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DiCinema: la nuova Hollywood

04/03/2019 38846 lettori
5 minuti

In un momento in cui il tema dell'immigrazione sembra destare interessi politici che oltrepassano il confine della ragione, quello che sembra innalzarsi come monito a quell'umanità che vuole solo premiare i meriti oltre il confine dettato dal colore della pelle, diventa la vittoria morale di chi si impegna a migliorare il mondo in cui viviamo, in tutti i campi possibili. Rami Malek, naturalizzato statunitense di nascita e di origini egiziane, ha saputo imporsi con determinazione e quel talento naturale che ti scruta come quei suoi occhi limpidi e penetranti. Diplomatosi all'Università di Evansville, il percorso artistico inizia con le prime comparsate televisive, prendendo parte a serie come Una Mamma per amica, The War at Home, Medium e 24. Ma il grande successo arriva con la consacrazione del personaggio Elliot Alderson, in Mr. Robot, aggiudicandosi un Premio Emmy per la migliore interpretazione. Il cinema lo inizia a corteggiare, iniziando con delle miti partecipazioni a felici blockbuster quali Una notte al Museo e l'ultimo capitolo della saga vampiresca di Twilight, Breaking Dawn. Ruoli marginali che però mettono in luce il carisma del giovane Malek, capace di passare dalla felice commedia firmata Tom Hanks in L'Amore all'improvviso – Larry Crowne, alle tinte adolescenziali di un genere adrenalinico firmato da Scott Waugh in Need for Speed. Ma il cinema d'impegno non tarda a riconoscerlo, prendendo parte a forti produzioni firmate dal grande regista Spike Lee per il suo Oldboy e, successivamente, per Il Sangue di Cristo. Ruoli che lo mettono sempre più in luce, amalgamando carattere e determinazione nell'espressività incisiva del proprio carisma di attore. La dimostrazione più forte arriva con il remake di Papillon firmato da Michael Noer, una delle svolte più radicali del cinema del giovane Rami, prima di arrivare al grande successo di un biopic che ha saputo non solo celebrare la grandezza di un gruppo musicale nel proprio leader, ma consolidare la validità di un attore carismatico capace di assorbire e ritrasmettere intatte le emozioni del pubblico. Un'interpretazione che ha saputo ridare un Freddie Mercury molto fedele all'originale, declamando quelle parole e musica che hanno scritto la storia del Rock firmato da un gruppo come i Queen. Tutto questo in Bohemian Rhapsody, diretto da un calibrato Bryan Singer, per un meritato Oscar alla miglior interpretazione maschile ad un Rami Malek che sta percorrendo il proprio cammino di stella in ascesa.

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.