Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Bellezza: parola del mese di Giugno

02/07/2008 15443 lettori
4 minuti

Scopriamo insieme a Massimo Arcangeli e la  nuova rubica "la Parola del mese". Segue la sua analisi.

Contenti dei risultati riscontrati il mese scorso, con il lancio di questo progetto vogliamo prendere spunto per proseguire con ancora più forza consapevoli che questa ci è data dagli stessi utenti che decidono ogni giorno di vivere Comunitàzione: dandoci preziosi consigli, offrendoci contenuti e collaborando con interesse ai progetti che decidiamo di condividere e che come questo crediamo sia portatore di un grande valore aggiunto per tutto il nostro sfaccettato network di comunicatori.

La parola più votata per il mese di Giugno è stata:

"Bellezza"

L'analisi di Massimo Arcangeli, direttore di “Lid’O. Lingua italiana d’oggi":

 

Il mantovano Palazzo Te, dal 29 marzo, ospita una grande mostra, allestita da Andrea Mandara, che chiuderà i battenti il 6 luglio: “La forza del Bello. L’arte greca conquista l’Italia”. Èd è stato quello della bellezza il tema portante dell’ultima edizione della Fiera del Libro di Torino, argomento di molte delle lezioni magistrali presentate: lo hanno affrontato letterati e scrittori, architetti e storici dell’arte, saggisti e filosofi.

L’ammirazione silenziosa per la bellezza non ha alcun reale bisogno di essere sostenuta dalla persuasione o dall’argomentazione. Se il genio non ci parla più, se gli abbiamo sostituito la succedaneità di un insapore gusto collettivo o lo abbiamo seppellito sotto la valanga dei pregiudizi razziali, politici o religiosi, è proprio perché non siamo più avvezzi a essere disarmati dalla vertigine del sublime artistico, alla sua virtù taumaturgica. Non riesce a dirmi granché Harold Bloom quando cerca di convincermi della necessità di un canone letterario occidentale da rivendicare e difendere. Mi seduce quando sostiene invece la centralità del gusto estetico. Forse abbiamo bisogno, più che di essere persuasi dagli appelli all’etica della scrittura, di tornare a commuoverci davanti a quel che avvertiamo come sommamente bello. Se c’è un sostantivo al quale mi sentirei oggi di abbinare l’aggettivo etico è quello di bellezza: una “bellezza etica” come idea di un sistema di valori artistici nei quali si è disposti ad ammettere l’impronta del genio qualunque sia la sua fede o il colore della sua pelle. Un genio che, agli occhi di chi lo ha riconosciuto tale, dovrebbe apparire “innocente” e del tutto disinteressato. Una soluzione al montante oscurantismo e alla pesantissima cappa da caccia alle streghe da cui è avvolta l’Europa.

“La bellezza, senza dubbio, non fa la rivoluzione. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza”, ha detto Albert Camus; se non salverà il mondo, come pensava il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij, speriamo almeno che il mondo salvi lei.

“Il bello è lo splendore del vero” , recita una notissima frase attribuita a Platone; non è la semplice, matematica equivalenza di John Keats (“La bellezza è verità, la verità è bellezza”), è molto di più: accende la speranza che faccia brillare la verità per illuminare meglio le coscienze.

Lettura consigliata: Umberto Eco, Storia della bellezza (Bompiani).