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BRUNO VESPA ATTACCA SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

31/01/2009 20029 lettori
4 minuti
A chi soffre d’insonnia, o a chi ha i ritmi un po’ sballati e non va a letto prima delle due di notte, sarà sicuramente capitato di assistere ad una puntata di Porta a Porta, su Raiuno, condotto da Bruno Vespa.
E così, la sera del 19 gennaio potreste aver visto una trasmissione dedicata all’omicidio di Meredith, l’omicidio di Perugia, insomma quello di cui tutti abbiamo sentito parlare.
Alla conclusione del programma, il signor Vespa si rivolgeva a un gruppo di studenti di un liceo scientifico che sedeva fra il pubblico, dicendo loro (testuali parole):
“Abbiamo bisogno di ingegneri, abbiamo bisogno di tecnici importanti. Una sola preghiera: non vi iscrivete a scienze della comunicazione, non fate questo tragico errore, che paghereste per il resto della vita!”
Chi sta dietro questa tastiera sta per specializzarsi in scienze della comunicazione pubblica, sociale e politica, e già da due anni è dottoressa in scienze della comunicazione e giornalismo. Si potrà facilmente immaginare il personale disappunto, ma questa volta sono voluta andare oltre.
Sono anni che mi tocca subire ogni genere di attacco al mestiere che ho scelto di fare. E ho scelto di fare il comunicatore perché è la cosa che so fare meglio nella vita. Perché, quando cinque anni fa tutti gli insegnanti del liceo mi dissero che potevo seguire qualsiasi strada avessi voluto, la mia scelta cadde proprio su Scienze della comunicazione. Non credo che sarei stata un cattivo ingegnere, un cattivo avvocato o un cattivo economista, ma sicuramente sono un comunicatore felice.
Allontanandomi dal personale, mi sono messa nei panni di tutti quelli come me, di chi da anni si occupa del settore della comunicazione, insegnando, diffondendo ciò che ha assimilato nella pratica, cercando di battersi per questa categoria. Ho pensato alla passione che ho visto nei volti di molti dei docenti che ho conosciuto in questi anni.
Oggettivamente l’affermazione del signor Vespa poteva scivolarmi addosso come tante altre che mi è toccato sentire, ma lui è lì nella sua bella poltrona, con lo stipendio pagato dai nostri 107 euro e 50 centesimi di canone RAI all’anno, e c’è tanta gente che di sicuro lo segue e crede incondizionatamente a ciò che dice durante la sua trasmissione.
Penso allora all’ignoranza esistente verso la mia professione, quando mi chiedono “Ma tu cosa studi?”, e dopo la mia risposta, perplessi domandano: “E, insomma, che lavoro farai?”. E a quel punto mi tocca spiegare, ogni volta, quali sono gli sbocchi occupativi del mio settore, che cosa posso fare nella pratica e le mie aspirazioni. Chiunque studi scienze della comunicazione sa esattamente di cosa sto parlando.
Puntualmente mi chiedo perché nessuno sappia esattamente di cosa ci occupiamo, ma in molti si permettono di dire che non siamo allo stesso livello degli altri e che le nostre professionalità non sono utili.
Avevo tremendamente bisogno di condividere il mio sgomento e la mia insofferenza con altri comunicatori, ed è nata l’idea di fondare un gruppo sul famigerato social network Facebook, dal nome LAUREATI/NDI DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE: VESPA CHIEDA SCUSA! Ho spiegato ciò che avevo visto e ho linkato la pagina del sito Rai da cui vedere la puntata e la frase “incriminata”.
In pochi avevano visto la puntata mentre andava in onda, ma, al momento in cui scrivo, il gruppo ha raggiunto le 1340 adesioni in quattro giorni.
In tanti colleghi ho scoperto la mia stessa collera: chi si iscrive invita altri amici a farlo, la discussione si accende sulla bacheca e fuori. Abbiamo spedito segnalazioni della questione ai presidi dei corsi di laurea, abbiamo scritto ai giornali e alle trasmissioni televisive, perché vogliamo far sentire la nostra voce per difenderci e farci conoscere.
Vorremmo che la categoria fosse valorizzata, non sminuita e vituperata in continuazione. Vorremmo fare in modo che per lavorare nel campo della comunicazione si debba essere scienziati della comunicazione, e non laureati da ogni campo. È giusto che ognuno si occupi di ciò di cui è esperto e per cui ha studiato, cercando sinergie fra le vari professionalità per raggiungere nuove mete e superare gli ostacoli di questo nostro tempo.
Vorremmo che parlassero di noi, e vorremmo che lo facessero finalmente, per la prima volta, e per sempre, in maniera positiva.