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Voto a San Rocco. La prima partita

01/10/2007 16200 lettori
3 minuti
E’ difficile per me raccontare la prima partita senza cadere un po’ nella commozione.
Quando non hai mai giocato a questo livello, e ti trovi di colpo in campo con dei professionisti/dilettanti allo sbaraglio come eravamo noi, beh…è veramente entusiasmante.
Giocavamo ad un gioco nuovo, una derivazione del gioco del calcio originale, ma molto più veloce, molto più MOBILE, un gioco tutto nuovo.

Era stata un’intuizione geniale….come il calcetto giocato a sette…cambiare leggermente le regole del gioco per rendere il terreno di gioco più piccolo, il gioco stesso più snello, la palla più veloce.

E la palla correva in campo come non mai….All’inizio addirittura dovemmo giocare da soli…le regole erano nuove, nessuno degli altri le conosceva. Ma il pubblico arrivava a vederci, correva numeroso e pagava il biglietto. Lo stadio si riempiva sempre di più, ed era ovvio che prima o poi qualcuno sarebbe sceso in campo a contenderci il favore del pubblico e a dividere i fans.

E arrivo’. Ce l’aspettavamo…

Noi eravamo una squadretta di dilettanti de’ borgata, come vi raccontavo, organizzata alla bell’e meglio, un po’ sgangherata nei modi, ma con una sana e sincera passione per la palla.
La palla era tutto…prenderla , giocarla, passarla…non era importante chi facesse gol….l’importante era farlo !
E allora, la discesa in campo di un avversario come si deve non poteva che renderci più agguerriti, ma felici…

Vedete, al contrario del gioco del calcio tradizionale, dove per anni ed anni la concorrenza in campo era stata vista come un’eresia, noi invece eravamo nati con la voglio di lottare contro avversari agguerriti, di vincere con l’astuzia e la competenza, ma contro avversari veri, formati, allenati, non contro il nulla istituzionale…

E l’avversario, dicevo, arrivo’.
Molto più “figo” di noi!

Aveva le magliette nuove nuove, gli spogliatoi ripuliti, la squadra giovane e scattante…insomma..tutto nuovo e tutto bello.
Volevano “cambiare il mondo”! Erano organizzati come gli americani, con tanto di manager, allenatore…sponsor…
Lo sponsor era un’azienda di computers…gli dava un sacco di soldi all’anno…
Gli pagava anche la cheer-leader mascotte, una stangona australiana…che per un po’ ho pensato perfino fosse la mossa giusta farla “scendere in campo”…
Tra i miei compagni di gioco, infatti, si era rimasti un po’ imbesuiti davanti a tanta bellezza: il pingone lungo lungo, che era poi di Milano e molto sensibile all’oggetto femmina, si fermava per ore ed ore a guardarla mentre eravamo in campo…così gli altri gli rubavano la palla e ci voleva del buono a riprenderla !
Anche il nostro bello-bello, che pur non era milanese, ma umbro, pur sapendo di essere il”più bello del reame” non era insensibile alla stangona australiana…ma a calcio lui sì che era una bomba !

Ah, perché – dimenticavo – gli altri erano milanesi, come pure il loro pubblico.

Un pubblico fatto come loro, a loro misura: fighettini bocconiani, tutti leccatini e modernastri, di quelli che parlano di figa, scusate, e soldi…

Noi…noi eravamo ‘na squadretta de borgata, con la famiglia appresso.
I nostri fan, il nostro pubblico veniva coi panetti in saccoccia…e forse anche il fiasco de vino, ma con tanto affetto.
Era un pubblico fatto di fratelli, cognati, la figlia della portinaia, il cugino Luciano, insomma un pubblico vero e sincero…come un buon vino.

I nostri valori erano forse diversi dai loro….: famiglia, affetti, relazione, amore…ma una cosa avevamo in comune: la voglia di vincere.

I nostri tifosi arrivavano in treno, i loro in supermacchine decappottabili guidate da figoni spaziali.

Ma non divaghiamo….avevamo entrambi voglia di giocare….e allora giocammo.

Noi ci facemmo delle maglie rosse e blu. Bianconere, le avremmo volute…ma non si poteva…c’erano già. E poi bianco e nero non ci avrebbero visto da lontano. Rosso e blu sì.
Fu il fantasista estroso, quello che non rispettava i canoni di Santa Romana Chiesa, a proporlo…
E subito la squadra li fece suoi, quei colori. Anche perché gli altri avevano scelto il verde, da bravi paraceli, il verde speranza, il verde futuro….ma anche il verde colore dello sponsor…nonché del Dollaro !

Noi invece eravamo rossi come la passione e blu come il mare o come gli occhi della nostra giocatrice / lenteacontattata.

E giocammo.
La partita fu dura, tosta tosta, senza intervalli.
Si segno’ da una parte e dall’altra, novanta interminabili minuti, forse la partita più bella ed entusiasmante che noi tutti avessimo mai giocato….certo la prima. Ce la ricordiamo ancora tutti.

E vincemmo. Vincemmo alla stragrande, il cuore contro i soldi, gli affetti contro il sesso, la famiglia contro …contro qualsiasi cosa.

Fu una vittoria sonora, tre a uno…
Ma anche loro, devo dire, in campo si comportarono bene. Onore ai vinti…avevano dimostrato di saperci fare.

Unica cosa…capirono che avevano sbagliato colori…mollarono il verde e presero il rosso…ma non perché ne fossero convinti, ma perché la squadra passo’ di mano e il nuovo sponsor volle così…
Ma qui…siamo già nelle prossime partite…


La prima delle mie…finisce qui.