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Giornalisti: sempre meglio che lavorare?

21/02/2003 25620 lettori
4 minuti
Televisione, radio, carta stampata e, adesso, anche Internet… Un’autentica giungla di notizie che quotidianamente bombardano gli occhi e le menti dei “poveri” lettori.
Ma, nessuno si è mai chiesto cosa c’è realmente dietro al lavoro del giornalista?! Una comoda poltrona in redazione?! O forse il vantaggio di poter esibire un tesserino che, a detta di molti, potrebbe aprire anche i cancelli del paradiso?!… Beh, non è proprio così!!!

Di certo, la tv e il cinema contemporaneo hanno fatto della professione del reporter una figura decisamente romantica ed intrigante ma, in realtà, nessuno di noi ha mai avuto la verve o il fascino di Gregory Peck in “Vacanze Romane”, né tanto meno la grinta e il coraggio di Al Pacino in “Insider”. Magari fosse così!
E’ un lavoro come un altro: ricco di soddisfazioni e, purtroppo, anche di tante e tante delusioni!

Fare il giornalista, infatti, non vuol dire solo sapere scrivere bene – o per lo meno, in modo chiaro e sintetico – ma anche, e soprattutto, cercare le notizie… E cosa interessa alla gente comune?!
Ebbene, sembrerà strano, ma ancora le stesse identiche cose di sempre: Sesso, Soldi e Sangue!… La cara vecchia regola delle “3 S” non tramonterà mai! Neanche nell’era moderna in cui il livello culturale “dovrebbe” essere alquanto elevato.

La televisione e i giornali mettono in mostra scene di cruda violenza o di donne mezzo vestite (o svestite?)?… E perché no; in fin dei conti è proprio quello che la “signora Maria” o il “signor Giuseppe” si aspettano di vedere!… Condannando il tutto in modo energico, questo è certo; ma, se non glielo si sbatte in prima pagina o in prima serata, sicuramente la critica sarà molto più dura. Forse, per la verità, ci sarebbe da chiedersi il perché non si dà mai molto risalto alle buone notizie come, ad esempio, un parto plurigemellare o la salvezza di una razza di animali in via di estinzione…

Comunque, retorica a parte, quello che distingue un vero professionista dell’informazione è il saper scovare la notizia giusta al momento giusto; o meglio, essere sempre a conoscenza di quello che può interessare l’opinione pubblica in un ben preciso momento, tenendo sempre fede al fatto che, essere un “opinion leader”, è un ruolo di grande responsabilità, soprattutto verso i propri lettori.
Insomma, il giornalista non è – e non deve essere - un paladino della giustizia ma, come diceva il grande Indro Montanelli, un semplice informatore che deve farsi capire da tutti, anche dal “lattaio dell’Ohio”.

Agenzie, Uffici stampa, interviste, telefonate, tutto può essere utile per ricostruire la realtà e nel montare una notizia, anche una semplice chiacchierata con il fioraio o il parroco del paese, magari anche davanti a un buon caffè.
E poi, non bisogna dimenticare i redattori, soprattutto quelli dei periodici e delle testate tecniche: mentre i cronisti “battono i marciapiedi”, gli operatori di redazione (questa è l’esatta definizione della loro professione) “scaldano la cornetta del telefono” e “consumano le pagine dei libri”.

Notizie, informazioni, specifiche tecniche, una mole di dati che, per confezionare un articolo in cui si spiega il funzionamento di una nuova apparecchiatura o di un particolare metodo di lavorazione – di cui, il più delle volte, ne sono all’oscuro loro stessi – sono di vitale importanza. Se i reporter sono le avanguardie dell’esercito del giornalismo, i redattori ne sono il genio militare.
E i giornalisti indipendenti (i cosiddetti freelance) che parte hanno in tutto questo?… La parte di autori-spettatori che, pur essendo giudicati da molti dei professionisti di “serie B”, svolgono un lavoro da “serie A”. Non sono altro che i commandos, le truppe d’assalto che preparano il terreno per la notizia e che spariscono solo dopo l’arrivo del grosso delle forze.

Ci vorrebbero pagine e pagine per spiegare la vera realtà di questo lavoro…
Il marketing e la pubblicità spesso vengono accusati di guidare – o forse meglio dire, comandare – le scelte editoriali di una testata; ebbene, non dimentichiamoci che “i giornali sono come le caramelle”, se non si vendono, il pasticcere prima o poi dovrà chiudere!… E d’altra parte: a chi non piacciono le caramelle?!

Qualcuno, nei tempi passati, sosteneva che intraprendere la professione del giornalista era “sempre meglio che lavorare”… Bugie?!… False allusioni?!… Lascio a voi la giusta risposta!
Per quanto mi riguarda: è il mestiere più bello del mondo!!!


Roberto Bonin

Roberto Bonin
Roberto Bonin

Giornalista professionista, vive e lavora a Milano: è l'ideatore e il responsabile della redazione del sito web Piccoli Giornalisti.

Collabora con numerose testate specializzate nei settori scientifico e ICT.

E' socio fondatore e Presidente nazionale dell'Associazione GSA - Giornalisti Specializzati Associati.