se i redditi non bastano più, per poter continuare a consumare per far crescere l’economia, siamo in un bel guaio.
La crisi, che molti si spingono fantasiosamente di interpretare ed altri vedono “Terra incognita”, sta tutta qui.
Dobbiamo guadagnare di più, direbbe Monsieur De la Palisse, e con cotanto conforto noi lapalissiani possiamo dire:”Dobbiamo avere redditi adeguati al compito”.
Beh, ad occhio e croce, la soluzione parrebbe risultare più facile del previsto.
“Da mano in pasta” qual sono allora intravvedo pure le soluzioni.
Se diminuisco gli acquisti e scarto meno, spendo meno, aumento il reddito disponibile.
Già, però così riduco il PIL, meno ricchezza, meno tutto: non è un bel guadagno.
Rivendico allora l’aumento dei Redditi da Lavoro.
Se però l’automazione dei processi produttivi ha ridotto l’offerta di lavoro; se le migrazioni verso il nord del mondo hanno fatto aumentare la domanda di lavoro; se le delocalizzazioni industriali verso il sud del mondo hanno fatto diminuire pure qui la domanda di lavoro e le basse retribuzioni nei paesi in via di sviluppo tengono bassi i redditi; se 2+2 fa 4: non c’è trippa per gatti, figuriamoci per i Redditi da lavoro.
Fin qui ciance: tocca andare al sodo.
La crescita economica rende la pratica del consumo indifferibile?
A tale indifferibilità corrisponde per i Consumatori un obbligo?
Tale obbligo un lavoro?
Beh, se lavoro ha da essere, Reddito sia!
Questa l’ultima opzione, non ne avvisto altre. E voi?
Col debito?
Già fatto: è stato un bluff.
Col credito?
Già fatto: è stato SBOOM.
Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
La porta chiusa, dentro gli inquirenti in bianche livree si danno un gran dafare.
Fuori, la gente: Massimiliano? Ma quale massimiliano, mi pare Mario.
Forse… ecco si Donato.
Poveraccio. Era uno di noi: la vita spesa a fare la spesa.
Macchì, Donato, er Mollica? Porcoggiuda, era ‘n pezzo de pane.
Al terzo piano le voci si rincorrono; nello scendere sento voci salire: è morto l’acquistone, quello che comprava tutto, mi sorridono ammiccando le due bruttine stagionate dirimpettaie del cadavere.
Prendo al volo l’ammicco: “In morte di un consumatore”, mi sembra okkei per il pezzo
Davanti la guardiola una voce mi rincorre: una giornalista che vuol sapere di Donato, vero?
Si ricorda tempo fa la pubblicità alla televisione del Tizio che, uscendo dal negozio con le buste in mano, riceveva grazie da tutti quelli che passavano?
Beh, quello era lui.
Qui da noi per quel fatto aveva firmato addirittura autografi.
Gli avevano detto che quella reclame significava che se si compra si produce la ricchezza, per questo è importante.
C’aveva creduto e ne faceva una missione, come i preti.
Mi ricordo, diceva: così si fa il PIL!
E per fare ‘sto PIL tutti i giorni mi toccava portargli su, fino al pianerottolo, ‘sti pacchi di roba comprata e poi ‘buongiorno’ e ‘buonasera’ e niente di più.
Poveraccio però!
Mi svincolo e da presso mi lascio risucchiare da un drappello di condomini sulla porta che parlottano: ‘si è suicidato’,biascica un giovanottone di un metro e novanta.
Un inquirente la per indagare, con aria inquisitoria, si frappone ai convitati. Ficca il naso, storce la bocca, squadra pure me e : probabilmente mente!
Nel silenzio sbigottito che accompagna quella sentenza, un rumore anzi due, uno sbattere di porta; poco dopo, in fondo all’androne, la frenata dell’ascensore.
Ne esce una figura in controluce: un colonnello dei RIS.
Mi scorge, lo scorgo. Mi addita: ‘Ficcanaso, Lei vorrà sapere tutto?
Si allunga, mi prende sottobraccio camminando verso l’uscita e,
la porta era chiusa dall’interno con lucchetti e catenacci, pure le finestre sbarrate: era un timorato del prossimo. Nell’appartamento stava tutto in ordine, nella credenza cerano prodotti scaduti, i cassetti pieni di 3x2, gli armadi pieni di saldi ; dei soldi neppure la traccia.
Al centro del soggiorno un televisore ancora acceso, nuovo di zecca, di quelli che si toccano, touch screen mi pare
il Donato sulla poltrona, gli occhi sbarrati, le membra afflosciate; a terra 15 carte fedeltà scarabocchiate, quelle di credito sfregiate, quella revolving morsicata.
Il decesso?
Il PIL lo ha ucciso, sta scritto qua sventoladomi sotto il naso un ritaglio di giornale bagnato e spiegazzato: PER 1 $ DI PIL MONDIALE 3,7 DI DEBITO.
Ha tentato di ingoiarlo, ne è rimasto soffocato.
Si svincola: tanto le dovevo per debito d’ufficio.
Mi saluta ed esce proprio mentre il portiere semichiude il portone per comunicare il lutto a passanti, in tutt’altre faccende affaccendati.
Ad onta della stretta creditizia, il 2007 ha segnato il boom in Europa nello sviluppo dei centri commerciali. Nel biennio 2008-9, secondo l'ultimo European Shopping Centres Report pubblicato dal consulente immobiliare Cushman & Wakefield, sono previsti oltre 22 milioni di metri quadrati di nuovi progetti commerciali, di cui la meta' da realizzare entro la fine del 2008. In Italia nel 2007 sono stati aperti oltre 1.141.000 mq di centri commerciali.
Urca, si presenta un’occasione irripetibile: facciamo quattro conti.
+ centri commerciali, + offerta, prezzi più bassi.
1 a 0 per noi, palla al centro.
+ centri commerciali, domanda più rarefatta, prezzi più bassi
2 a 0, palla al centro.
+ centri commerciali però, sempre + acquisti da fare. Vogliono prenderci in contropiede?
2 a 1, palla al centro.
+ centri commerciali ribadiscono pure la centralità del nostro esercizio nella pratica economica. Altro che produzione.
+ forza al consumo insomma,– alla produzione.
3 a 1, palla al centro.
Ei, ei, In questo scontro titanico, tra chi vende e chi acquista, possiamo vincere la partita.
Che occasione ragazzi!
Le vedete le officine del riscatto dei consumatori?
Là, dove i dilettanti recitano le liturgie del consumo, i Professional Consumers possono organizzare, cadenzare, offrire la Domanda per condizionare l’Offerta e avere un ristoro economico per l’obbligo di questo esercizio e con questo cipiglio, magari, vincere lo scudetto del tornaconto.
Ad onta della stretta creditizia, il 2007 ha segnato il boom in Europa nello sviluppo dei centri commerciali. Nel biennio 2008-9, secondo l'ultimo European Shopping Centres Report pubblicato dal consulente immobiliare Cushman & Wakefield, sono previsti oltre 22 milioni di metri quadrati di nuovi progetti commerciali, di cui la meta' da realizzare entro la fine del 2008. In Italia nel 2007 sono stati aperti oltre 1.141.000 mq di centri commerciali.
Urca, si presenta un’occasione irripetibile: facciamo quattro conti.
+ centri commerciali, + offerta, prezzi più bassi.
1 a 0 per noi, palla al centro.
+ centri commerciali, domanda più rarefatta, prezzi più bassi
2 a 0, palla al centro.
+ centri commerciali però, sempre + acquisti da fare. Vogliono prenderci in contropiede?
2 a 1, palla al centro.
+ centri commerciali ribadiscono pure la centralità del nostro esercizio nella pratica economica. Altro che produzione.
+ forza al consumo insomma,– alla produzione.
3 a 1, palla al centro.
Ei, ei, In questo scontro titanico, tra chi vende e chi acquista, possiamo vincere la partita.
Che occasione ragazzi!
Le vedete le officine del riscatto dei consumatori?
Là, dove i dilettanti recitano le liturgie del consumo, i Professional Consumers possono organizzare, cadenzare, offrire la Domanda per condizionare l’Offerta e avere un ristoro economico per l’obbligo di questo esercizio e con questo cipiglio, magari, vincere lo scudetto del tornaconto.
"Mi sembra che il Governo sia partito bene. Credo si debbano ascoltare le esigenze delle imprese perché sono le imprese a mandare avanti e ad essere un pezzo importante del Paese".
Lo ha affermato Renato Brunetta, Ministro della Funzione Pubblica, entrando al Convegno dei Giovani di Confindustria, precisando che "il Paese non vive senza le imprese" e "il Governo ha il dovere di ascoltarle".
E bravo Ministro, tuttodunfiato si coccolano gli imprenditori.
Già, sono essi a produrre Valore in forma di merce. Dio renda loro merito.
E noi, quelli della vita spesa a fare la spesa?
Noi che trasformiamo, mediante l’acquisto, quel Valore in Ricchezza per pagare profitti, salari, stipendi; con l’IVA sull’acquisto rimpinguiamo pure le casse pubbliche?
Noi che poi consumiamo e paghiamo con la TARSU lo smaltimento di quel consumato e poi, dulcis in fundo, diamo agio a una nuova produzione?
Noi che per compito d’ufficio spendiamo, con redditi insufficienti, risparmi allo stremo e debiti che rischiano di andare fuori controllo?
E che dire se nel 2007 in Italia sono stati costruiti 1.141.000 mq di centri commerciali: templi, magari empii, dove poter recitare le nostre liturgie di acquisto?
Bene, caro Ministro, vorremmo che rammentasse tutto questo quando incensa i ruoli, quando attribuisce centralità, quando si spende in riconoscimenti e attribuisce compensi.
Prezzo della benzina alle stelle. C’è chi cerca alternative per non rimanere strozzato.
La soluzione?
Quella di Tom Dowdy, il geniale ingegnere della UPS, l’azienda di spedizioni americana,.
Un’idea semplicissima, che ha fatto risparmiare nel 2007 alla UPS 15 milioni di $.
Per risparmiare tempo, motori, gomme e benzina basta guidare girando solo a destra agli incroci.
Sono stati riprogettati gli itinerari delle spedizioni in tutti gli Stati USA.
Per il 2008 la UPS prevede un risparmio complessivo di 500 milioni di $ grazie alle mappe destrorse.
“Una svolta a destra – non ideologica – invece che nella direzione opposta, non solo prevede una traiettoria più corta, fa risparmiare il tempo di attesa agli incroci, quindi benzina, oltre a evitare tutti gli incidenti causati dal traffico in arrivo dalla direzione opposta”.
Certo, c’è bisogno dinavigatori satellitari programmati per favorire la svolta a destra: la UPS li ha installati.
Sembra che già svariati siti Internet si preparino ad offrire anche agli automobilisti mappe stradali con la stessa alternativa: TURN RIGHT.
Non centra la politica, centra la convenienza: Professional Consumer all’erta!
Eggià se la vita dei consumatori,magari automobilisti, è spesa a fare la spesa che sia almeno conveniente farlo.
Con mappe che individuano i percorsi migliori per arrivare a tutti i centri commerciali che espongono promozioni, con tutte le carte fedeltà in mio possesso eun software che selezioni per segmento le offerte migliori, si stila un percorso di spesa ottimale: BOOM !!!
Ottimizzo l’uso del tempo, con traiettorie corte riduco l’ usuradell’auto, limito il consumo, abbasso il rischio di incidenti; con percorsi “ad hoc”intercetto i fidelizzatori ad uno ad uno li fidelizzo acquisto al meglio.
Et voilà coniugare agire, spesa e convenienza si può.
Per farlo occorre sagacia professionale?
Tom ne sa una più del diavolo: non perdiamolo di vista.
La pratica del consumare dilettante si esaurisce nell’acquistare e consumare. Risultato:redditi insufficienti, risparmi allo stremo, debiti sopra il livello di guardia, sprechi ed una montagna di rifiuti.
Un’azione professionalmente adeguata deve invece poter rivendicare la produzione della DOMANDA come compito di istituto.
Il potere per farlo? Generare il 70% del PIL mediante gli atti di consumo accredita la nostra rivendicazione. Se non bastasse lo squilibrio tra domanda e offerta rende evidente la nostra forza: hanno più bisogno i produttori di vendere che noi di acquistare.
Come faranno a resistere a cotante credenziali?
Come si possa esercitare il potere della domanda? Beh, intanto riuscendo ad usare, con adeguate strategie di azione, le nostre prerogative: il TEMPO, l’ATTENZIONE.
Disponiamo inoltre di un ampio spettro di azione nel gestire la pratica dell’acquisto: dalla prodigalità all’avarizia, che dobbiamo saper dosare con opzioni tattiche per fornire MISURA all’azione. Recuperare il valore del denaro poi ne consente un uso più accorto e redditizio; opporre resistenzaai processi di fidelizzazione rimuove inerzie, dispone il cosa, come, quando, quanto acquistare; selezionare l’offerta consente di sottoporre a controllo la formazione dei prezzi – i Gruppi di Acquisto Solidali ci stanno provando – mitiga i processi inflattivi, sipossono così trarre vantaggi per le nostre stressate finanze.
Insomma, per salvaguardare il potere di acquisto, abbiamo l’imprescindibile necessità di conquistare il POTERE della DOMANDA.
Quante ore, dedicate all’informazione pubblicitaria, avete sottratto al sonno-riposo?
Quanto tempo, dedicato allo shopping, viene sottratto all’andare a zonzo?
Quanto di quel tempo libero che ci resta viene utilizzato poi per consumare i servizi di “cura della Stavolta vi interrogo. Senza se , senza ma
persona”?
Quante emozioni ci vengono astutamente sollecitate per interessarci all’acquisto?
Quanto ragion pratica dobbiamo utilizzare per discernere le occasioni di acquisto?
Quanta attenzione possiamo dedicare ai casi nostri se preoccupati di consumare per PRODURRE la crescita economica?
Quanta fatica dobbiamo mettere in campo per smaltire gli acquisti fatti e poter riacquistare?
Quante crisi di identità dobbiamo sopportare per corrispondere ai volubili dettami delle mode?
Quanta circospezione dobbiamo mettere in campo visto l’assottigliarsi della capacità di risparmio?
Quanta preoccupazione dobbiamo tenere di riserva con l’aumentare del Debito da Consumo?
Bene, anzi male. Forse !
Questo, in soldoni, il tempo che ciascuno di noi, da solo o in gruppo, impiega quotidianamente a neg-oziare consumo.
Come pensare di chiamare questo non-ozio: lavoro?
Consumare, questo il nostro lavoro quotidiano.
Vista l’intensità del nostro ufficio, la responsabilità che grava sulle nostre azioni è lecito acquisire uno statuto professionale adeguato al compito: il Professional Consumer?
A questo punto il gioco è fatto.
E dal momento che non esistono pasti gratis, è lecito reclamare un Reddito da questo esercizio?
mauro artibani sonoNome: Mauro Artibani ex architetto, ex redattore, ex pubblicista, ex perchè nel mettere ordine nei miei 56 anni alla ricerca di una identità mi ritrovo, ahimè, solo consumatore. Faccio allora di necessità virtù: divento Professional Consumer. E, vivaddio così VIVO ATTIVO.