Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Basilea 2: un’occasione di crescita per la comunicazione d’impresa

05/03/2007 37520 lettori
4 minuti

Dal gennaio 2008 entreranno in vigore per la maggior parte delle banche italiane (quelle che hanno adottato il sistema IRB avanzato) gli accordi di Basilea 2 (per le altre, che hanno scelto il sistema IRB base, gli accordi sono già in vigore).

La direttiva introduce un più rigoroso sistema di prevenzione e controllo del rischio di insolvenza da parte dei clienti delle banche nell’ambito della concessione del credito.

In ottemperanza, le banche dovranno dotarsi di parametri di valutazione delle aziende più selettivi e improntati a una maggiore obiettività, mettendo a punto un rating, una specie di “pagella”, cioè, del tipo di quelle utilizzate da agenzie quali Standard & Poor’s o Moody’. Il rating di Standard & Poor’s, per esempio, prevede una serie di livelli, dal più elevato AAA, usato per indicare la massima affidabilità, fino al livello D che esprime una situazione di grave insolvenza.

La possibilità per un’azienda di ottenere un prestito, possibilmente con un tasso di interesse non troppo oneroso, dipenderà d’ora in poi dal rating che la banca le avrà assegnato. Sulla base delle informazioni che l’azienda stessa fornisce.

 

Ne deriva l’importanza di una ponderata e mirata comunicazione finanziaria e aziendale. Che riunisca in maniera organica, coerente e completa tutti gli elementi utili per permettere alla banca di attribuire all’azienda un giudizio positivo e quindi un rating elevato.

Ma quali sono le informazioni sulla base delle quali la banca opererà ?  Saranno presi in considerazione tutti gli elementi che fungono da indicatori del benessere economico presente e futuro dell’azienda, suddivisibili in tre categorie:  informazioni quantitative, qualitative e andamentali.

 

Alla prima categoria appartengono i dati a carattere economico-finanziario, in primis il bilancio di esercizio, in particolare quelli degli ultimi tre anni. Sarà quindi interesse dell’azienda redigere un bilancio con voci approfondite e dettagliate, evitando quelle descrizioni sommarie tanto usate in passato per mimetizzare operazioni poco chiare e scampare ai controlli della finanza. D’ora in poi saranno la correttezza e la trasparenza a essere premiate. Almeno per quanto riguarda la maggiore facilità di accesso al credito bancario.

 

Considerato fino a oggi, soprattutto nelle aziende di non grandi dimensioni (le cosiddette Piccole e Medie Imprese) esclusivamente come un obbligo di tipo fiscale, il bilancio di esercizio chiede di essere riscoperto nel suo ruolo di strumento di comunicazione d'impresa, un mezzo di comunicazione con gli stakeholder, una fotografia dell’azienda e del suo stato di salute economico. Uno strumento per attrarre azionisti, talenti e collaboratori di qualità, clientela selezionata, attenzione da parte dei media e, naturlamente, prestiti delle banche.

 

A integrazione dei dati squisitamente finanziari, sarà convenienza dell’azienda inserire una serie di informazioni di tipo qualitativo e andamentale, un ritratto della situazione aziendale attuale e futura. In grado di migliorarne ulteriormente la reputazione se il bilancio è brillantemente in attivo, o di apportare degli elementi compensativi se, al contrario, i numeri dovessero evidenziare una situazione non propriamente rosea. A riprova che l’azienda possiede i requisiti per continuare ad avere introiti anche nel medio e nel lungo termine, e quindi è in grado di rimborsare un prestito a distanza di tempo.

 

La sola conoscenza personale del direttore della banca non basterà più, in assenza di elementi integrativi che lo convincano ad accordare fiducia anche in presenza di un bilancio di esercizio mediocre.  E’ consigliabile tracciare un profilo dell’azienda che metta in rilievo lo spessore e la portata della propria attività. Si può cominciare delineando un quadro del mercato di riferimento, i principali concorrenti, come si colloca la propria azienda, quali sono le sfide che si intendono affrontare sul medio e lungo termine e quali i risultati che si vogliono conseguire. Non devono mancare nozioni sui punti forti dell’azienda (e come si intende procedere per potenziarli ulteriormente) e le modalità individuate per correggere eventuali criticità. Elencare poi i successi recenti e quelli del passato, inserendo uno studio sull’evoluzione della domanda con le previsioni di vendita.

 

Di grande importanza sono tutti i fattori cosiddetti intangibili, quelli cioè in grado di fare la differenza tra un’azienda e l’altra a parità di risorse concrete: il capitale umano, le competenze intellettuali e il patrimonio di conoscenze accumulato, il know how tecnologico (compresi eventuali brevetti registrati). Quei fattori cioè che dimostrano flessibilità nell’agire e capacità di innovazione, e che permettono all’azienda di affrontare brillantemente cambiamenti futuri anche non facilmente prevedibili. 

 

I fattori da includere e quelli da evidenziare in particolar modo sono a discrezione dell’azienda.

L’elemento chiave è sempre però la comunicazione. Funzione spesso sottovalutata, quando non  ignorata, da molte aziende, soprattutto di dimensioni medio piccole, spesso confusa con la pubblicità, diventerà sempre più un fattore strategico, in grado di favorire o meno la sopravvivenza economica di un’impresa.  Un elemento in grado di generare flussi di cassa, al pari di altri più manifestamente finanziari.

 

A questo punto sarebbe limitativo e penalizzante pensare che basti realizzare frettolosamente un dossier e incrociare le dita sperando in un rating alto. Per sfruttare appieno le potenzialità insite in questa nuova sfida ogni azienda dovrà invece operare un esame di come ha attuato la comunicazione finora. Dal quale potrebbe emergere la necessità di riorganizzarne completamente la funzione e le modalità di realizzazione.

Basilea 2 diventa allora – per chi saprà coglierla - una splendida opportunità di reimpostare il proprio modello di comunicazione. Che valorizzi la comunicazione finanziaria integrandola nel proprio reputation management, cioè la gestione dell’immagine aziendale dalla quale dipende il consenso dei propri pubblici, l’accoglienza positiva dei propri prodotti e servizi e quindi in buona fine la propria sopravvivenza. 

La ricompensa per chi lo farà non sarà costituita soltanto da maggiori opportunità di finanziamenti ma da un deciso e duraturo miglioramento della propria reputazione aziendale e delle relazioni con i propri stakeholder. Che significa la crescita e il successo dell’azienda.

Enrica Orecchia
Enrica Orecchia

Esperta in Gestione della comunicazione e dell'immagine aziendale, si laurea con lode in Lingue e letterature straniere all'Universita' di Genova. Nel periodo dell'università e immediatamente dopo viaggia e lavora all'estero. In quegli stessi anni matura preziose esperienze di giornalismo presso testate locali, grazie alle quali ha avuto occasione di vedere il mondo delle relazioni con i media "dall'altra parte della barricata". Impegnata da anni nel settore della comunicazione d'impresa ha operato in precedenza in ambito commerciale e marketing, scegliendo infine la comunicazione come campo d'azione d'elezione. Vive e lavora in quel di Alessandria, dove tiene d'occhio la realta' provinciale con particolare riferimento al mondo delle piccole e medie imprese. Appassionata di comunicazione online, nel novembre 2006 ha aperto L'officina della comunicazione, blog in cui disserta di comunicazione d'azienda e relazioni pubbliche. Dal 2007 i suoi articoli si trovano anche su Comunitazione e La Grande Agenzia. Nel 2008 ha inoltre collaborato con Spegea, la Scuola superiore di management della Confindustria di Bari come articolista per la newsletter.