrebbe porre fine a questo scempio – che, beninteso, colpisce anche altri corsi di laurea ma dilaga in maniera folle nel caso di Scienze della Comunicazione – tranne che quello dell’ex Ministro Fabio Mussi, ampiamente disatteso dal suo ultimo successore (che addirittura lo favorirebbe!);

-       riguardo a Umberto Bossi, perché proprio in Scienze della Comunicazione e non in Scienze Politiche, ad esempio? Per i cittadini di Varese, sede della lungimirante Università nonché piena Padania, le sue riforme – leggi il tanto amato federalismo, o cosa senno'? – valgono assai più delle sue pur eccellenti abilità comunicative (cliccate a scelta, non aggiungo alcun commento a dei video così drammaticamente eloquenti);

-         concretamente, cosa ricaverebbero gli atenei dai relativi laureati ad honorem? La lista è troppo lunga per i miei gusti... musicali, sportivi e politici, benche' non del tutto “nera”: Mike Bongiorno (IULM), Sergio Bonelli (Universita' La Sapienza di Roma), Roberto Formigoni (IULM), Valentino Rossi (Universita' di Urbino), Vasco Rossi (ancora IULM, che svetta audacemente con 15 lauree su 19), Alberto Sordi (Universita' di Salerno), fino ad arrivare al già citato Alberto Tomba (Universita' Internazionale Sancti Cyrilli), e si potrebbe continuare... Dicevamo: che vantaggio hanno le università in tutto questo, aldila' di una brevissima popolarita' (soldi? Ditemi di no!)?

-         in ultimo, che ne sara', dopo quest’ennesimo, duro colpo, di un corso di laurea che gia' da tempo fa una fatica enorme a imporsi all’attenzione dell’opinione pubblica, oltre che della classe dirigente, se solo si considerano gli errori che si possono trovare facilmente in rete (provate a cercare “scienze delle comunicazioni” o “scienza della comunicazione” per capire quanto poco si sappia del corso di laurea), compiuti indistintamente da giornalisti, professori, studenti, gente comune (anche da chi frequenta il serissimo Spinoza)?

Non voglio dilungarmi sui mali che accompagnano ormai da anni Scienze della Comunicazione – cito, su tutti, la mancanza del numero chiuso e la proliferazione delle sedi in Italia – ma di certo questa delle lauree honoris causa è una storia che deve finire una volta per tutte, se non vogliamo che la reputazione di questo corso di laurea crolli irreparabilmente.

Ovvero all’ultimo uomo politico italiano che la meriterebbe, se si considera a quale basso e corrotto linguaggio ci ha ormai abituati durante i suoi comizi elettorali e le sue dichiarazioni pubbliche.

Angelo Ventriglia
Angelo Ventriglia

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Le Regole che rispetto per scrivere un'email (cfr. Internazionale, anno 16 n. 772 , pag. 12):

1. Un'email piu' lunga di dieci righe e' una telefonata mancata.

2. Se hai piu' di vent'anni, le faccine non fanno bene alla tua credibilita'.

3. I puntini di sospensione sono tre, il punto interrogativo e' uno e quello esclamativo pure. Tutto il resto e' superfluo.

4. I comunicati stampa sono tra le forme piu' odiate di spam.

5. Gli allegati non necessari sono un gesto di maleducazione digitale.

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